Polizia

Milano, manifestazione pro-Palestina: mentre la piazza esplode, il dibattito politico si infiamma… sulle felpe della polizia

Sabato, durante la manifestazione pro-Palestina a Milano del 12 aprile, le immagini parlano chiaro: scontri, tensioni, aggressioni alle forze dell’ordine. Ma sapete qual è stato il vero scandalo per alcuni giornali e attivisti? Non le violenze. Non i disordini. Le felpe degli agenti di polizia. Avete capito bene: il problema, per una certa narrazione politica, sono i giubbotti.

Il video diventa virale: simboli “sospetti” in prima linea?

Nelle ore successive al corteo, sui social è diventato virale un video in cui due poliziotti indossano indumenti non ufficiali. Uno ha una felpa nera con un toro stilizzato, l’altro un bomber nero con un’aquila bianca e la scritta “Narodowa Duma” stampata sotto. Caschi blu con la scritta “Polizia”, scudi in plexiglass: sono chiaramente in servizio. Ma a colpire l’attenzione non è il loro operato, bensì questi simboli non istituzionali.

E da lì è partito il cortocircuito: secondo il profilo Osservatorio Repressione, rilanciato immediatamente da alcuni politici e molte testate giornalistiche, quei simboli sarebbero collegati a gruppi di estrema destra polacchi, perfino neonazisti. È davvero così?

Simboli mal interpretati?

Facciamo chiarezza. Il primo simbolo, quello con il toro, non ha nulla a che fare con l’estrema destra o con ambienti ultras violenti. Si tratta del logo di una palestra di Paderno Dugnano, in provincia di Milano. Nessun gruppo paramilitare, nessuna ideologia: solo sport da combattimento. La polemica, in questo caso, è semplicemente priva di fondamento.

Veniamo ora alla felpa con l’aquila. Qui la questione è più delicata, ma ugualmente strumentalizzata. L’emblema rappresentato è l’aquila bianca coronata, lo stemma nazionale della Polonia, adottato ufficialmente fin dal 1919. Nessuna variante grafica particolare, nessuna simbologia runica o riferimenti noti a movimenti estremisti. È lo stemma di Stato, che compare su monete, passaporti, bandiere e persino sulle maglie della nazionale polacca.

E la scritta “Narodowa Duma”? Si traduce con “Orgoglio Nazionale”. Anche in questo caso: non è il nome di un’organizzazione, ma uno slogan patriottico diffuso in ambito culturale, sportivo e folkloristico. Esiste effettivamente una linea di abbigliamento che usa questo marchio e vende su internet giacche, adesivi, felpe e t-shirt dedicate a “eroi nazionali polacchi”. È criticabile? Forse. È un gesto di propaganda estremista? Non c’è nessuna evidenza in tal senso.

La reazione politica e la questione della neutralità

Tuttavia, la polemica si è rapidamente spostata sul piano politico. Alcuni commentatori hanno messo in discussione la neutralità delle forze dell’ordine, soprattutto in un contesto emotivamente carico come una manifestazione di solidarietà per la Palestina. Non pochi hanno chiesto sanzioni disciplinari contro gli agenti, accusati di portare simboli “ideologicamente connotati”.

La Digos ha aperto un’indagine interna per verificare l’identità dei poliziotti coinvolti e stabilire se siano stati violati i protocolli sull’abbigliamento. È un fatto importante: l’uniforme rappresenta la neutralità dello Stato e la sua equidistanza politica. Ma, allo stesso tempo, è fondamentale distinguere simboli ufficiali da propaganda estremista: sovrapporli rischia di generare fraintendimenti e disinformazione.

Un caso isolato, non un caso politico

A oggi, non risulta alcun collegamento diretto tra i due agenti ripresi nel video e gruppi neofascisti o neonazisti. Nessuna sigla, nessuna appartenenza. Si tratta, verosimilmente, di iniziative personali e isolate, che non configurano alcun disegno sistemico dentro le forze dell’ordine.

L’episodio ha sollevato interrogativi legittimi sulla gestione dell’immagine pubblica della polizia, ma anche un certo riflesso condizionato politico-mediatico, che ha preferito concentrarsi sul vestiario piuttosto che sugli episodi di violenza e aggressione registrati durante il corteo. Una narrazione selettiva, che racconta solo una parte della storia.

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