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Italia protagonista nelle missioni internazionali 2025: il piano operativo presentato dal Gen. Portolano

Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, ha delineato la proiezione operativa delle Forze Armate italiane per il 2025 in un’audizione presso le Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. La seduta si è svolta presso l’Aula Convegni del Senato nell’ambito dell’esame della deliberazione del Consiglio dei ministri sulla partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali per l’anno 2025 e della Relazione analitica sulle missioni in corso.

Scenario geopolitico complesso

Portolano ha descritto un quadro securitario “particolarmente drammatico e denso di criticità” citando le parole del Ministro Crosetto, sottolineando come l’attuale contesto sia “contraddistinto da rapporti tra stati a geometria variabile e da forme di contesa spesso sotto la soglia del conflitto, nei quali il Mediterraneo allargato, dove insistono gli interessi vitali e strategici nazionali, è parte di una più ampia fascia di instabilità”.

Il Generale ha evidenziato come su questo sfondo si innestino “la guerra che ormai imperversa da oltre 3 anni in Ucraina e le perduranti crisi in Medio Oriente, tanto nella striscia di Gaza, in Libano, quanto in Siria e nel Mar Rosso con l’attivismo delle Milizie filo iraniane degli Uti”, crisi che “hanno profondamente cambiato gli equilibri internazionali creando una frattura netta tra i paesi che sostengono il modello democratico e quelli che, come Russia, Iran, Corea del Nord, promuovono sistemi autoritari”.

A complicare lo scenario, ha aggiunto Portolano, contribuiscono “la rivalità per l’accesso alle risorse dall’artico all’Africa, le ingerenze per procura sulle tratte commerciali, gli effetti del cambiamento climatico, così come le destabilizzanti operazioni di guerra cognitiva da parte dei nostri antagonisti” che “continuano ad intaccare lo scacchiere internazionale minacciando le società occidentali e il nostro stesso stile di vita”.

Mediterraneo come area di contesa

“Il Mediterraneo allargato si conferma un’area di forte contesa nella quale l’Italia è completamente immersa data la sua posizione geografica e in cui la Russia e la Cina stanno operando per incrementare la loro influenza con assertività”, ha dichiarato Portolano, citando “l’aumento della presenza della flotta di Mosca nel bacino del Mediterraneo in quantità e qualità particolarmente significative e la postura di Pechino in termini di penetrazione strategica”.

Lo stesso fenomeno si registra “nei Balcani occidentali dove le due potenze, Russia e Cina, stanno rafforzando il loro peso alimentando le dispute etniche irrisolte tra Serbia e Kosovo e minacciando la fragilità istituzionale della Bosnia-Erzegovina”.

La situazione in Africa

Particolare attenzione è stata dedicata al continente africano, dove “un’ampia gamma di fattori critici interdipendenti influenzano il quadro securitario del continente, dalla crescita demografica alle incertezze economiche, dall’incidenza di povertà e disuguaglianza al citato cambiamento climatico”.

Portolano ha evidenziato come “in Africa è in corso un processo di riconfigurazione degli allineamenti e degli equilibri di potere con una crescente diversificazione delle partnership dei paesi”, sottolineando l’importanza della stabilità della Libia che “rimane prioritaria attesa la rilevanza sotto i profili migratori, energetico e securitario”.

Nella regione del Sahel, il Generale ha sottolineato come l’instabilità politica ed economica “ha peraltro favorito l’espansione di gruppi terroristici jihadisti”, citando “Boko Haram, Daesh, Ansarin e al-Shabab”. In questo contesto, “Mosca e Pechino stanno adottando con rinnovato impeto articolate strategie di sovversione, disinformazione e persuasione” con “l’obiettivo ormai accertato di aumentare la loro sfera di condizionamento e poter progressivamente strappare all’influenza occidentale un maggior numero di stati del continente africano”.

La presenza italiana in Niger

Portolano ha sottolineato l’importanza della presenza italiana in Niger: “Stiamo mantenendo con un certo sforzo le nostre attività quale unico paese occidentale rimasto anche dopo il colpo di stato del 2023, per evitare che il citato effetto di contagio possa favorirne la destabilizzazione, trasformando la cintura saheliana in uno strumento ibrido puntato verso l’Italia e l’Unione Europea”.

Il Generale ha riferito che durante la sua recente visita a Niamey, “il mio omologo ha sottolineato l’ottimo rapporto di collaborazione esistente tra le nostre due nazioni, enfatizzando come Niger ed Italia – cito – ‘siano così tanto vicine da poter essere considerate confinanti'”.

