Dieci miliardi in più per la Difesa: il piano italiano per rafforzare la presenza nella NATO e aprire all’ingresso dei civili nelle Forze armate
Nel documento riservato del Ministero della Difesa, giunto sulla scrivania del ministro Guido Crosetto, si fa chiarezza su un punto chiave: l’Italia è chiamata a un salto di qualità nelle spese militari, non solo per rispettare l’obiettivo del 2% del PIL fissato dalla NATO al summit del 2014 in Galles, ma per superarlo. Servono altri 10 miliardi di euro. Una cifra monstre, resa necessaria anche dalle crescenti pressioni internazionali, in particolare dagli Stati Uniti di Donald Trump che, al prossimo vertice dell’Alleanza Atlantica all’Aia, chiederanno «molto di più».
Una nuova riserva militare per l’Italia: ingegneri, informatici e civili pronti a supportare l’Esercito
Il cuore del documento strategico è un profondo riassetto strutturale delle Forze Armate, in particolare della riserva selezionata. Si parla esplicitamente di integrare civili, soprattutto professionisti in ambito informatico, ingegneristico ed elettronico, per affrontare le nuove minacce ibride e tecnologiche che arrivano da est. Il piano punta a formare un corpo operativo di 10.000 uomini e donne, utile a rispondere a emergenze interne come terremoti, blackout o catastrofi naturali.
Missioni internazionali: l’Italia vuole contare di più e punta ai ruoli di comando
Nonostante l’Italia sia impegnata in missioni complesse — come quella in Iraq — spesso non partecipa alla pianificazione strategica, limitandosi a garantire logistica e supporto. Il documento lamenta che il personale italiano venga impiegato in ruoli non dirigenziali, nonostante l’impegno profuso nei teatri operativi. Per questo, il governo Meloni intende chiedere una leadership più incisiva nelle missioni NATO, auspicando un cambio di passo nella percezione italiana all’interno dell’Alleanza.
NATO, Ucraina e nuove crisi: l’Italia rilancia sulla Difesa tra tensioni globali e strategie energetiche
Le 30 pagine del dossier della Difesa offrono una visione d’insieme sulle criticità geopolitiche attuali: dall’Ucraina a Gaza, fino alle tensioni nel Mediterraneo orientale con la Turchia, passando per l’influenza cinese nel Pacifico. In questi contesti, l’Italia punta a essere più centrale nel gioco internazionale. Ma la posizione ambiziosa richiede maggiore capacità di comando e risorse aggiuntive, sia economiche che umane.
Addetti Militari, sensori spuntati: la Difesa preferisce ruotare, non eccellere
Negli uffici degli Addetti Militari nelle ambasciate, nati per consulenza, rappresentanza industriale e soprattutto intelligence, l’Italia spreca un patrimonio e nel documento nessuna menzione: soffocati da burocrazia, più dediti alla stesura di rapporti standardizzati che all’attività di analisi dinamica e operativa. Servirebbe una riforma drastica del Reparto Informazioni e Sicurezza: meno carte, più autonomia, veri analisti contro minacce ibride. Invece, dieci anni fa la Difesa ha persino accorciato il mandato da quattro a tre anni in nome della “rotazione”: turnover che erode competenze, annacqua continuità e lascia i nostri sensori esteri spuntati proprio quando servirebbero più affilati che mai. Il silenzio del documento su questo capitolo cruciale tradisce l’assenza totale di visione strategica
Difesa e consenso: come il governo Meloni prova a convincere gli italiani sul peso delle spese militari
Non sarà facile, ammette lo stesso documento, convincere gli italiani che investire di più in armamenti e personale militare sia la scelta giusta in un periodo segnato da inflazione, sanità sotto pressione e problemi fiscali. Eppure, la narrazione punta sulla difesa dei valori fondamentali: pace, sicurezza, libertà. Il governo prepara una campagna comunicativa per «alleviare il disagio» dei cittadini, ricordando che i soldati non combattono solo, ma proteggono.
Tra pressioni esterne e ambizioni nazionali, l’Italia si gioca il suo ruolo nella NATO
Il vertice dell’Aia sarà decisivo. L’Italia arriva con un piano ambizioso, deciso a colmare il gap con gli alleati e a ottenere più riconoscimento in cambio dell’impegno crescente. L’aumento delle spese, l’apertura ai civili e la richiesta di ruoli di comando riflettono una postura nuova e più assertiva, anche se non priva di rischi politici. Ma per il governo Meloni, il messaggio è chiaro: l’Italia vuole contare di più, perché dà di più.

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