Pensioni

Pensioni, l’Inps rifà i calcoli: ecco a chi sarà tagliato l’assegno

Vediamo cosa prevede la legge di Bilancio: per le pensioni fino a tre volte il minimo l’adeguamento all’inflazione è piena al 100%, mentre per tutti gli altri assegni la rivalutazione è compresa tra un massimo del 97% e un minimo del 40 per cento. Il 97% per le pensioni tra le tre e le quattro volte l’importo minimo (da 1.522 a 2.029 euro al mese);  il 40% per quelle superiori a 4.569 euro.

La Manovra 2019 – che ha introdotto sette scaglioni per il triennio 2019-2021 – nel dettaglio prevede che per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o superiori a tre volte l’assegno minimo Inps e con riferimento all’importo complessivo la rivalutazione è:

1) del 97% per gli assegni tra 1.522 e 2.029 euro al mese;

2) del 77% per gli assegni tra 2.029 e 2.538 euro al mese;

3) del 52% per gli assegni tra 2.537 e 3.046 euro al mese;

4) del 47% per gli assegni tra 3.046 e 4.061 euro al mese;

5) del 45% per gli assegni tra 4.061 e 4.569 euro al mese;

6) del 40% per gli assegni oltre 4.569 euro al mese

Tutte queste percentuali vanno applicate all’inflazione che per il 2019 è stata stimata all’1,1 per cento. Di fatto, quindi, se le pensioni fino a 1.522 euro avranno un incremento dell’1,1% quelle oltre le nove volte il minimo (superiori a 4.569 euro al mese) recupereranno solo lo 0,44 per cento.

Nei prossimi mesi l’Inps chiederà il conguaglio di quanto indebitamente erogato nei primi tre mesi dell’anno (la nuova perequazione andava applicata già dal 1° gennaio, ma l’approvazione della Manovra in extremis ha reso di fatto impossibile far scattare gli adeguamenti).

A quanto ammontano i conguagli
Vediamo, con qualche esempio, a quanto potrebbero ammontare i conguagli, posto che per gli importi fino a 1.522,26 euro non ci sarà alcun “taglio”.

Una pensione di 2.300 euro (lordi) nel 2018 è passata a 2.324, 44 euro da gennaio a marzo: ad aprile scenderà a 2.319, 48 euro per effetto delle novità previste dalla legge di Bilancio 2019. L’importo da “restituire” sarà di circa 5 euro al mese, 15 euro per il trimestre gennaio-marzo 2019.

Una pensione di 2.800 euro (lordi) nel 2018 è passata a 2.828,96 euro da gennaio a marzo: ad aprile si abbasserà a 2.816, 02 euro. L’importo da “restituire” sarà di 12,94 euro al mese, 39 euro per il trimestre gennaio-marzo 2019.

Una pensione di 4.700 euro (lordi) nel 2018 è passata a 4.744,64 euro da gennaio a marzo: ad aprile scenderà a 4.720,68 euro per effetto delle novità. In questo caso l’importo complessivo da conguagliare sarà di circa 72 euro.

L’Inps in una nota precisa che «per importo complessivo lordo si intende la somma di tutte le pensioni di cui un soggetto è titolare, erogate sia dall’Inps che dagli altri enti presenti nel Casellario centrale, assoggettabili al regime della perequazione cumulata».

IMPORTO PROVVISORIO E DEFINITIVO 
Differenza tra l’importo della pensione che sarà pagato dall’Inps a gennaio sulla base della legge 388/2000 e l’importo effettivo determinato secondo la legge di bilancio 2019. In entrambi i casi l’adeguamento pieno all’inflazione (+1,1%) si applica solo agli assegni di importo fino a 1.522,26 euro. Valori mensili lordi in euro

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