L’architettura delle missioni 2025

Parlando dell’impianto della delibera 2025, Portolano ha spiegato che “è stato concepito con l’obiettivo di assicurare una maggiore flessibilità e tempestività nella proiezione internazionale dello strumento militare anche in ragione della mutevolezza e imprevedibilità della congiuntura internazionale”.

La delibera prevede “l’ottimizzazione nell’impiego degli assetti ai fini di una più marcata interconnessione tra le missioni ed operazioni svolte nella medesima area geografica” e, come elemento di novità, “l’individuazione e la preparazione di forze ad alta e altissima prontezza da impiegare al verificarsi di crisi o in situazione di emergenza”.

Quadranti strategici e missioni principali

Portolano ha illustrato i dispositivi operativi nei vari quadranti strategici:

Nel Mediterraneo, l’Italia mantiene “il dispositivo multidominio di presenza, sorveglianza e sicurezza negli spazi marittimi europei ed atlantici”, che include l’operazione nazionale “Mediterraneo sicuro” e la partecipazione all’operazione UE IRINI, di cui “continueremo a mantenere il comando operativo”.

Nell’area mediorientale, l’Italia partecipa all’operazione “Levante”, avviata “per supportare la popolazione civile palestinese a seguito dello scoppio del conflitto Israele-Hamas del 7 ottobre 2023”.

In Libano, l’Italia partecipa alla missione UNIFIL delle Nazioni Unite, nella quale “esprimiamo il comando del settore ovest” e ha “avanzato un’autorevole candidatura per assumere nel corso del 2025 il ruolo di Force Commander and Head of Mission al termine del mandato spagnolo” a giugno 2025.

Nel Nord Africa, l’Italia mantiene “la missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (MIASIT Libia)” e “la missione bilaterale in Tunisia (MIBIT)”.

Sul fianco est dell’Alleanza, è confermata la partecipazione alle iniziative NATO “per rafforzare la postura di deterrenza e difesa”, dando “priorità all’innalzamento a livello Brigata delle forward land forces in Bulgaria, di cui l’Italia è framework Nation”.

Nel Sahel, l’Italia concentra gli sforzi “in Niger nell’ambito della missione bilaterale MISIN”, valorizzando “la presenza nazionale in quanto unico paese occidentale capace di interagire con la nuova leadership politica del paese”.

Nel Mar Rosso, l’Italia partecipa alle operazioni dell’Unione Europea EUNAVFOR ATALANTA contro la pirateria marittima e EUNAVFOR ASPIDES, nata “per fronteggiare la minaccia degli Huti al traffico mercantile da e per il Mar Rosso”.

I numeri dell’impegno italiano

Portolano ha fornito i dati complessivi dell’impegno italiano: “Sono attualmente in corso 39 missioni ed operazioni internazionali. La stessa delibera prevede una consistenza media di 7.750 unità, un contingente massimo autorizzato pari a 12.100 unità e un onere finanziario complessivo che ammonta a 1,48 miliardi, con una ripartizione su due annualità: in esigibilità 2025 di circa 980 milioni e nel 2026 di circa 500 milioni”.

La nuova scheda sulle forze ad alta prontezza

Un “approfondimento a parte” è stato dedicato da Portolano alla “nuova scheda sulle forze ad alta ed altissima prontezza operativa, inserita a seguito della specifica esigenza dell’Alleanza di garantire una maggiore prontezza di risposta in caso di crisi”. La scheda “individua una forza massima pari a 2.867 unità, 339 mezzi terrestri, 4 mezzi navali, 15 mezzi aerei, necessari a gestire possibili situazioni emergenziali ma anche a rispondere alle esigenze dei dispositivi di reazione rapida della NATO”.

Conclusioni

Portolano ha concluso affermando che “gli impegni delle missioni internazionali 2025 delineano un quadro funzionale al conseguimento dei prioritari interessi nazionali e coerente con il rango del nostro paese, potenza media regionale nel Mediterraneo, risultando adeguato a supportare il ruolo dell’Italia quale membro fondatore della NATO e dell’Unione Europea, oltre che importante contributore per la pace e la sicurezza internazionale”.

Il Generale ha sottolineato che “abbiamo bisogno di uno strumento militare che rappresenti un baluardo credibile di difesa e sicurezza, agile e adattivo”, ribadendo l’intendimento di “perseguire tale obiettivo in maniera corale anche attraverso questa delibera missioni”.

Il dibattito seguito all’intervento

Nel dibattito seguito all’audizione, Fassino ha chiesto se il numero di personale impiegato fosse sufficiente rispetto alle finalità illustrate. Portolano ha risposto che “l’incremento delle forze armate è necessario alla luce degli scenari” ma “per quanto riguarda la delibera missioni è stata fatta un’attenta pianificazione per poter assicurare il contributo puntuale a tutti gli impegni che abbiamo preso”.

