Carabinieri

Il generale Luzi racconta l’Arma in tempi di pandemia. “Quando vedo un giovane carabiniere giurare provo gratitudine”

Essere Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, nell’anno della pandemia, nella fase della vaccinazione e della ricostruzione, richiede nervi saldi, preparazione, massima dedizione. Teo Luzi si è ritrovato in questo passaggio della storia. Il comandante dell’Arma ha 61 anni, una lunga carriera, probabilmente pensava di averle viste (quasi) tutte. Ma in quel “quasi” si nascondeva un nemico infinitamente piccolo e infinitamente grande, il Coronavirus. Luzi ai nemici dello Stato ben noti, ne ha dovuto aggiungere un altro, infido e potente.
Il suo comando è incastonato in una doppia transizione: quella dell’Italia che cerca un nuovo Boom e quella dell’Arma dei Carabinieri che risponde alle sfide della contemporaneità rinnovandosi, senza perdere la tradizione.
Proprio in questi giorni il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha evocato lo “spirito repubblicano”, incontrare Luzi significa avere la prova della sua esistenza. La nostra chiacchierata parte dalla sua figura e dal suo ruolo, da un presente che ha bisogno di una lettura, un’interpretazione, una chiave per aprire la porta del domani.

Teo Luzi, lei è il Comandante generale dei Carabinieri, un grande impegno. Viviamo tempi difficili, siamo in una transizione storica. È più contento o preoccupato? E cosa la preoccupa?
“L’Arma dei Carabinieri è una delle più antiche e più apprezzate Istituzioni italiane. Avverto tutta la responsabilità di dover preservare la sua efficienza, migliorandola ulteriormente, per essere sempre all’altezza delle aspettative che il Paese, giustamente, nutre verso i Carabinieri. Personalmente sono ottimista perché parto dall’idea che, nonostante i repentini cambiamenti, vi saranno comunque nuove positive opportunità. I tempi che viviamo sono difficili perché complessi, attraversati da dinamiche contrastanti e veloci, che fanno emergere nuovi impegni. La salvaguardia dell’ambiente, ad esempio. I Carabinieri sono la polizia ambientale più grande d’Europa. Dobbiamo assolvere a questo delicato compito con crescente efficacia”.

Abbiamo visto tutti l’immagine di un carabiniere, un comandante di stazione, con il piccolo Luca, due anni, tra le sue braccia. Qual è per lei il significato di quella foto? Cosa ha provato quando l’ha vista?
“Prima di tutto sollievo perché il bambino era sano e salvo e seguivo con apprensione le ricerche. Poi orgoglio per il lavoro svolto dai Carabinieri. Quella foto ci ha ripagato di tutto perché esprime l’umanità del carabiniere. Perché è la testimonianza più immediata della nostra vicinanza ai cittadini. In ogni momento”.

L’Arma è un simbolo della nostra nazione, il presidente Sergio Mattarella ha chiesto agli italiani d’impegnarsi con rinnovato “spirito repubblicano” in questa fase importante della Storia italiana. Cosa è per lei lo spirito repubblicano?
“L’impegno per il bene comune: difendere i diritti, consci dei limiti da porre ai propri. È quello che chiede la Costituzione al servitore pubblico, ancor più se militare: “essere al servizio esclusivo della Nazione”, garanti del patto sociale che lega i cittadini tra loro e allo Stato”.

Il Recovery Plan è una grande occasione di crescita. E anche una tentazione enorme per la criminalità. Avete pensato a un’attività più forte di monitoraggio e contrasto per evitare che nel processo di distribuzione dei fondi e nell’esecuzione dei progetti entrino organizzazioni criminali?
“La nostra attenzione, insieme a quella delle altre Forze di Polizia, è massima. A livello centrale, partecipiamo all’Osservatorio attivato dal Dipartimento della pubblica sicurezza proprio per condividere le analisi su questo tema e attivare le migliori strategie di prevenzione e di contrasto. A livello provinciale, sosteniamo costantemente i Prefetti nel dialogo operativo con il tessuto economico del Paese. Sono fiducioso circa le capacità di contrasto da parte dello Stato che dispone di un quadro normativo unico al mondo e capacità operative che la comunità internazionale ci invidia”.

Transizione ecologica, cambiamento climatico e inquinamento della Terra sono argomenti chiave del Recovery. So che le stanno particolarmente a cuore. Che cosa può fare l’Arma per l’ambiente? 
“L’ho accennato prima. L’Arma, per competenza e per struttura, è la polizia ambientale più grande d’Europa e il nostro impegno in questo campo cresce ogni giorno. Ci muoviamo lungo tre direttrici, coprendo l’intera filiera dell’ecosistema: il contrasto al traffico illecito di rifiuti, la salvaguardia della biodiversità e il controllo della sicurezza dei prodotti agroalimentari. Lo facciamo in stretta collaborazione con tutti gli Enti e le Associazioni che si muovono in questo settore e aggiorniamo le nostre risorse alle tecnologie più avanzate. Da ultimo, per la prevenzione agli incendi boschivi abbiamo attivato una collaborazione con Enti e Università che consente ai nostri Carabinieri sul terreno di disporre in tempi brevissimi di immagini satellitari”.

Che cosa ci ha insegnato la pandemia e la crisi sanitaria? Qual è stato l’impegno dell’Arma?
“Durante la pandemia i Carabinieri hanno confermato la loro vocazione di vicinanza ai cittadini. Non una sola Stazione ha chiuso i battenti. Lo ripeto con orgoglio di Comandante. E quel che più conta è che la condivisione da parte dei Carabinieri è stata totale: una scelta corale e consapevole. Non priva di rischi. Contiamo a oggi 30 deceduti per Covid e oltre 11.000 contagiati. Con questo impegno siamo venuti incontro a tutte le esigenze degli italiani. Non solo per il controllo del rispetto delle misure anti Covid, ma anche per esigenze quotidiane divenute insormontabili. Abbiamo trasportato bombole di ossigeno, distribuito tablet per la didattica a distanza, ritirato le pensioni per gli anziani, sino a contribuire con i servizi sanitari per vaccinare a domicilio le persone residenti nei luoghi più isolati del Paese e impossibilitati a muoversi. È stato il nostro modo di prendersi cura del Paese”.

Il 25 maggio scorso è stato catturato in Brasile il boss Morabito, secondo latitante dopo Matteo Messina Denaro. A quando la cattura del numero uno?
“Le Forze di Polizia hanno in campo le migliori risorse e già hanno condotto importanti operazioni, individuando fiancheggiatori e patrimoni risalenti al boss. Il nostro ROS per conseguire il risultato ha in atto attività altamente qualificate, sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria. Ma non è un gioco a guardia e ladro. C’è una strategia di contrasto delle mafie complessa e articolata, condotta con metodo e perseveranza, in territori diversi”.

Quando vede un giovane Carabiniere giurare, a cosa pensa?
“Provo gratitudine, per un giovane che sceglie d’impegnarsi – così tanto – per i propri concittadini. Ogni giuramento di un giovane Carabiniere è una scintilla che accende una luce sul futuro e che ricorda a tutti noi il senso profondo della nostra missione. Sono consapevole che a questi ragazzi spetteranno grandi sfide impensabili per la mia generazione”.  (AGI)

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