Il capo della Polizia e la vicenda del vitalizio al suocero: un caso di conflitto d’interessi?
Come riportato dal giornale Domani, un potenziale conflitto di interessi pare coinvolgere l’attuale capo della Polizia di Stato, Vittorio Pisani. Nel 2010, quando era dirigente della questura di Napoli, Pisani avrebbe firmato una relazione di servizio sul suocero poliziotto.
Il suocero, ex ispettore della polizia in pensione dal gennaio 1998, era morto per arresto cardiocircolatorio nel maggio 2002, quattro anni dopo aver lasciato il servizio. La relazione firmata da Pisani riportava che il suocero aveva operato in “particolari condizioni ambientali e operative”, un elemento chiave per il successivo riconoscimento dello status di “vittima del dovere”.
Come rivela Domani, Pisani stesso ha avviato nel 2023 una pratica simile per sé, quando era vicedirettore dell’Aisi (servizi segreti interni), poco prima della sua nomina a capo della polizia. L’istanza presentata da Pisani riguarda la rottura del polso avvenuta durante un blitz anticamorra nel 1996, e l’iter pare sia proseguito anche dopo la sua nomina ai vertici della polizia.
I benefici economici e la battaglia legale
Il riconoscimento di “vittima del dovere” avrebbe garantito agli eredi del suocero benefici sostanziali: un’elargizione una tantum di oltre 200mila euro e una pensione vitalizia superiore a 2mila euro mensili per ciascun beneficiario – in questo caso la moglie e i due figli, tra cui la moglie di Pisani.
Come spiega Domani, la battaglia legale iniziò nel 2009, quando la famiglia del suocero di Pisani presentò richiesta alla prefettura di Napoli. Nella documentazione si citavano indagini in provincia di Verona sul sequestro del generale americano Dozier e missioni in Calabria per il caso De Feo, sostenendo che tali operazioni avessero inciso sulla salute dell’ex ispettore.
I rifiuti del Ministero e la sentenza finale
Inizialmente, il Ministero dell’Interno respinse la richiesta. Il prefetto Alessandro Pansa (successivamente capo della polizia dal 2013 al 2016) specificò che era da considerarsi “vittima del dovere” solo chi subisse “un incidente violento che ne determini la morte o il ferimento” durante il servizio.
Secondo quanto ricostruito da Domani, la famiglia continuò a combattere e nel 2012 ottenne un ulteriore rapporto informativo firmato da Andrea Curtale, dirigente della questura di Napoli e collaboratore di Pisani, che descriveva il contesto criminale in cui aveva operato l’ex Ispetore.
Nel 2020 arrivò la svolta: il tribunale del lavoro di Napoli accolse il ricorso, citando anche la relazione firmata da Pisani nel 2010. Il Ministero dell’Interno non fece appello, evitando quello che l’articolo di Domani definisce un “testacoda imbarazzante”, dato che Pisani era ormai vicedirettore dell’Aisi e in rapida ascesa professionale.
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