Identificato il Poliziotto con la felpa “Nazionalista”: Quando il vestiario fa più notizia della violenza
Identificato l’agente di Polizia che lo scorso sabato, 12 aprile, ha partecipato ai servizi di ordine pubblico durante la manifestazione pro Palestina indossando un giubbino nero con la scritta in polacco ‘Narodowa Duma’. L’ennesimo caso che scatena l’indignazione selettiva, mentre gli scontri e le violenze reali passano quasi in secondo piano nel racconto mediatico.
La versione dell’agente sotto accusa
Interrogato dai colleghi dopo l’identificazione, il poliziotto ha dichiarato di non essere consapevole del significato politico della scritta e del simbolo presenti sul giubbotto. Come riportato dal quotidiano La Repubblica, l’agente ha sostenuto di aver acquistato l’indumento durante un viaggio in Polonia, effettuato proprio per visitare i lager nazisti della Shoah. La Questura ha precisato che l’uomo non aveva ricevuto alcuna autorizzazione per indossare durante il servizio un capo d’abbigliamento recante simboli nazionalistici.
Indignazione selettiva e narrazioni distorte
L’episodio ha sollevato interrogativi legittimi sulla gestione dell’immagine pubblica della polizia, ma anche un certo riflesso condizionato politico-mediatico, che ha preferito concentrarsi sul vestiario piuttosto che sugli episodi di violenza e aggressione registrati durante il corteo. Una narrazione selettiva, che racconta solo una parte della storia.
Le reazioni politiche: richieste di chiarimenti al Viminale
Pd e Avs hanno chiesto di riferire al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. «Com’è possibile che appartenenti alle forze dell’ordine si presentino in servizio con abiti che richiamano ideologie neonaziste?», ha scritto in una nota il deputato e responsabile nazionale Sicurezza del Pd Matteo Mauri (già vice ministro dell’interno e sottosegretario all’interno nel governo Conte). «È un fatto gravissimo che non può essere sottovalutato dal ministro Piantedosi e su cui si deve arrivare a chiarire ogni aspetto dell’accaduto e assumendo, se necessario, i provvedimenti del caso».
Il precedente di Firenze: quando i simboli vengono fraintesi
Il caso ricorda quanto accaduto qualche anno fa in una caserma a Firenze. In quella circostanza un carabiniere, inizialmente punito per l’esposizione di quello che fu frettolosamente etichettato come “vessillo neonazista”, ottenne poi giustizia in un ricorso gerarchico che ne annullò la punizione. Era il 2 dicembre 2017 quando venne pubblicata la foto di una bandiera di guerra tedesca del Secondo Reich appesa sui muri della Caserma “Baldissera”. Il giornalismo sensazionalistico scatenò un putiferio, con dichiarazioni indignate di politici e media sulla presunta bandiera nazista in caserma.
Dalla condanna all’assoluzione: la verità storica prevale
La realtà era ben diversa: si trattava della bandiera della Kriegsmarine del Secondo Reich, un cimelio storico di interesse per gli appassionati di storia militare. Il colonnello Raffaele Fedocci, accogliendo il ricorso del militare, sottolineò come “un giornalismo attuato con procedure più affini a quelle del rotocalco da gossip” avesse distorto la realtà. Il carabiniere, studente di Storia alla Sapienza, fu riconosciuto come semplice appassionato di storia militare, “alieno non solo dal partecipare a manifestazioni neonaziste, ma anche dall’aver mai espresso tali riprovevoli manifestazioni del pensiero”.
Attenzione ai processi mediatici affrettati
Tornando al caso milanese, mentre la macchina del fango mediatico è già partita, bisognerebbe forse attendere che l’indagine interna della Questura faccia il suo corso prima di emettere condanne sommarie. Il poliziotto identificato, in servizio presso un Commissariato di Milano e non appartenente al reparto Mobile, rischia ora l’applicazione di sanzioni disciplinari. Ma attenzione a non ripetere errori già visti, punendo simboli che “ricordano” ma non “sono”, trasformando cimeli storici o acquisti inconsapevoli in professioni di fede politica.
Nel frattempo, degli scontri e delle aggressioni durante la manifestazione, chi ne parla?
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