Esercito

MILITARE UCCISO DALL’URANIO, LA MOGLIE RIFIUTA I FIORI DELL’ESERCITO

Antonio Attianese, il caporal maggiore salernitano morto sabato scorso a 38 anni, dopo 13 trascorsi a combattere un tumore, malattia che l’ha colpito dopo due missioni in Afghanistan, aveva raccontato appena tre mesi fa la sua storia alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. La sua scomparsa è stata ricordata anche negli Stati Uniti, dal gruppo “Good guys in bad lands” (bravi ragazzi in terre cattive) che riunisce 300mila militari in tutto il mondo che hanno partecipato a missioni in zone di guerra. Ma a far rumore è stata soprattutto la decisione della moglie del ranger, Maria Forino, che ha rifiutato la corona di fiori inviata dallo Stato Maggiore dell’Esercito. Su quei fiori, che sono rimasti fuori dalla camera ardente, la consorte del militare ha lasciato un foglietto: «Questo vostro pensiero non potrà mai compensare 13 anni di assurdo silenzio da parte dello Stato».

Il calvario

Attianese si era arruolato negli Alpini paracadusti. Era stato a Kabul, per la missione Isaf, da maggio a settembre 2002; poi a da febbraio a maggio 2003 aveva partecipato a Enduring Freedom di stanza a Khost. Subito dopo il rientro dalle missioni, è iniziato il suo calvario. Il primo segnale del male che l’aveva colpito sono state delle tracce di sangue nell’urina. Gli esami clinici avevano restituito una diagnosi impietosa: carcinoma alla vescica. Il militare, nel corso degli anni, ha subito 35 interventi chirurgici e numerosi trattamenti di chemioterapia. Sabato 24 giugno, dopo 13 anni di sofferenze, il decesso.

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