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MINISTRO TRENTA, IL RINNOVAMENTO INIZIA DALLA PROFESSIONALIZZAZIONE

(di Federica Gregoretti) – In questo momento storico, in cui il Paese affronta le più svariate vicissitudini in tema di organizzazione governativa, di stabilità politica e di crescita della classe operaia, è fondamentale che si ricerchi “il giusto” e che vengano tutelate le idee dei lavoratori e i diritti-doveri che ne conseguono.

Questo principio cardine, che qualcuno spera diventi un dogma sul quale basare, forse, l’avvio della Terza o Quarta Repubblica, è penetrato latentemente nell’immaginario di ogni italiano stanco della falsa moralità e delle promesse disattese.

Qualcuno dice che sia arrivato il momento del rinnovamento, del cambiamento, delle scelte forti, che forse sia arrivato il momento che il popolo faccia davvero il suo dovere.

Vero o falso?  Altro fumo negli occhi architettato ad arte per convincere chi spera che sia arrivato il proprio tempo?

Ogni volta che si cambia bisogna essere pronti, e il popolo questa volta lo è.

La sua volontà si evince da ogni piccolo cambiamento fatto in pochi mesi sia nei Palazzi che tra la gente.

Cominciamo con il mondo militare pervaso dalla voglia di rinnovamento che si percepisce nelle piccole cose, ma che stenta a decollare, come se qualcuno volesse fermarlo arroccato nella sua posizione privilegiata…

Quando il cambiamento arriva bisogna accoglierlo e guardare al futuro per noi e per le giovani leve che intraprenderanno il nostro percorso.

Il rinnovamento non può che partire dalla professionalizzazione di qualsiasi militare di ogni ordine e grado. Da chi oggi viene impiegato senza avere un’adeguata formazione, soltanto perché la prassi è diventata norma, pur non essendolo!

Non può funzionare così!

E, come in un circolo vizioso, torniamo ancora sulla spinosa questione del personale graduato impiegato in ambito sanitario…

Ormai conoscerete tutti la loro storia: da Aiutanti di Sanità “trasformati” in  Operatori Informatici dall’oggi al domani… Il paradosso? Ricoprono ancora l’incarico sanitario a proprio rischio e pericolo contro ogni norma e legge solo perché credono, ancora, in quelli che sono i principi ed i valori di un Esercito.

Perché?

La problematica sollevata ai più alti vertici della Forza Armata forse si è arenata, forse non si vuol pensare di professionalizzare il personale…

E il cambiamento dov’è? Fagocitato forse dalla paura del nuovo?

Si considera così la categoria dei graduati? Questa è la giusta attenzione che merita la vera “classe operaia”?

Le tesi sulla necessità di avere personale militare formato ed adeguato a svolgere professioni sanitarie hanno riempito gli scaffali di sterili teorie, ma all’atto pratico ancora oggi si impiegano risorse umane in un incarico abrogato.

Non sono valsi i comunicati stampa, non è bastato uno studio fatto dalla rappresentanza..

La Sanità Militare si mette a disposizione delle Università per la formazione dei futuri medici ed infermieri e non riesce, grazie agli svariati accordi nazionali, a formare le proprie risorse umane nelle sue strutture.

Forse perché la superficialità dei Vertici sta imponendo questo?

E Lei Sig.ra Ministro, perché non si sta interessando al personale della Sanità Militare, proprio Lei che dice che il personale debba essere professionalizzato e messo al centro delle Forze Armate…

Se la sua linea di principio è questa, è arrivato il momento che prenda in mano questa situazione, che si proietti in ambito interforze l’evoluzione professionale degli operatori della sanità militare, che si proceda alla stesura di un adeguato transitorio che garantisca la funzionalità della Sanità Militare e dei suoi operatori, che si fermi questo scempio che potrebbe diventare pericoloso per il personale e per le proprie famiglie.

 

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