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LA MARINA MILITARE È PRONTA AD AFFONDARE I BARCONI DELLA MORTE

(di Elsa Corsini) – Verso l’affondamento dei barconi della
morte prima della partenza dai porti della Libia. La proposta,
avanzata mesi fa da Fratelli d’Italia sotto le ire dei
progressisti, dopo l’ultima tragedia del Mediterraneo è
diventata una reale possibilità di intervento caldeggiata dal governo Renzi.

Ora – stando alle anticipazioni di Repubblica – l’Italia sarebbe
pronta a mandare gli incursori nei porti della Libia per distruggere i barconi
dei trafficanti di uomini. Dopo il via libera di Bruxelles al
pacchetto sull’immigrazione (con la posizione ferma della Gran Bretagna di
Cameron che non intende sobbarcarsi l’ingresso degli immigrati) Roma intende
accelerare sull’operazione in Libia. Il quotidiano riporta l’ottimismo della Farnesina sulla
possibilità di avere una risoluzione del Consiglio di sicurezza entro la
prossima settimana, al massimo una decina di giorni.
La
Marina in allerta
Il comando della missione in Libia
con ogni probabilità sarà in Italia (a Roma presso il Coi di
Centocelle) sotto la guida dell’ammiraglio di Divisione Enrico
Credendin
o. Dalla Difesa spiegano che le Forze Armate hanno preparato
diversi tipi di intervento per la Libia, ma non hanno ancora avviato un
addestramento specifico. Perno dell’operazione (molto delicata per evitare
vittime)  sarà la Marina Militare per le sue navi anfibie
della classe San Giusto (San Giusto, San Giorgio, San Marco) e
per la portaerei Cavour che garantirebbe un appoggio
dall’alto. La Marina, come è noto, ha a disposizione uno dei migliori reparti
al mondo per questo tipo di azioni: il Comsubin, sigla che sta per Comando
subacquei incursori
. Si tratta di teste di cuoio addestrate a penetrare in
basi protette o a irrompere nei rifugi dei terroristi Potrebbero essere
adoperati anche altri corpi speciali dell’Esercito come gli incursori
paracadutisti del Col Moschin
. La Marina Miliae sarà affiancata dall’Aeronautica
per le ricognizioni in Libia  per la protezione dall’alto degli incursori.
L’idea alla quale lavorano il governo italiano e britannico è quella di
scaricare gli incursori in alto mare e che questi (sicuramente italiani,
inglesi e francesi) entrino nei porti, mettano i
piedi a terra giusto per il tempo necessario a
danneggiare o affondare i barconi per poi tornare sulle navi madre.
Il
precedente del ’41
Il pensiero (con le dovute differenze del caso)
 corre all’impresa storica del dicembre 1941 che ha reso
celebre l’unità della Marina (la Decima Flottiglia Mas): l’affondamento di due
corazzate nemiche inglesi nel porto d’Alessandria. Un raid entrato nella
storia: sei uomini a cavallo di tre siluri modificati, ribattezzati “maiali”,
sono riusciti a colare a picco due navi da battaglia con una stazza di 60 mila
tonnellate. In pratica, l’intera potenza di fuoco della Royal Navy nel
Mediterraneo.
I droni
made in Usa
Al posto degli uomini l’attacco ai barconi potrebbe
essere compiuto da robot volanti, i famosi droni di
fabbricazione statunitense: in piena notte, i robot volanti ad alta quota
potrebbero lanciare piccoli missili Hellfire contro le imbarcazioni vuote. Non
ci sarebbe nessun rischio di perdite umane ma si potrebbe trasmettere un
segnale forte ai trafficanti di uomini e al business degli scafisti  Ma
per anni gli Stati Uniti si sono opposti alla cessione di questa tecnologia
agli alleati, salvo dare un via libera tre mesi fa, quando industrie di altri
paesi cominciavano a offrire strumenti simili.

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