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PARALISI NELL’ARMA, IL COMANDANTE È GIÀ IN PENSIONE PERÒ NON MOLLA

(di Marco Palombi) – Un’interrogazione
parlamentare, un emendamento alla legge di stabilità, voci di corridoio a
sfare. E’ così che la guerra fredda tra palazzo Chigi e il
comandante dell’Arma dei carabinieri Leonardo Gallitelli è sbarcata in
Parlamento.

L’interrogazione è del gruppo 5 Stelle, l’emendamento invece del deputato
renzianissimo – e pure vicepresidente della camera – Roberto Giachetti.

Nel decreto sulla pubblica amministrazione di giugno si prevedeva il divieto
di “trattenimento” in servizio per tutti i dipendenti statali: in sostanza se sei pensionato
non puoi lavorare per la pubblica amministrazione.

Un terremoto tanto per l’Arma quanto per i servizi segreti civili,
l’Aise: i due vertici Gallitelli appunto e Arturo Esposito – sono, infatti,
entrambi pensionati e, da decreto, dovrebbero essere scaduti il 31 ottobre
scorso.

DOVREBBERO, perché non lo sono, nonostante il termine sia spirato da due
settimane, Gallitelli ed Esposito sono ancora in carica.

La difesa dell’amministrazione dell’Arma è che a loro non possono
applicarsi le regole dei civili: ci vogliono leggi ad hoc. Interpretazione che,
evidentemente, il governo condivide, visto che sta zitto.

Risultato: il capo dei carabinieri – già prorogato una prima volta da
Mario Monti (peraltro mentre era in carica per i soli affari correnti – ha
bloccato il risiko immaginato a palazzo Chigi)

Gallitelli, classe 1948, curriculum di livello, assai stimato da destra e
sinistra e su fino al Quirinale (che tentò invano di salvarlo dalla tagliola-
pensione) avrebbe strappato a forza a Matteo Renzi una proroga fino a giugno
anche grazie ai buoni uffici del collega generale Emanuele
Saltalamacchia, tornato
recentemente proprio nella Firenze del premier a dirigere la Legione
Carabinieri Toscana.

L’obiettivo di Gallitelli è risaputo: aspettare il prossimo inquilino
del Quirinale e cercare di diventare il consigliere militare (posto oggi occupato da Rolando
Mosca Moschini), passaggio difficile se uno nel frattempo fa di mestiere il
pensionato.

Per di più, in questi giorni, ci sarà un giro di poltrone di peso
nell’Arma (13 tra generali di corpo d’armata, divisione e brigata) che il comandante tiene assai a
gestire in proprio.

Quale sia lo schema, come si diceva Gallitelli ha bloccato tutto il
valzer delle poltrone e la cosa non è piaciuta dentro un pezzo del mondo che
sostiene Renzi e gli altri toscani di governo.  

La prova sta in un paio di emendamenti che Roboerto  Giachetti,
scopertosi appassionato del mondo in divisa, ha presentato alla legge di
stabilità: si tratta di modifiche al Codice dell’ordinamento militare  che
avrebbero come effetto l’immediata decadenza di Gallitelli.

Peccato per Giachetti che le norme ordinamentali non possano essere
inserite nella ex finanziaria: gli emendamenti sono stati cassati due volte (nel
senso che è stato respinto il ricorso del vice presidente della Camera) sotto
lo sguardo soddisfatto del personale che, per contro dell’Arma, segue i lavori
parlamentari.

La cosa, anche se non arrivasse direttamente da palazzo Chigi, rende più
effervescente, per così dire, il dominio delle poltrone di vertice delle forze
dell’ordine e servizi . Non solo: ora entrano in gioco pure i
grillini: i deputati M5S Basilio e Artini
hanno presentato una interrogazione al ministro della Difesa, Roberta Pinotti,
per chiedere perché Gallitelli, che è in pensione dal 9 giugno 2013, sia ancora
a capo dei carabinieri.

L’aspetto curioso è che proprio il capo del gabinetto del ministro
Pinotti, il generale Tullio Del Sette, è uno dei principali indiziati alla nomina “renziana” a capo dell’Arma
quando Gallitelli lascerà la scena. 

A quel punto (giugno ?) sarà probabilmente arrivata anche l’ora per
Franco Gabrielli, oggi a capo della Protezione civile, di prendere il posto di
Alessandro Pansa a capo della Polizia, mentre quest’ultimo potrebbe sostituire
il pensionando Esposito alla guida dell’Aisi. Tutti fermi in attesa del
comandante dei carabinieri, uomo con una certa “praticaccia” del potere
italiano. Ironizza Lorenzo Battista, senatore del gruppo autonomo e segretario
della commissione Difesa: “se fossi una persona che si dedica alle dietrologie
direi che l’establishment  tende all’autoconservazione e funziona di più e
meglio dei rottamatori”. Fortuna che Battista non è dietrologo.

Tratto dal Fatto Quotidiano

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