Perché i carri armati europei costano 10 volte più di quelli asiatici
L’integrazione dell’Ucraina nelle filiere europee degli armamenti potrebbe rappresentare un’importante svolta strategica nel panorama della difesa continentale. Secondo fonti ben informate, diversi colloqui tra Kiev e capitali europee hanno già esplorato questa possibilità, nonostante attualmente l’industria ucraina sia completamente assorbita dallo sforzo bellico.
Vantaggi reciproci
L’interesse europeo si concentra principalmente sulla capacità ucraina di produrre droni e artiglieria a costi contenuti, con elevata velocità produttiva e buon livello tecnologico. Per Kiev, l’ingresso nelle filiere della difesa europea rappresenterebbe un’accelerazione del processo d’integrazione nell’Unione Europea, mentre i governi continentali potrebbero beneficiare di risparmi significativi in un momento di crescenti necessità di riarmo.
Il paradosso delle divisioni interne
Paradossalmente, il maggiore ostacolo a questa integrazione proviene dalle rivalità interne tra i paesi europei. Le ambizioni nazionali e le antipatie politiche stanno rallentando i piani di riarmo comune, generando duplicazioni nei progetti e, di conseguenza, spese evitabili con risultati inferiori. Nonostante i proclami unitari, l’Europa della difesa continua a pagare un prezzo elevato alla disunione politica.
Lo svantaggio economico
Questa frammentazione si manifesta in almeno quattro settori strategici: spazio, mezzi terrestri, difesa antimissile e caccia. Il divario economico con i concorrenti globali è già significativo in partenza: secondo gli analisti del centro studi Bruegel, un carro armato tedesco Leopard 2A8 costa 29 milioni di euro, mentre un russo T-90 appena 4,1 milioni e un cinese Type 99A solamente 2,3 milioni.

La corsa allo spazio
Nel settore spaziale, la risposta europea al dominio di Starlink è il progetto Iris 2, che prevede 290 satelliti nei prossimi anni, ma attualmente a zero lanci effettivi. Mentre SpaceX realizza un centinaio di lanci annui a costi contenuti, l’Europa ne effettua appena quattro o cinque a tariffe notevolmente superiori.
Sistemi antimissile: autonomia o dipendenza?
La difesa antimissile richiede investimenti per 30-40 miliardi di euro per garantire protezione alle città europee senza dipendere dagli Stati Uniti. Tuttavia, mentre la Germania punta sull’acquisto di sistemi americani o israelo-americani, il consorzio italo-francese MBDA cerca di sviluppare capacità autonome.
La competizione sui mezzi terrestri
Sul fronte dei carri armati, Leonardo mostra una visione critica verso il Leopard 2A8 proposto dal gruppo tedesco Knds, ritenendolo obsoleto. L’azienda italiana persegue invece, insieme alla tedesca Rheinmetall, lo sviluppo del Panther, piattaforma più digitale e adatta alla guerra con droni, sebbene finora abbia raccolto ordini solo da Italia e Ungheria.
Il duello aerospaziale
Simile competizione si osserva nel settore aeronautico, dove il progetto italo-anglo-giapponese Gcap (dal costo di 40 miliardi per i primi dieci prototipi) è contrapposto a un piano ancora vago di Airbus, evidenziando ulteriormente come le divisioni industriali continuino a ostacolare una vera integrazione europea nel settore della difesa.

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