Carabinieri

Il Generale Marco Minicucci nominato nuovo Vice Comandante dei Carabinieri

Il Consiglio dei Ministri ha ufficialmente nominato il Generale Marco Minicucci nuovo vice comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, dopo il suo recente incarico come comandante interregionale Ogaden. La decisione arriva in seguito alla nomina di Mario Cinque a vice a direttore del DIS, riaccendendo il dibattito sull’utilità della figura e sui costi associati.

Un curriculum di tutto rispetto

Il Generale Minicucci, classe 1963, vanta un percorso professionale impeccabile. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze della Sicurezza, ha frequentato la prestigiosa Scuola militare Nunziatella e l’Accademia Militare di Modena. Nel suo lungo servizio nell’Arma ha ricoperto numerosi incarichi di rilievo, tra cui Comandante Provinciale di Napoli e Comandante della Legione Lazio, Sottocapo di Stato Maggiore, fino al recente ruolo di Comandante Interregionale “Ogaden” assunto dal luglio 2024.

La controversa questione della Speciale Indennità Pensionabile

La nomina riporta all’attenzione la spinosa questione della Speciale Indennità Pensionabile (SIP), un emolumento che ammontava a circa 4.800 euro netti mensili, erogato per 5 anni dopo il pensionamento per poi essere incorporato nel trattamento pensionistico.

Istituita nel 1981 per il Capo della Polizia, la SIP fu estesa nel 1987 ai Comandanti generali dell’Arma e della Guardia di Finanza, e successivamente ai vicecomandanti, nonostante dal 2000 il Comandante non fosse più un esterno ma un generale proveniente dallo stesso Corpo.

Nel 2013, la Corte dei Conti ne dichiarò l’illegittimità per i vicecomandanti generali, pur salvaguardando i diritti acquisiti di chi aveva ottenuto l’incarico prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice dell’Ordinamento Militare nel 2010. Tuttavia, resta nebuloso se questa indennità sia stata realmente abolita o se si sia trovato modo di eluderla.

Un ruolo necessario o superfluo?

Lo scorso anno sono state apportate modifiche alla durata dell’incarico di vicecomandante generale, fissandola a un minimo di 1 anno, senza possibilità di proroga o rinnovo, salvo mancanza di altri generali idonei. Una misura che sembra voler limitare l’eccessiva rotazione che aveva caratterizzato questo ruolo.

È significativo notare come in meno di un anno si siano avvicendati quattro vicecomandanti:

  • Riccardo Galletta (giugno 2023 – maggio 2024)
  • Salvatore Luongo (giugno 2024 – novembre 2024)
  • Mario Cinque (novembre 2024 – oggi)
  • Marco Minicucci (da oggi)

Un’anomalia nelle Forze Armate

A differenza dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, le altre Forze Armate (Esercito, Marina e Aeronautica) non prevedono questa figura. Il Capo di Stato Maggiore è a capo della forza armata, coadiuvato dal Sottocapo, senza la necessità di un vice.

Le funzioni del vicecomandante sembrano infatti più vicarie e di facciata – esercitare le funzioni in caso di assenza del comandante, effettuare ispezioni e presiedere le commissioni di avanzamento – che realmente incisive per l’operatività dell’Arma.

L’interrogazione parlamentare in attesa di risposta

La questione ha suscitato anche interesse politico, come dimostra l‘interrogazione parlamentare presentata lo scorso giugno dall’onorevole Pasqualino Penza (M5S), che chiede chiarimenti sulla spesa annua della SIP, sullo staff del vicecomandante e sull’eventuale abolizione di questa figura. L’interrogazione, ancora senza risposta, pone interrogativi legittimi sulla necessità di mantenere ruoli potenzialmente ridondanti in un periodo di attenzione alla spesa pubblica.

I sindacati militari probabilmente si esprimeranno sulla nomina, auspicando oltre a comunicati di “viva soddisfazione” (in pieno stile rappresentanza militare ) anche interrogativi sull’effettiva utilità del ruolo. Nel frattempo, il dibattito resta aperto su quanto sia ancora giustificabile mantenere incarichi dall’utilità discussa mentre si riducono risorse operative essenziali.

Ad ogni modo, auguriamo buon lavoro al Generale Minicucci, certi che saprà dare un significato concreto a un ruolo tanto discusso, dimostrando con la sua esperienza e il rinomato pragmatismo, che anche nelle alte sfere dell’Arma l’efficienza può prevalere sulla tradizione.

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