Carabinieri

Indagato il carabiniere, “Sono dispiaciuto”. I social #iostocolcarabiniere

Il carabiniere era in licenza a Napoli: era nei pressi del Lungomare con la fidanzata e ha avuto paura per lei, quando ha visto quelle due sagome scure che gli si sono avvicinate all’auto. Il carabiniere si è qualificato, recita un comunicato stampa: ha urlato di essere un esponente dell’Arma, prima di provare a difendere l’orologio e di dare inizio a un’azione culminata nella morte di un ragazzino di 15 anni, Ugo Russo.

Leggi anche Ministro della Difesa sui suicidi nelle Forze Armate: “A breve tavolo tecnico”

Il carabiniere indagato ha risposto alle domande del pm Simone de Roxas nel corso della primissima fase investigativa, assistito dal proprio legale di fiducia. Ha ricostruito i fatti, e la sua versione dovrà ora essere verificata alla luce di autopsia e di possibili immagini dell’agguato. Agguato avvenuto mezz’ora dopo la mezzanotte in via Orsini, vicino a via Santa Lucia e al Lungomare. Il carabiniere era con la fidanzata nella sua Mercedes: i due giovani rapinatori, con in mano un’arma giocattolo senza tappo rosso, puntavano al suo orologio. Poi, forse un rumore metallico dalla pistola tenuta in mano dal 15enne ha scatenato la reazione del militare, che ha fatto fuoco tre volte.

Il carabiniere: «Sono dispiaciuto per la morte del ragazzo». «Sono dispiaciuto per la morte del ragazzo ma sereno e fiducioso nella giustizia». Così, attraverso l’avvocato Enrico Capone, il carabiniere che la notte tra sabato e domenica scorsi ha ucciso Ugo Russo, il 15enne che aveva tentato di rubargli l’orologio puntandogli alla tempia la replica di una pistola. Indagato per una ipotesi di reato ancora da qualificare, «si è comportato – sottolinea il suo legale – in maniera impeccabile dal punto di vista professionale. Attendiamo ora gli sviluppi».

Leggi anche Riforma dei cappellani militari: addio all’uniforme. Resta il costo di dieci milioni di euro

I familiari del 15enne ucciso: «Chiediamo giustizia per Ugo». Mattinata in obitorio per i familiari di Ugo Russo, il 15enne ucciso ieri a Napoli da un carabiniere in seguito a una tentata rapina. Ventiquattro ore dopo, non cambia la versione della famiglia: Ugo è stato vittima di una vera e propria esecuzione. «Il carabiniere – ricostruisce il padre Vincenzo poco prima di salire in macchina per andare all’obitorio dove si trova la salma del figlio – gli ha sparato una prima volta al corpo, facendogli fare un balzo di 3/4 metri. Una volta finito a terra si è rialzato per scappare, ma a quel punto il militare gli ha puntato la pistola contro sparando una seconda volta e colpendolo alla nuca mentre Ugo era di spalle. Poi ha inseguito l’altro ragazzo che era con mio figlio sparando ancora ma mancando l’obiettivo. È stata un’esecuzione a tutti gli effetti». «Nessuno vuole dire che mio nipote fosse un santo – aggiunge lo zio – ma non si può morire così. Se ha sbagliato andava punito, ma con l’arresto, non con la morte. È tutto sproporzionato. Ora ci aspettiamo che la legge faccia giustizia e punisca il carabiniere con la pena che merita». La verità è quella che chiede anche l’avvocato della famiglia, Antonio Mormile: «Abbiamo fiducia negli inquirenti e sappiamo che dalle indagini emergerà la verità. D’ora in poi lasceremo parlare l’inchiesta». Sono ore di attesa, intanto, per l’autopsia. L’incarico non è stato ancora affidato, ma sarebbe questione di ore. Proprio dall’esame autoptico potrebbero arrivare elementi utili a fare chiarezza in una vicenda con diverse zone d’ombra.

Leggi anche Troppe batoste dalla Corte dei Conti, la Difesa “cede” e sul ricalcolo pensioni dei militari chiede di evitare ulteriori ricorsi

Su Twitter l’hastag #iostocolcarabiniere. L’hashtag è già stato utilizzato in precedenti circostanze che hanno visto protagonisti carabinieri, soprattutto vittime di aggressioni. Da ore sono decine i messaggi twitter – riferiti alla vicenda di Napoli con il tentativo di rapina sfociato nella morte del giovane di 16 anni – sull’hashtag #iostocolcarabiniere. «Quando come mestiere scegli la professione del rapinatore, ti becchi tutte le conseguenze che comportano» scrive uno mentre altri se la prendono coi genitori del sedicenne. «I miei figli a 15 anni alle 23 erano a casa. Se il loro figlio è morto è colpa loro» e «dove erano i genitori?» si chiede un altro. C’è chi denuncia il danno d’immagine che ne deriva alla città: « Napoli non è questa, Napoli è una città meravigliosa infangata da persone che non hanno rispetto per la propria città e per gli altri». Qualcuno propone di dare una «medaglia d’oro» al carabiniere che ha reagito sparando al sedicenne o esprime la solidarietà agli operatori del pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini devastato dai parenti del giovane.

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto