“Alle donne non chiedono di tagliarli”: militare dell’Esercito con i capelli lunghi sotto inchiesta
Non è la solita rivolta di caserma: il protagonista è un caporale del Reggimento Genio Ferrovieri, 41 anni, denunciato dai suoi ufficiali perché si è rifiutato di andare dal barbiere. «Ho i capelli lunghi, alle donne non chiedono di tagliarli», avrebbe ribattuto, innescando un cortocircuito fra norme gerarchiche e buon senso come riportato dal quotidiano Repubblica. La disciplina militare prevede infatti chiome corte per gli uomini, mentre consente alle soldatesse lunghezze raccolte. Non è un gesto di insubordinazione fine a sé stesso, insiste il militare: è la richiesta che le stesse regole valgano per tutti – un principio che, fra uniforme e forbici, mette alla prova la coerenza delle Forze Armate.
Donne in divisa: un percorso lungo più di due decenni
Dal 20 ottobre 1999, data in cui l’Italia ha aperto le Forze Armate al reclutamento femminile, sono stati fatti numerosi passi in avanti. Oggi, oltre 17.000 donne prestano servizio tra Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri. La loro presenza si è consolidata nel tempo, parallelamente all’introduzione di nuove tecnologie, mezzi più avanzati e missioni internazionali sempre più complesse. Tuttavia, il regolamento sull’aspetto personale non ha subito modifiche sostanziali, in particolare per quanto riguarda l’acconciatura femminile.
Il regolamento attuale e i suoi effetti pratici
Le attuali linee guida impongono alle militari di raccogliere i capelli in uno chignon, a volte anche con l’uso obbligatorio di una retina nera, durante turni che possono durare fino a 24 ore. Questa pratica, riferiscono alcune sigle sindacali militari, può provocare mal di testa e perdita di capelli, dovuti alla costrizione prolungata. A fronte di queste indicazioni, il confronto con il trattamento riservato al personale maschile – obbligato a tenere i capelli corti – riaccende il dibattito sul significato pratico di parità all’interno delle istituzioni.
Una domanda che va oltre l’estetica
Il caso del militare con i capelli lunghi non è solo un’anomalia disciplinare, ma l’occasione per interrogarsi su quanto le regole riflettano – o meno – l’evoluzione della società che rappresentano. Se nelle Forze Armate si premia la professionalità, la dedizione e la capacità operativa, quanto conta davvero la lunghezza dei capelli? È un dettaglio simbolico o una questione di principio? Il dubbio, ancorché provocatorio, sollevato dal caporale, tocca il cuore di un tema più ampio: l’equilibrio tra tradizione e parità, tra identità personale e dovere collettivo. E forse proprio per questo merita di essere ascoltato.
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