Esteri

Zelensky valuta di cambiare il nome della Russia in “Moscovia”: cosa significa

La guerra fra Russia e Ucraina si combatte non solo sui campi di battaglia, ma anche nei simboli e nella cultura. Solo partendo da questa considerazione si può capire perché il governo di Kiev stia valutando di modificare in “Moscovia” il nome della Russia. Facciamo il punto.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sta seriamente considerando di cambiare ufficialmente il nome della Russia in “Moscovia”. L’idea è stata oggetto di una petizione online firmata da oltre 25mila persone. “La questione sollevata nella petizione richiede un’attenta considerazione sia sul piano del contesto storico e culturale, sia tenendo conto delle possibili conseguenze legali internazionali“, ha detto Zelensky. Il presidente ha incaricato il primo ministro, Denys Shmygal, di “coinvolgere le istituzioni scientifiche” e affrontare la questione sotto tutti gli aspetti.

La replica di Mosca: “È una campagna anti-russa”

La risposta russa non si è fatta attendere, con la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, che oggi ha parlato apertamente di una campagna “anti-russa”. “Ecco un’altra prova del tentativo di fare dell’Ucraina una anti-Russia”, ha scritto Zakharova su Telegram. La petizione per rinominare la Russia, pubblicata nei mesi scorsi sul sito web di Zelensky, ha ottenuto i 25mila voti necessari per la sua considerazione ufficiale. Il vicepresidente della Duma di Stato russa, Boris Chernyshov, in precedenza ha commentato la petizione affermando che “iniziative del genere possono essere trattate solo con un sorriso”.

Medvedev: “Kiev sporco Reich di Bandera”

Di tutt’altro avviso l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, che su Telegram accusa apertamente “il supremo nazista di Kiev (Zelensky, nda)” e propone di chiamare l’Ucraina “non Hochlandia (nomignolo dispregiativo che grossomodo vuol dire “terra inferiore”, nda) e nemmeno Piccola Russia”, bensì “sporco Reich di Bandera”. Il riferimento è a Stepan Bandera, storico leader nazionalista ucraino che durante la Seconda guerra mondiale collaborò con la coalizione nazi-fascista che invase l’Unione sovietica.

Moscovia e Rus’: cosa significa

La questione della denominazione può sembrare una faccenda di poco conto, ma non lo è affatto. Moscovia, infatti, è il nome sintetico di quello che era il Granducato di Mosca, uno dei maggiori principati russi dal Medioevo al Rinascimento e nucleo di quello che poi sarebbe diventato – con un’espansione territoriale immensa – l’impero degli zar.

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La storia dei russi, però, inizia nella Rus’ di Kiev: grande monarchia degli slavi orientali – convertiti al cristianesimo nel 988 ad opera di Vladimiro I – e devastata dalle orde mongole nel XIII secolo. La riorganizzazione di un potente principato slavo intorno a Mosca, da cui sarebbe poi nata la Russia zarista e moderna, è anche il frutto di questo ‘decentramento’ da Kiev.

Questione di riconoscimento reciproco

Definire la Russia “Moscovia” è quindi per Kiev un modo per ridimensionarne la portata in ambito slavo e anche, probabilmente, per rimarcarne la derivazione da Kiev. Altro obiettivo propagandistico può essere quello di sottolineare le distanze tra il nucleo di potere russo, che ha in Mosca la sua sede, e le altre popolazioni che vivono all’interno della Federazione russa come tatari, baschiri, ciuvasci, ceceni e armeni. “Moscovia”, comunque, è un nomignolo dispregiativo molto usato tra blogger e giornalisti ucraini.

Si tratta, in pratica, del ragionamento opposto a quello che fanno spesso le autorità di Mosca, secondo cui l’Ucraina è un prodotto artificiale creato da Nikolaj Lenin. Basta rileggere, in questo senso, il saggio pubblicato sul sito del Cremlino il 12 luglio del 2021 – prima della guerra -sulla “unità storica” tra Kiev e Mosca, dove essenzialmente viene ribadita la centralità del legame esistente fra russi e ucraini, che quasi vengono indicati come un unico popolo insieme ai ‘russi bianchi’, cioè i bielorussi.

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