Il senatore Barcaiuolo ha chiesto informazioni sulla missione ASPIDES e sulle influenze russo-cinesi in Africa. Sulla missione ASPIDES, Portolano ha spiegato che “è un’operazione che abbiamo fortemente voluto” per “garantire la cosiddetta sicurezza delle ‘Sea Communications’ in quella zona”, aggiungendo che “continuerà naturalmente” finché ci sarà “la minaccia Huti e quindi la minaccia a quello che è il traffico commerciale nell’area”. Riguardo all’influenza russo-cinese in Africa, il Generale ha confermato che “prendendo i due colori vediamo sparsi questi due colori un po’ dappertutto”, specificando però che “sono colori che generano effetti diversi perché la Cina momentaneamente ha molto interesse a creare, ad avere un impatto economico finanziario che poi alla fine è un’influenza strategica da soft power nell’area”, mentre “la Russia invece ha un impatto ben diverso, un impatto più solido, più forte dal punto di vista militare”. Portolano ha ipotizzato che “la Russia generi in Africa quelle possibili future posizioni che potrebbero costituire basi di force projection per future attività della Russia non solo in Africa ma anche in quello che è il fianco Sud dell’Alleanza”.

Il senatore Alfieri ha sollevato questioni relative all’attuazione della legge 145/2016 e alla necessità di maggiori informazioni sulle missioni in Niger, Burkina Faso e Tunisia. Portolano ha spiegato che “Burkina Faso e Niger sono collegati anche da queste nuove strutture” nate dall’accordo trilaterale con il Mali “per la creazione di queste forze che in un certo senso vanno un po’ a sostituire quello che una volta era il G5 Sahel”. Ha sottolineato che “la nostra attenzione è sul Niger perché siamo l’unico paese occidentale che è comunque tenuto in altissima considerazione e il Niger potrebbe diventare non solo dal punto di vista militare ma anche sotto altri aspetti l’hub relativo a questi tre paesi”. Ha aggiunto che “nel Niger noi abbiamo intenzione di continuare a misurare gli effetti per eventualmente poter spostare la nostra presenza non solo in Niamey ma anche nella zona di Agadez, che è una zona particolarmente critica e la cui monitorizzazione gioverebbe anche a quello che è il flusso illegale di esseri umani da e per la Libia”.

La senatrice Pucciarelli ha espresso preoccupazione per la presenza russo-cinese nella Rotta Artica. Portolano ha risposto che “c’è tanta attenzione all’artico” e che “in ambito forza armata si stanno creando anche quegli strumenti per un’eventuale capacità nostra di poter intervenire anche nell’artico”.

Il senatore Marton ha chiesto informazioni sull’operazione “Strade Sicure”. Portolano ha spiegato che “strade sicure è un’operazione che è stata voluta in un momento di crisi, un’emergenza, e adesso è da chiedersi se l’emergenza continua”. Ha precisato che attualmente sono impegnate “6.000 unità più 800 per stazioni sicure” e che “la mia visione è quella di dare a strade sicure una maggiore efficacia cambiando le dinamiche di impiego e quindi riducendo i numeri ma assicurando una maggiore capacità ed efficacia nello sviluppo delle attività”. Ha suggerito che “con il pattugliamento dinamico invece di un’ambasciata e di una stazione noi potremmo coinvolgere tre, quattro ambasciate dell’area dell’attività di pattugliamento di una stessa unità e 5-6 punti sensibili”.

Il senatore Spagnolli ha domandato se fossero cambiati i rapporti con l’esercito statunitense e turco. Riguardo ai rapporti con la Turchia, Portolano ha dichiarato che “i rapporti sono nell’ambito di quella che è la partecipazione all’alleanza, abbiamo dei rapporti dal punto di vista militare io direi efficaci, efficienti con la Turchia”. Ha aggiunto che “sto cercando di realizzare un rapporto più intenso anche per le relazioni che poi ci potrebbero vedere assumere una postura leggermente diversa e molto più forte e decisa in Libia ed in Somalia, dove la Turchia gioca un ruolo particolarmente forte”.

A conclusione del dibattito, il presidente Fassino ha sollevato la questione di come lo “straordinario sforzo” italiano nelle missioni internazionali si traduca in un adeguato peso politico del paese. Portolano ha risposto che a livello “strategico militare credo che l’Italia abbia svolto un ruolo fondamentale in Libano durante la crisi”, citando gli interventi “da parte del ministro Crosetto nei confronti delle Nazioni Unite in maniera dura, decisa su quella che è la postura di UNIFIL sulla base del mandato assegnato”. Ha inoltre sottolineato che “le regole di ingaggio della missione, se vogliamo avere una missione efficace, devono essere cambiate”.

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