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DELEGATO COBAR ESERCITO CRITICA I VERTICI MILITARI SU FACEBOOK. ORA RISCHIA IL TRASFERIMENTO

Lo
scorso 18 febbraio il suo reggimento, il 1° Bersaglieri di Cosenza, gli ha
comunicato ufficialmente di averlo inserito nelle liste di trasferimento.

E la
vita del Caporal Maggiore Capo Scelto Gaetano Cotronei – quarant’anni, venti
dei quali spesi in servizio, tre missioni all’estero alla spalle, una carriera
mai sporcata da richiami o punizioni – ha sterzato all’improvviso. Si è
colorata di incertezza e di angoscia, pochi anni dopo il sospirato ritorno in
Calabria, la nascita dei due figli, l’accensione del mutuo per la prima casa.
Succede, nella carriera di un soldato.
Questa volta, però, il fulmine a ciel sereno si è schiantato ad appena due
settimane di distanza dalla comparsa di un post – pubblicato su Facebook – in
cui il soldato in questione criticava gli organismi di rappresentanza militare.
E per qualcuno, la circostanza non profuma affatto di casualità.
E’ stata la moglie del militare, Francesca, a rivolgersi direttamente al
Presidente della Repubblica in una lettera, nella quale lo afferma chiaramente:
suo marito rischia di essere trasferito perché ha scelto di manifestare il
proprio pensiero. Senza attaccare nessuno sul piano personale, ma con
sufficiente incisività da urtare la “sensibilità” delle gerarchie
militari romane già alle prese con una base in subbuglio a causa del
congelamento degli stipendi, del blocco degli assegni di funzione e di una
spending review tutta concentrata sulla riduzione del personale.
Il 27 gennaio scorso Gaetano Cotronei pubblica sul proprio profilo uno sfogo
amarissimo, in cui spiega le ragioni per le quali – qualche mese prima – ha
deciso di dimettersi dal Cobar (Consiglio di base di rappresentanza) di
Cosenza. “Ho ripreso atto”, scrive, ” della inutilità della
rappresentanza militare – per come è strutturata – a risolvere i problemi della
comunità”. Deluso per gli scarsi risultati ottenuti da chi, in assenza di
una vera rappresentanza sindacale, è deputato a difendere gli interessi e i
diritti dei militari. Amareggiato, anche, dagli “spaventosi tagli al
personale” e da uno Stato Maggiore che, sostiene, “vuole iniettarci
un falso riordino (delle carriere n.d.r.) per creare una guerra tra poveri
inserendo benefici per chi ha già tanto”. Il tutto corredato dalla
proposta di organizzare una manifestazione “di cittadini liberi per il
diritto di associazione dei militari”.
Una presa di posizione che riflette lo stato d’animo di molti appartenenti alle
Forze Armate (carabinieri e finanzieri compresi), sempre meno disposti a
tollerare la distanza in termini economici e di privilegio che separa vertici e
sottoposti.
Quel post, però, finisce nel setaccio implacabile della “Sezione I”
del reggimento Bersaglieri di Cosenza, da lì sulla scrivania del comandante che
a sua volta lo gira prontamente all’Ufficio Impiego Militari di Truppa dello
Stato Maggiore e alla Procura Militare con un messaggio urgente dal seguente
oggetto: “Evento di possibile rilevanza mediatica”.
Pochi giorni dopo questo solerte lavoro d’intelligence, Cotronei riceve una
lettera dallo stesso comandante del suo reggimento che lo informa del suo
inserimento “nelle liste del personale disponibile nell’ambito della
Pianificazione d’Impiego Decentrata per l’anno 2014”. Tradotto: se ci sarà
bisogno di muovere qualcuno da Cosenza, quello sarai tu. “All’inizio di
aprile”, dice la moglie di Cotronei, “il Comando delle Forze
Operative Terrestri di Verona ha inviato una lettera all’Ufficio Impiego
Sottufficiali con allegata una proposta di trasferimento d’autorità di Gaetano
da Cosenza a Roma. Nella comunicazione – aggiunge la signora – viene annotato
en passant che mio marito non ha casa di proprietà ma vive in affitto”.
Peccato che i Cotronei, famiglia monoreddito con due bambini di sei e sette
anni, abbiano contratto nel 2011 un mutuo trentennale per l’acquisto della
prima casa in provincia di Cosenza.
“Paghiamo
seicento euro al mese di rata, andare a vivere in affitto a Roma per noi
sarebbe il colpo finale”, chiosa Francesca con la voce incrinata. Lei ha
deciso di esporsi, convinta che suo marito rischi di pagare un prezzo assurdo.
“Perché trattare così un soldato che ha servito in Albania, in Bosnia e in
Kossovo?”. E’ preoccupata, soprattutto. “Mio marito non dorme più, è
ansioso, per la testa gli vengono pensieri strani”, ha scritto la donna al
Presidente Napolitano. “Hanno rigettato la sua istanza di accesso agli
atti. Quando ha chiesto rapporto ai suoi superiori, in un colloquio informale,
gli è stato detto chiaramente il suo trasferimento era stato invocato da
“personalità militari superiori a Roma”.


Sono passati 27 anni da “Good morning, Vietnam”, capolavoro di Barry
Levinson con Robin Williams nei panni di un pirotecnico speaker radiofonico
dell’aviazione USA osteggiato dai diretti superiori e punito per la sua
irriverenza e libertà espressiva. La suggestione di un accostamento con la
storia del Caporal Maggiore Capo Scelto Cotronei è potente, ma nessuna prova
schiacciante lega il post pubblicato su Facebook dal soldato a una qualsiasi
presunta volontà punitiva nei suoi confronti. (tratto da un articolo di Martino Villosio per l’Espresso)

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