Difesa

Venti di guerra: Niente ritorno alla leva, l’Italia punta su più riservisti

L’Italia ribadisce il no al ritorno della “naja”, il servizio militare obbligatorio. In controtendenza, nonostante i venti di guerra che spirano sempre più forti dalla Russia, i timori della Nato per un nuovo attacco di Putin dopo l’attentato al Crocus di Mosca, e le accelerazioni europee verso la leva obbligatoria.

È lo stesso Guido Crosetto a chiudere di nuovo all’ipotesi: “Non si è mai parlato di leva obbligatoria. Viviamo tempi difficili in cui, semmai, c’è bisogno di tanti professionisti formati, non di cittadini che fanno un anno di leva”, dichiara il ministro della Difesa a margine della celebrazione dei 101 anni dell’Aeronautica Militare, a Guidonia, presso Roma. Più riservisti dunque, come già annunciato dallo stesso Crosetto in gennaio scorso.

La posizione è condivisa dal presidente della commissione Difesa della Camera, Nino Minardo. “Ha ragione il Capo di stato maggiore della Difesa quando dice che le nostre forze armate sono assolutamente sottodimensionate. Tuttavia sono convinto che la risposta non sia la reintroduzione della leva militare ma la costruzione di una consistente riserva militare”, dichiara il leghista.

Minardo fa riferimento all’audizione in Parlamento dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. “Siamo assolutamente sottodimensionati: 150mila è improponibile, 160mila che è quello che attualmente ci è stato approvato è ancora poco e con 170mila siamo al limite della sopravvivenza”.

“Lo scenario rischia di complicarsi ancora di più”, afferma il Capo di Stato maggiore. Il riaffacciarsi del terrorismo internazionale si somma alle tendenze già in atto. E soprattutto alla corsa al riarmo di Putin. In Russia, solo qualche giorno fa il ministro della Difesa Sergej Shojgu ha magnificato i piani per la crescita dell’armata russa. L’intelligence occidentale teme che Mosca userà la strage del Crocus per colpire Kiev. E forse per saggiare la capacità di risposta della stessa Alleanza atlantica.

Intanto il resto d’Europa si organizza. La Germania si prepara a reintrodurre la leva obbligatoria. O meglio: semi-obbligatoria, ispirata al modello svedese. La Danimarca, dove per gli uomini già esiste, la vuole estendere alle donne, con l’aumento dei mesi da 4 a 11 per entrambi i sessi. “Non ci riarmiamo perché vogliamo la guerra, ma perché vogliamo evitarla”, ha spiegato la premier socialdemocratica danese Mette Frederiksen, aggiungendo di puntare alla “piena uguaglianza di genere”.

L’Italia dunque resiste e conferma la sua contrarietà al ritorno della leva militare obbligatoria. Il governo punta piuttosto ad aumentare la riserva volontaria e ad avere forze armate composte da professionisti formati. Ma i venti di guerra che soffiano dall’Est Europa preoccupano e spingono molti paesi a ripensare la difesa nazionale.

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