Rivoluzione ai Servizi: il Generale dei carabinieri Mario Cinque porterà stabilità dopo le tensioni al DIS
Il generale Mario Cinque, attuale vice comandante dell’Arma dei Carabinieri, si prepara a diventare il nuovo numero due del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Una nomina che arriva in un momento particolarmente delicato per l’intelligence italiana, segnato da profondi cambiamenti ai vertici e tensioni interne che hanno spinto il governo a cercare figure di alto profilo istituzionale e che avevamo anticipato pochi giorni fa (clicca qui).
A ufficializzare la decisione è stato lo stesso Del Deo in una nota. Le indiscrezioni diffuse nei giorni scorsi sul Domani e i rapporti con i rappresentanti del governo Meloni
Dopo una lunga carriera nelle istituzioni e vent’anni di servizio nei Servizi di Intelligence, Giuseppe Del Deo ha annunciato oggi le sue dimissioni da vicedirettore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. In una nota, ha spiegato che la decisione è stata presa “nell’esclusivo intendimento di effettuare nuove esperienze professionali” e che la scelta è stata “sin dall’inizio condivisa con il mio vertice, tecnico e politico”.
Un dipartimento in cerca di equilibrio
Il DIS ha attraversato mesi turbolenti. Prima le dimissioni di Elisabetta Belloni lo scorso 15 gennaio, poi l’uscita anticipata di Giuseppe Del Deo, che a soli 51 anni va in pensione grazie a un decreto pensato ad hoc. Un avvicendamento che va oltre il normale spoils system e che, secondo quanto rivelato dal quotidiano Domani, riflette la volontà del governo di posizionare persone di estrema fiducia nei ruoli chiave dell’intelligence.
Del Deo, la cui carriera è stata fulminante, era diventato una figura “scomoda” per alcuni settori politici. Mai particolarmente gradito alla Lega di Salvini (soprattutto dopo la vicenda Metropol), ha visto diminuire progressivamente le sue deleghe operative negli ultimi mesi. La sua uscita di scena, descritta come “scelta condivisa”, potrebbe preludere a un futuro nel settore privato o nelle partecipate.
Il consenso unanime su Cinque
Sul generale Cinque, invece, c’è stato un consenso trasversale in un panorama politico solitamente frammentato come quello italiano. Particolarmente apprezzato dal sottosegretario Alfredo Mantovano – che non ha mai nascosto la sua predilezione per l’alto ufficiale, tanto da averlo già considerato per il ruolo di comandante generale dei Carabinieri – Cinque ha compiuto il raro prodigio di raccogliere consensi anche nelle file della Lega e di Forza Italia, partiti solitamente gelosi delle proprie prerogative nelle nomine di alto profilo.
Il suo stile “introverso istituzionale”, una rarità nell’epoca dei social e della sovraesposizione mediatica, lo ha paradossalmente reso più forte. Mentre altri vertici militari coltivavano relazioni politiche e apparizioni pubbliche, Cinque costruiva silenziosamente la sua reputazione tra i corridoi del potere, preferendo la sostanza all’apparenza. Un approccio quasi anacronistico che oggi, nel clima avvelenato dell’intelligence italiana, diventa il suo asset più prezioso: l’uomo giusto nel posto giusto, proprio perché immune alle lusinghe della visibilità e alle trappole delle fazioni politiche. Una garanzia di professionalità che, in un momento in cui i servizi sembrano più impegnati in guerre intestine che nella sicurezza nazionale, appare come una boccata d’ossigeno in un ambiente saturo di tensioni.
Il ritorno dell’Arma nell’élite dell’intelligence
La nomina segna inoltre un riequilibrio strategico nei vertici dell’intelligence nazionale, riportando l’Arma dei Carabinieri in una posizione di primo piano dopo un lungo periodo di progressiva marginalizzazione. Fonti qualificate parlano di una vera e propria “restaurazione dell’equilibrio” rispetto a quell’emorragia di presenze dell’Arma negli apparati di sicurezza che aveva caratterizzato l’ultimo quinquennio, durante il quale l’AISE era stato di fatto monopolizzato dalle figure provenienti dall’Esercito.
Le tensioni che hanno portato al cambio
Le difficoltà al DIS si sono intensificate con l’arrivo del governo Meloni. Diversi episodi hanno incrinato la fiducia: dalla controversa vicenda dell’auto di Giambruno sotto casa della premier (interpretata a Palazzo Chigi come un possibile complotto), alle indagini sul capo di gabinetto della presidente del Consiglio, fino ai “veleni” legati alle inchieste su Equalize e Squadra Fiore.
Chi è Mario Cinque
Nato a Napoli nel febbraio 1963, il generale Cinque ha alle spalle una carriera militare iniziata nel 1978 alla Scuola Militare “Nunziatella”. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze della Sicurezza, con un Master in Scienze Strategiche, ha ricoperto numerosi incarichi di prestigio: dal Comando della Compagnia di Bracciano al Comando Provinciale di Napoli, dal Reggimento Corazzieri (come Aiutante di Campo del Presidente della Repubblica) fino alla posizione di Capo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.
Una figura di alto profilo istituzionale che ora si appresta ad affrontare una delle sfide più delicate della sua carriera, in un momento cruciale per la sicurezza nazionale.
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