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SIRIA: PUTIN INVIA LA ZASLON, L’UNITÀ CHE UFFICIALMENTE NON ESISTE

(di Franco
Iacch) – La Zaslon (Schermo) potrebbe essere in Siria come
misura precauzionale per ogni evenienza. La presenza degli operatori Zaslon,
presso l’ambasciata russa a Damasco, nella Omar Ben Al-Khattab street, parrebbe
essere più che un’indiscrezione.

La
sicurezza degli agenti dei servizi segreti è garantita dall’immunità
diplomatica (ecco spiegato il loro dispiegamento nelle ambasciate). Il rovescio
della medaglia è, tuttavia, la loro limitata libertà d’azione. I servizi di
controspionaggio dei paesi ospitanti di solito sono a conoscenza dell’identità
dei diplomatici “spia” e sono pertanto “controllati”. Ma per gli
Zaslon, il discorso è totalmente diverso perché a differenza dei pubblicizzati
Alfa e Vympel, la loro esistenza è negata dallo stesso governo russo. E’
la più segreta unità tra le “spetsgruppy” formata dai 300 ai 500 operatori
sotto copertura.
Ufficialmente
non esiste. E’ alle dirette dipendenze del direttorato “S”,
responsabile di tutte le missioni degli agenti sotto copertura massima in giro
per il mondo. La Zaslon è una sorta di polizza assicurativa
qualora le cose dovessero andare male. Composta esclusivamente da Specnaz con
almeno quindici missioni operative all’estero, è stata costituita nel 1999 come
una speciale unità sotto le esclusive dipendenze del Servizio di intelligence
internazionale (Foreign Intelligence Service) che ha ereditato le competenze
del Primo Direttorato Centrale. L’SVR dirige le operazioni di
spionaggio politico, strategico, economico e militare dal suo quartier
generale, nel distretto Yasenovo di Mosca.
Non è
un caso che la creazione della Zaslon coincida con l’ascesa di
Putin. Sotto l’ex tenente colonnello del KGB, servizi segreti e reparti
speciali russi hanno raggiunto un nuovo standard professionale, attraverso il
massiccio impiego di tecnologia avanzate. Addestrati ad operare all’estero
(ogni operatore deve conoscere perfettamente almeno quattro lingue), le loro
missioni vanno dall’assassinio al salvataggio degli ostaggi, dal recupero di
dati sensibili al controspionaggio. Gli operatori Zaslon non
hanno una propria divisa, uno stemma o un badge che li possa distinguere dalle
altre unità. Indossano abiti civili e, quando la missione lo richiede, hanno la
facoltà di utilizzare qualsiasi divisa delle forze armate russe (e non).
Sappiamo che normalmente sono schierati nelle ambasciate ad alto rischio e che
un certo numero di Zaslon opererebbe a Damasco in ruolo di
consulenza ed intelligence in supporto al Mukhabarat (servizio segreto)
siriano. Se qualcosa dovesse andare storto, agliZaslon spetta il
compito di risolvere la crisi, con la minima esposizione del Cremlino,
esfiltrando diplomatici e materiale sensibile. Se richiesto, sono autorizzati
ad utilizzare la forza letale.

La
presenza degli Zaslon
 – scrivono sul sito di intelligence IHS
Jane – è stata confermata durante gli ultimi giorni della dittatura di
Saddam Hussein. La loro missione era quella di recuperare documenti, tecnologia
militare e qualsiasi altra cosa avesse esposto Mosca agli americani. La Zaslon
ha scortato l’ex direttore del Foreign Intelligence Service Mikhail Fradkov
durante la sua visita a Damasco lo scorso anno. Agli Zaslon spetta anche il compito
di eliminare le cellule che hanno direttamente o indirettamente colpito il
corpo diplomatico russo
.
La
Zaslon, nel 2006, sarebbe entrata in azione per eliminare gli autori
dell’omicidio di quattro diplomatici russi in Iraq. Dietro la morte di Alexander
Litvinenko, l’ex agente segreto divenuto poi acerrimo nemico di Putin, ci
sarebbero agenti Zaslon. Se l’arma più segreta di Putin è stata
davvero schierata in Siria, i russi potrebbero avere un duplice obiettivo:
coprire Mosca dall’opinione pubblica e dalla Comunità internazionale e
riportare in patria i progetti della tecnologia sensibile consegnata ai
siriani.
Ci
sarebbe poi un terzo obiettivo, forse quello più vicino alla realtà. Dietro
l’incondizionato sostegno ad Assad, Mosca sarebbe già pronta ad intervenire
qualora il governo dovesse cadere.

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