Polizia

Due agenti delle Volanti denunciati da una ragazza per violenza sessuale, tortura e lesioni. Il pm aveva archiviato ma il giudice chiede altre indagini

Il Gip di Bologna Roberta Malavasi ha ordinato che i due poliziotti intervenuti nella denuncia di una giovane cubana per violenza sessuale, tortura e lesioni, vengano iscritti nel registro degli indagati per falso e che vengano svolte ulteriori indagini e verifiche entro due mesi. La denuncia era stata presentata dalla giovane cubana che era stata portata in questura insieme alla sorella nel novembre del 2020.

Il fascicolo, che era rimasto sin qui contro ignoti, era stato aperto sulla querela sui fatti del 5 novembre 2020, avvenuti negli uffici della Questura. Il pm Luca Venturi ne aveva chiesto l’archiviazione , ma la donna aveva fatto opposizione tramite l’avvocato Fabio Anselmo. Il gip, che non ha accolto la richiesta di archiviazione del pm, ha anche stabilito che la donna, in quanto persona offesa di violenza sessuale e secondo il codice rosso, doveva essere ascoltata entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato.

Il processo che attualmente è in corso a Bologna vede invece le due donne imputate per resistenza a pubblico ufficiale ai danni dei due agenti, sempre per quanto successo quel giorno. Ora, con la decisione del gip di iscrivere i due poliziotti nel registro degli indagati per falso e di proseguire le indagini, si spera che l’intera vicenda possa essere chiarita e la giustizia possa essere fatta.

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Il racconto delle due donne e le accuse ai poliziotti

Il gip sottolinea, nell’ordinanza con cui dispone l’iscrizione, «per la più ampia esplicazione del loro diritto di difesa», dei due poliziotti per falsità commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico in relazione al contenuto degli atti a loro firma, alcuni punti su cui è necessario approfondire ulteriormente la vicenda, rilevando incongruenze e anomalie negli atti compilati. La giovane, che venne fermata in strada insieme alla sorella e quindi portata negli uffici, aveva dichiarato nella querela di aver perso i sensi dopo aver ricevuto un calcio in faccia mentre era ammanettata negli uffici e poi di aver subito l’abuso, mentre gli agenti avrebbero riferito che era stata lei a denudarsi e che le due erano ubriache.

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Le testimonianze e le immagini di videosorveglianza

Il giudice chiede di sentire diversi testimoni (le persone presenti al momento del controllo in strada, gli equipaggi del 118, i medici del pronto soccorso) oltre che di acquisire documentazione amministrativa e le registrazioni del sistema di videosorveglianza della Questura e delle Volanti. In particolare occorre verificare tra l’altro quale fu il comportamento della donna al momento del controllo, quali le sue condizioni nel primo intervento del 118, cosa ha riferito al personale sanitario, in che condizioni sia arrivata al pronto soccorso, quante operanti di sesso femminile fossero presenti in Questura quella sera (un punto su cui le versioni discordano), e chi fece la telefonata al 118.

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I verbali e le discordanze dei racconti

L’annotazione principale dei due agenti, secondo il giudice, appare in palese contrasto con le evidenze istruttorie quando si legge che il 118 fu chiamato la prima volta per lo stato di agitazione delle due donne e per un gesto di una delle due (che si sarebbe denudata), mentre dalle registrazioni della centrale operativa risulta che l’emergenza sanitaria era dovuta allo svenimento delle due donne: uno stato di incoscienza di cui non c’è traccia nell’annotazione di servizio. Altre anomalie riguardano gli orari dei verbali, sottoscritti mentre uno dei due poliziotti era ancora in ospedale.

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