Guardia costiera

Traghetti nel mirino: corruzione e viaggi gratis scuotono la Capitaneria di Civitavecchia

Una bufera giudiziaria investe i vertici della Guardia Costiera mentre la Procura di Genova porta alla luce un sistema di presunti favori e controlli alleggeriti in cambio di vantaggi personali. L’inchiesta, che ha già portato a un sequestro milionario, getta ombre inquietanti sull’integrità del sistema di sicurezza marittima italiano.

La rete dei “biglietti facili” e gli ufficiali coinvolti

L’indagine coordinata dal procuratore Nicola Piacente ha svelato un presunto schema di corruzione che coinvolge alti ufficiali della Capitaneria di porto. Secondo gli inquirenti, diversi comandanti avrebbero ricevuto biglietti gratuiti o fortemente scontati per i collegamenti con Sicilia e Sardegna, comprensivi di cuccette e posti auto, in cambio di favori e controlli meno rigorosi sulle navi del gruppo armatoriale.

Il meccanismo, definito dagli investigatori come “sistema dei biglietti facili”, avrebbe permesso ad alcuni vertici militari di accumulare decine di passaggi omaggio per sé e familiari. Particolarmente significativa la posizione di un alto ufficiale che, stando agli atti, avrebbe beneficiato di ben 29 biglietti per un valore superiore agli 8.000 euro, emergendo come possibile promotore dell’intero schema.

Motori manomessi e frode nelle forniture pubbliche

Ma l’aspetto più grave dell’inchiesta riguarda le presunte frodi nelle pubbliche forniture ai danni del Ministero delle Infrastrutture. Secondo l’accusa, la Compagnia Italiana di Navigazione avrebbe fatto navigare traghetti con motori obsoleti e inquinanti, in alcuni casi addirittura manomessi, ottenendo vantaggi economici illeciti sui contratti per i collegamenti marittimi con Porto Torres.

Questa condotta ha portato la Procura a disporre un sequestro preventivo di ben 65 milioni di euro, cifra che rappresenta il presunto guadagno illecito ottenuto attraverso queste pratiche fraudolente. L’amministratore delegato di Moby Spa risulta tra gli indagati, mentre il padre, storico armatore del gruppo, appare estraneo all’indagine.

Civitavecchia: snodo del sistema

La Capitaneria di Civitavecchia emerge come punto nevralgico dell’intera vicenda. Diversi ufficiali in servizio presso questo importante porto, che rappresenta uno dei principali hub di controllo marittimo del Tirreno, risultano coinvolti nell’inchiesta.

Le indagini hanno documentato numerosi biglietti distribuiti a vari livelli della catena di comando: dal capo dei nostromi a ufficiali di vario grado, con benefici che variano da poche centinaia a migliaia di euro per ciascuno. Nel complesso, il valore dei biglietti contestati supera i 19.800 euro, distribuiti attraverso 87 operazioni differenti.

Un colpo alla credibilità del sistema di controlli

Questa vicenda solleva interrogativi profondi sull’affidabilità del sistema preposto alla sicurezza della navigazione. Se confermati, i fatti dimostrerebbero come interessi privati possano compromettere l’integrità di controlli essenziali per la sicurezza pubblica e la tutela ambientale.

La magistratura ora dovrà fare piena luce su responsabilità individuali e sistemiche, in un’inchiesta che rischia di scuotere profondamente la fiducia nelle istituzioni marittime e nei meccanismi di vigilanza sulle compagnie di navigazione che quotidianamente trasportano migliaia di passeggeri nelle acque italiane.

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