Geopolitica

Turchia: il PKK annuncia il suo disarmo, una decisione storica che pone fine a una guerra durata 40 anni

Il gruppo estremista curdo Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), da oltre 4 decenni in guerra con la Turchia, ha annunciato lunedì (12 maggio) il suo disarmo, secondo quanto riferito da vari media legati al gruppo separatista. Il PKK è designato dalla Turchia “organizzazione terroristica”, come anche dall’Unione europea e dagli Stati Uniti.

“Il 12mo Congresso del PKK ha deciso di sciogliere la struttura organizzativa del PKK e di porre fine al metodo della lotta armata”, ha affermato il gruppo in una dichiarazione, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa filo-curda Firat News Agency.

Per l’UE un passo positivo verso la pace

L’Unione europea ha accolto con grande favore l’annuncio del PKK. Rispondendo alle domande dei giornalisti durante il consueto briefing di mezzogiorno a Bruxelles, il portavoce della Commissione UE per gli Affari esteri, Anouar El Anouni, ha affermato che l’avvio di un processo di pace credibile, volto a una soluzione politica della questione curda, rappresenterebbe un passo positivo per raggiungere una soluzione pacifica e sostenibile.

“Invitiamo tutte le parti a cogliere l’occasione e ad avviare un processo inclusivo basato sul dialogo e sulla riconciliazione”, affermato il portavoce della Commissione UE.

“Trovare una soluzione equa e duratura, nel rispetto dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto, non porterebbe benefici solo a tutti i cittadini turchi, ma contribuirebbe anche alla stabilità dell’intera regione”, ha aggiunto.

Una decisione storica

Il congresso si è tenuto dal 5 al 7 maggio, secondo i media curdi, e segue l’appello dello storico leader del gruppo, Abdullah Ocalan, lanciato lo scorso febbraio dal carcere sull’isola turca di Imralı.

Durante l’incontro sono state prese decisioni di “importanza storica” ​​e i dettagli saranno resi pubblici “molto presto”, aveva anticipato l’organizzazione in una dichiarazione scritta diffusa dai media il 9 maggio.

In un messaggio rivolto al gruppo a fine febbraio, Ocalan aveva affermato che “il crollo del vero socialismo negli anni ’90 per ragioni interne e i progressi nella libertà di espressione” aveva “portato alla perdita di significato del PKK”.

Pertanto, scriveva nel suo messaggio il leader curdo, il PKK aveva “raggiunto la fine del suo ciclo di vita ed è necessario lo scioglimento”, aveva affermato il leader curdo, aggiungendo che “tutti i gruppi dovrebbero abbandonare le armi”.

Secondo quanto riferito dall’emittente CNN Turk il processo di disarmo avverrà probabilmente in tre fasi, sotto la supervisione delle Nazioni Unite.

I dettagli del piano condivise dall’emittente in lingua turca, che cita fonti vicine al PKK, il disarmo avverrà in diversi punti: nella Regione autonoma del Kurdistan iracheno, ad Amediye, nel governatorato di Duhok, nei villaggi di Binar e Koysancak nel governatorato di Erbil, e a Seyid Sadık nel governatorato di Sulaymaniyah. In ognuno di questi saranno presenti osservatori internazionali.

La Turchia parla di una nuova era

Il governo turco ha definito “storica” la decisione dell’organizzazione PKK di sciogliersi e deporre le armi.

Il portavoce del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP), la formazione politica del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Ömer Çelik ha parlato di “un punto di svolta” verso l’obiettivo di una Turchia libera dal terrorismo, ribadendo la volontà politica del presidente Erdoğan e il ruolo dell’alleato del Partito del Movimento Nazionalista (MHP), Devlet Bahçeli nel rafforzare il fronte interno.

Sayın Cumhurbaşkanımızın “terörsüz Türkiye” için ortaya koyduğu yüksek siyasi iradesi ve sürecin koordinatlarını “devlet politikası” olarak çizen kapsayıcı ve net yaklaşımı ile Sayın Devlet Bahçeli’nin tarihi çağrısı, gelişmelere dönük duruşu ve yönlendirmeleri, topyekun “iç…

— Ömer Çelik (@omerrcelik) May 12, 2025

“Questa decisione – ha detto – dovrà essere attuata in tutte le sue dimensioni, sarà monitorata dalle istituzioni e riferita al Presidente”.

A sottolineare la portata dell’annuncio anche il ministro della Giustizia Yılmaz Tunç e il direttore delle comunicazioni Fahrettin Altun, che hanno parlato di una “nuova era” per la sicurezza, la stabilità e l’unità nazionale.

Anche il presidente della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, Nechirvan Barzani, ha definito “storica” la decisione del PKK.

In una nota ufficiale, Barzani ha dichiarato che si tratta di “uno sviluppo che aprirà le porte a una nuova era nella regione”, sottolineando che il passo, compiuto su richiesta di Abdullah Öcalan, “è un segno di maturità politica” e crea le basi per dialogo, coesistenza e pace in Turchia e nell’intera area.

Barzani ha inoltre espresso apprezzamento per il ruolo svolto dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e ha ribadito la disponibilità della Regione del Kurdistan a sostenere con ogni mezzo l’attuazione di questa “storica opportunità”. “È il momento giusto – ha aggiunto – per dare risposte concrete a questo passo e aprire un nuovo percorso di progresso dopo decenni di violenza e sofferenza”.

Il percorso avviato dal PKK

Il congresso del PKK e la sua decisione storica rappresenta solo l’ultimo passo di una serie di iniziative politiche intraprese da quando, alla fine del 2024, sono iniziati i contatti più intensi con Öcalan.

Al deputato del Partito per l’uguaglianza dei popoli e la democrazia (Partito DEM) Ömer Öcalan era stato consentito dalle autorità turche di far visita allo zio sull’isola-prigione di İmralı, al largo di Istanbul, lo scorso ottobre: ​​la prima visita del genere in quasi quattro anni.

La visita era stata preceduta da un invito di Bahçeli a Öcalan affinché si rivolgesse al parlamento, a condizione che il PKK si sciogliesse.

Da allora, si sono tenute visite successive al carcere da parte di esponenti di spicco del partito DEM, Sırrı Süreyya Önder e Pervin Buldan. Il primo marzo è stato annunciato un cessate il fuoco del PKK, in linea con l’appello di Öcalan.

Tra gli sforzi per far avanzare il processo c’è stato un incontro chiave tra la delegazione di İmralı ed Erdoğan il 10 aprile. Tuttavia, lo slancio sembrava essersi arrestato dopo la morte di Önder, avvenuta il 3 maggio a seguito a un infarto.

error: ll Contenuto è protetto