Esercito

QUEL “PUTTANAIO” DEGLI ELOGI E DEGLI ENCOMI

Chi indossa una divisa sa di cosa stiamo parlando, la semina di encomi ed elogi, che ogni comandante alla fine del suo percorso di comando elargisce ai suoi fedelissimi, instaurando di fatto una serie di condizioni che vanno ad incidere penalizzandoli, tutti quei militari che pur facendo il proprio dovere, si vedono scavalcati in graduatoria da coloro che hanno immolato il proprio compito istituzionale non alla forza armata di appartenenza, bensì al comandante di turno.

Succede in tutte le caserme, in tutti i comandi e non sarebbe difficile se qualcuno indagasse per capire che questo sistema di premiazione, spesso assume la connotazione di marchetta.

Difficilmente nelle forze armate si vedranno premiati chi, come citano i regolamenti “coloro che con spirito di lealtà…….” conservano un’etica professionale tale da contrastare prassi o vizi di una gestione poco attinente a quello che prescrivono regolamenti e ahimé, leggi.

Chi manifesta perplessità nei confronti di ordini o disposizioni dei comandanti, anche se fondate su fatti e reltà concrete, si vedono tacciati di essere polemici, insofferenti, con “scarso senso della disciplina”, come se la disciplina fosse un elastico.

Quindi, se vuoi fare carriera, ricordati che il signorsì anche se abolito dal regolamento militare, è costantemente utilizzato per far sapere a tutti coloro che avrebbero l’ardire di chiedere il rispetto del regolamento, che non saranno mai premiati per il loro spirito di lealtà alla Repubblica, ma lo saranno se dimostrano fedeltà assoluta al proprio capo.

L’elargizione di encomi e elogi, ha di fatto creato una vera e propria casta e alterato il sistema di valutazione per la promozione al grado successivo.

Intere graduatorie inquinate da elogi fatti con motivazioni assurde e ridicole ma che hanno contribuito a fare punteggio molto più di un titolo di studio, molto più di una integerrima carriera, molto più di una missione, esercitazione o semplicemente essere coerenti, fare il proprio lavoro.

Succede regolarmente in tutte le caserme dove praticamente lavorano solo gli stati maggiori e tutti quelli che sono nei piani alti, chi spala fango e fa il proprio lavoro all’ombra dei riflettori non ne è degno e viene sorpassato in graduatoria da chi, guanti bianchi, riscaldamento in inverno e condizionatori d’estate, siedono paciosi su scrivanie a dire…. signorsì, sissignore.

Ma succede anche negli alti comandi, fatevi un giro sulle graduatorie degli avanzamenti e scorrete pian piano i nomi, anche un cieco vede che chi sale in vetta o si è rotto una vertebra perchè saltato su una mina (e li non possono fare altro che ratificare un evento reale) oppure sono segretari, capi di stato maggiore e assimilabili di ogni categoria e grado.

Attribuzioni di punteggi soggettivi e regole che cambiano di volta in volta, ma gli elogi e gli encomi non sono solo un pezzo di carta, ma veri e propri simboli di preferenza, il ragionamento è semplice, se lo ha premiato il suo comandante è uno YESMAN e va premiato, se hai titoli, anzianità o non sei simpatico o compiacente, il tuo punteggio sarà inevitabilmente scarso.

Così succede che personale in servizio da 35 anni e ha fatto sempre il suo lavoro, si vede scavalcare di grado da chi ha 15 o addirittura 20 anni di servizio di meno, poi vai a vedere dov’è la differenza e scopri che ci sono persone che vengono premiate con un elogio all’anno per aver fatto esattamente quello per cui veniva pagato dallo stato ma; la differenza? E’ uno YESMAN.

Dovrebbero scriverlo nel bando di concorso che per fare carriera nelle forze armate, bisogna essere degli YESMAN, le altre potenzialità e capacità vengono valutate con un nulla di fatto.

La controprova l’abbiamo quando ci troviamo di fronte a fatti assurdi e gravi e ti chiedi come sia possibile che militari indagati e rinviati a giudizio non subiscono nessun provvedimento, anzi li trovi anche negli elenchi degli ammessi ai concorsi interni, oppure che compiono atti deprecabili e te li ritrovi a capi di stato maggiore con sempre un bell’elogio annuale a scadenza come la tredicesima.

Un sistema decisamente discutibile che mette in risalto una prassi che tende a consolidare l’omertà, il servilismo e la spersonalizzazione pur di conseguire quel pezzo di carta che ti permette di fare quel salto da gigante che la tua natura non ti avrebbe mai permesso di fare perchè non hai le qualità necessarie o forse anche tu sei vittima di questo sistema lercio.

Così accadono i fatti di Piacenza, oppure i rinviati a giudizio per concorsi truccati o per corruzione, ma se andate a vedere i curricula di tutti questi signori, sono pieni di elogi e encomi……

Sarebbe ora di abrogare questi finti attributi di capacità, meglio se proprio devono dare un premio, sarebbe quello della migliore interpretazione di una commedia all’italiana in stile tragicomica.

Per questo e per altri motivi andrebbe fatta una legge che vigili attentamente su questi meccanismi burocratici che contribuiscono a mantenere viva la tradizione degli YESMAN.

Finchè i comandanti non saranno messi di fronte alle loro responsabilità ovvero con strumenti di tutela dei militari efficienti e non controllati dalla gerarchia, le forze armate saranno sempre soggette a rapporti di impiego condizionati dalla volontà del comandante di turno, che ti punisce o ti premia, ma lo scopo spesso e volentieri non consegue al raggiungimento dello scopo istituzionale ma al mantenimento della prassi che se fai come ti dico io vedrai che non te ne pentirai.

Un soldato deve rispondere alla Costituzione, al Parlamento, alle leggi, ai regolamenti, il comandante deve essere il tramite non il fine.

Giuseppe Pesciaioli Segretario SILME

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