Innocente, ma accusato e trasferito: il caso della targa scomparsa che ha travolto un comandante dei carabinieri
La targa scomparsa e il comandante travolto dal sospetto
Una targa di metallo come quelle vendute nei negozi di souvenir americani, con la scritta Fasaneles, è al centro di una vicenda tanto singolare quanto inquietante. Il protagonista involontario è un Luogotenente Carica Speciale all’epoca dei fatti comandante della stazione dei Carabinieri di Fasano, in provincia di Brindisi. Una storia dai contorni grotteschi, che ha preso forma tra giugno e ottobre 2024, con il ritrovamento di alcuni oggetti smarriti — tra cui la famosa targa — e un’accusa pesantissima che ha sconvolto la vita del comandante.
Il tono sarcastico di una cronaca dai contorni poco chiari
Il caso è stato raccontato in un video del canale YouTube Quinto Potere, con uno stile ironico, tagliente e fortemente sarcastico, che a tratti rende difficile ricostruire in modo lineare lo sviluppo dei fatti. Ciò che però appare evidente — e giuridicamente assodato — è che il luogotenente è stato assolto con formula piena: “perché il fatto non sussiste”. Nessuna appropriazione indebita, nessun dolo, nessun peculato. Solo una targa sparita e un procedimento che ha colpito, forse, la persona sbagliata.
La giustizia arriva, ma dopo il danno
Nonostante l’assoluzione, Francesco di Roma è stato nel frattempo trasferito alla stazione di Mola di Bari, privato del comando. Secondo quanto emerge dai commenti e dalle testimonianze raccolte online, è un militare stimato, apprezzato per serietà e disponibilità. Eppure, un’accusa infondata è bastata a stravolgere la sua carriera e a gettare un’ombra sulla sua figura.
La verità giudiziaria e il silenzio istituzionale
Nel corso del procedimento, il PM ha richiesto per Di Roma due anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici, una condanna che avrebbe distrutto per sempre la sua vita professionale. Ma il giudice per l’udienza preliminare non ha trovato elementi sufficienti, decretando l’assoluzione. Rimane tuttavia il silenzio delle istituzioni, che ancora non hanno fatto piena chiarezza su chi abbia effettivamente preso la targa e sul perché sia stato colpito proprio un ufficiale di specchiata condotta.
Quando lo Stato dimentica i suoi servitori
Il caso Di Roma è un esempio lampante di come, in certe strutture, non servano prove ma solo sospetti per rovinare una carriera. Un servitore dello Stato può essere spostato, isolato, marchiato sulla base di un’accusa infondata, senza che venga ripristinato in tempi brevi il suo ruolo o la sua dignità. Il sistema ha assolto il comandante, ma chi gli restituirà la reputazione danneggiata, le mansioni perse, la fiducia ferita? Quando la fedeltà è solo a senso unico, non c’è motto che tenga.
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