Difesa

CAPPELLANI MILITARI, PINOTTI “I TAGLI SONO NOSTRI”. VICARIO GENERALE: “COSTIAMO 5 MILIONI NON 9”

Cappellani militari, si taglia. Il progetto della Difesa prevede di ridurre di circa il 25% l’organico dei circa 200 cappellani attualmente in servizio nelle caserme italiane, con un risparmio per i bilanci del Dicastero di 15 milioni di euro in 5 anni. E’ il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ad annunciarlo in un’intervista all’Adnkronos, parlando di una necessaria “rivisitazione” del sistema e bollando come “grandissime fake news” le voci di un cambio di rotta del governo su questo versante.

“La diminuzione dei Cappellani militari, con un risparmio di circa 3 milioni, di cui parla oggi la Ministra Trenta è frutto dell’intesa con il Vaticano siglata durante il Governo Gentiloni”. Lo ricorda in un tweet la senatrice del Pd Roberta Pinotti.

LA REPLICA DI MONSIGNOR FRIGERIO. “Oggi noi cappellani militari siamo 140. L’organico ne prevede 204, il che significa che siamo sotto organico di 64 unità”, sottolinea all’Adnkronos il Vicario Generale dell’Ordinariato Militare per l’Italia, monsignor Angelo Frigerio. “L’ordinario militare Santo Marcianò, nominato dal Papa nel 2013, sta facendo un’ ottima selezione. I criteri naturalmente sono diventati più stringenti anche alla luce degli scandali nella Chiesa – annota ancora mons. Frigerio -. Di fatto, anche oggi facciamo risparmiare il bilancio dello Stato per necessità. Dal 2012 ad oggi, il risparmio è all’incirca pari a 30 cappellani all’anno. Nel 2018, contrariamente a quanto si è conteggiato, i cappellani militari sono costati 5 milioni di euro allo Stato, non nove milioni”.

«Non rivendichiamo il diritto dei cappellani di stare nelle forze armate, ma stiamo lavorando perché sia sancito il diritto di ogni militare a poter accedere a un servizio – il servizio dell’ assistenza spirituale – limitando al massimo le spese per lo Stato». Monsignor Angelo Frigerio, vicario generale dell’ ordinariato militare dichiarò a Famiglia Cristiana nel 2016, che «se noi preti non lavoriamo nelle Forze armate non restiamo certo disoccupati, andremo in parrocchia. Lasceremo però da sole delle persone che fanno un lavoro davvero difficile, soprattutto quando sono in zona operativa, che rischiano la vita ogni giorno e che hanno diritto al nostro servizio».

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