Esercito

164 Anni di Esercito Italiano: Il Generale Masiello Disegna il Futuro tra Tecnologie, Minacce Ibride e Giovani Innovatori

Dal 4 maggio 1861 al 4 maggio 2025: un arco lungo 164 anni in cui l’Esercito Italiano ha attraversato guerre, missioni di pace, emergenze civili e rivoluzioni tecnologiche. Oggi più che mai si interroga su cosa significhi “difesa” in un mondo multipolare, asimmetrico e instabile. Lo fa attraverso le parole lucide e concrete del Capo di Stato Maggiore, il Generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, intervistato da Quotidiano Nazionale.

Un’Eredità Storica da Onorare, Uno Sguardo Fisso sul Futuro

L’Esercito Italiano ha saputo adattarsi ai nuovi scenari e alle esigenze di difesa, deterrenza e sicurezza del Paese,” spiega il generale. Oggi, più che mai, l’Istituzione si muove in un contesto dinamico, dove l’efficacia si misura non solo sul campo, ma anche nella capacità di prevenire, sostenere e ricostruire. La sinergia con le altre Forze Armate e il supporto alla società civile restano pilastri insostituibili. Ma la vera sfida? “Prepararsi allo scenario peggiore, per garantire la pace.”

Meno burocrazia, più guerra simulata: il paradosso della pace

Uno dei messaggi più forti di Masiello riguarda la trasformazione organizzativa interna. “L’Esercito non nasce per fare burocrazia, ha il dovere di prepararsi ad ogni evenienza.” È un monito diretto: solo chi è pronto alla guerra rende credibile la pace. Da qui l’iniziativa “meno burocrazia”, un canale interno per eliminare inefficienze e dare voce a tutte le componenti dell’organizzazione. “Le idee non hanno gradi,” sottolinea il generale, toccando un punto nodale: il cambiamento deve partire anche dal basso.

Tecnologia, la vera linea di difesa

La guerra del futuro – e ormai anche del presente – è tecnologica. “L’Esercito o è tecnologico o non è”, dichiara Masiello senza esitazioni. L’obiettivo è ambizioso ma necessario: ridurre il divario digitale rispetto ad altre forze armate e ai potenziali avversari. Il cuore di questo sviluppo è la “Bolla Tattica”, un sofisticato sistema di guerra elettronica che integra cybersicurezza, gestione dello spettro elettromagnetico e copertura satellitare. Il concetto è chiaro: essere invisibili, attaccare con precisione e difendersi meglio.

Droni e Intelligenza Artificiale: il nuovo campo minato è il cielo

Lo scenario afghano ha insegnato a guardare in basso per cercare mine. L’Ucraina ha cambiato tutto: adesso il nemico viene dall’alto. I droni militari sono il nuovo incubo dei campi di battaglia. “I droni sono i nuovi IED,” afferma il generale, segnalando una rivoluzione tattica che non può più essere ignorata. Per questo, l’Esercito ha avviato percorsi formativi per le prime due brigate “dronizzate”, pronte a integrare questa nuova dimensione del conflitto, sempre più automatizzata, precisa e letale.

Sottoterra e nei centri urbani: la guerra cambia spazio

Il conflitto di Gaza ha riportato sotto i riflettori una delle forme più insidiose di combattimento: quella sotterranea. L’Esercito ha preso atto delle proprie vulnerabilità e sta preparando una unità specialistica sotto la Brigata Folgore, dedicata a questo tipo di operazioni complesse. I centri urbani diventano così nuovi teatri bellici dove la tecnologia, la mobilità e la preparazione tattica diventano vitali per sopravvivere e prevalere.

Dove investire: carri, HIMARS, obici e il “Fenice”

Gli investimenti futuri si concentrano su capacità dirompenti e sostenibili. In arrivo ci sono i sistemi lanciarazzi HIMARS, nuovi obici semoventi, e veicoli cingolati di ultima generazione. Ma il fiore all’occhiello è il NEES – AH-249 “Fenice”, il nuovo elicottero da esplorazione e scorta, simbolo di un salto generazionale tecnologico. Entrerà in servizio nel 2027 e rappresenterà un’eccellenza made in Italy nel settore dell’aerospazio e difesa.

Africa, minaccia a sud: terrorismo, migrazioni, instabilità

Il sud non è più solo un punto cardinale: è una direzione strategica critica. L’Africa, dice Masiello, è il fronte dove si giocano partite complesse: terrorismo, traffici illeciti, controllo delle risorse e flussi migratori. La risposta? Una visione strategica di lungo periodo, che sappia anticipare anziché inseguire. “Occorre individuare le domande a cui dare risposta domani,” chiosa il generale, invocando un cambio culturale nell’approccio europeo alla sicurezza.

Un Esercito che cambia pelle, con lo sguardo dritto sul futuro, consapevole del proprio passato. La sfida più grande? Restare rilevante in un mondo che cambia alla velocità della tecnologia.

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