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LIBERA PROFESSIONE MEDICI E INFERMIERI MILITARI: ERA UNA RICHIESTA M5S. ORA LA RIPRESENTA FORZA ITALIA. PASSERA’?

Nelle Forze Armate sussiste un’inspiegabile disparità di trattamento tra i medici militari, ai quali è consentito di svolgere la libera professione e gli infermieri ai quali invece non è consentito.

Invero il Movimento Cinque Stelle, in particolare i senatori Marton, Santangelo e Cotti (seduta 9 maggio 2017) nella scorsa legislatura chiese una modifica specificando che sull’attività libero professionale del personale medico e delle professioni sanitarie della sanità militare “sarebbe utile integrare l’articolo 210 del decreto legislativo n. 66, del 2010, prevedendo che in deroga all’articolo 894, comma 1, ai medici e alle professioni sanitarie militari non siano applicabili le norme relative alle incompatibilità inerenti l’esercizio delle attività libero professionali, nonché le limitazioni previste dai contratti e dalle convenzioni con il servizio sanitario nazionale, fermo restando per i medici militari il divieto di visitare privatamente i militari e di rilasciare loro certificati di infermità, d’idoneità alla guida, d’idoneità al porto d’armi e di imperfezioni fisiche che possano dar luogo alla riforma dal servizio militare”.

Ebbene, oggi, con la nuova legislatura e M5S alla guida della Difesa, la possibilità di porre fine a tale sperequazione si ripresenta in un emendamento a firma dei senatori: SiclariDamianiFantettiFerroPichetto FratinSacconeConzatti (Forza Italia):

«283-bis. All’articolo 210 del decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66, sostituire il comma 1 con il seguente:

In deroga all’articolo 894, comma 1, ai medici e paramedici non sono applicabili le norme relative alle incompatibilità inerenti l’esercizio delle attività libero professionali, nonché le limitazioni previste dai contratti e dalle convenzioni con il servizio sanitario nazionale, fermo restando per i medici militari il divieto di visitare privatamente i militari e di rilasciare loro certificati di infermità, di idoneità alla guida, di idoneità al porto d’armi e di imperfezioni fisiche che possano dar luogo alla riforma»

Se ne attende l’esito confidando che la problematica non diventi una questione di “partito” ma un nodo da affrontare e sciogliere a prescindere da chi sieda al Governo e dal colore politico.

 

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