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INAUGURATA LA TASK FORCE PER IL RECUPERO DEGLI OSTAGGI IN TERRITORIO OSTILE: 18 MILITARI PRONTI AD INTERVENIRE

I cooperanti che lavorano in Pakistan, Yemen e
Somalia. I medici di Kabul o Tripoli, ma anche i giornalisti inviati al
fronte di guerra o militari e turisti da evacuare in fretta. Sono tutti
obiettivi sensibili, vittime di sequestri e rapimenti che alimentano le casse
dei professionisti del terrore globale.

Con il Mediterraneo in subbuglio e il Medio Oriente
che non conosce pace, lo stato maggiore di sette Aeronautiche militari (Belgio,
Francia, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito e Spagna) hanno unito gli sforzi
per salvare i cittadini europei in pericolo creando una task force su misura.

Così è nato l’European personnel recovery centre (Eprc), centro europeo per il
recupero del personale, un’organizzazione indipendente con il quartiere
generale a Poggio Renatico (Ferrara), dove si addestrano e sono pronti ad
intervenire 18 militari scelti tra i sette paesi.

Un unico polo di competenza dove si studiano tutte le problematiche connesse al
settore del cosiddetto “personnel recovery”: dall’intelligence
all’impiego militare, dalla formazione all’analisi dei rischi e del territorio.

L’esempio da seguire è “l’agenzia per il recupero di personale
isolato” americana, nata a partire dalle esperienze della Us Air Force e
diventata negli anni il riferimento per le organizzazioni coivolte nel recupero
di militari, contractor e civili. Riuscendo ad aggregare tutti gli attori di
questo delicato processo.

La cugina europea, sotto il comando dell’unità di crisi del ministero degli
Esteri italiano, ha messo a punto un sistema che integri tutti i fattori di
influenza nazionali, diplomatici, militari per intervenire nelle regioni più
calde del pianeta dove il business dei sequestri è un’industria fiorente.

Pratica che genera un giro d’affari di milioni di euro, un fattore capace
di generare un potente effetto sull’opinione pubblica e orientare le
decisioni di politica estera di un Paese.

Come hanno dimostrato il caso dei ventuno cittadini egiziani cristiani (rapiti
e giustiziati a febbraio 2015) e la macabra esecuzione del pilota
dell’aviazione giordana (febbraio 2015) che hanno segnato l’inizio della
campagna militare dell’Egitto e della Giordania contro i jihadisti dell’Isis.

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