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«SONO FIERO DI ESSERE UN CARABINIERE. LUCA HA SAPUTO ESSERLO ANCHE PIÙ DI ME» PARLA MASSIMO, IL CARABINIERE COINVOLTO NEL DRAMMATICO INCIDENTE IN CUI MORÌ IL COLLEGA LUCA DI PIETRA

(di Giampietro Bisaglia ed Emanuela Gatti) – «Dell’incidente non
ricordo nulla. L’ultimo ricordo di quella mattina risale a quando sono arrivato
al lavoro in caserma a Piacenza per dare il cambio ai colleghi che
smontavano dal turno di notte. Poi non ricordo più nulla».

L’appuntato scelto
Massimo Banci è stato tra la vita e la morte. Era il capo pattuglia della gazzella che la mattina del 29 settembre si
è schiantata a Castelsangiovanni durante un inseguimento
.
Un drammatico e violento
incidente – l’auto dei carabinieri è finita a tutta velocità contro un Tir
posteggiato contromano – nel quale ha perso la vita l’autista della pattuglia, l’appuntato Luca Di Pietra, morto sul colpo
a 39 anni
.
Banci, trasportato in condizioni
gravissime con l’eliambulanza all’ospedale San Raffaele di Milano, dopo quasi
due mesi di terapia intensiva e due interventi chirurgici, oggi sta molto meglio
e si sta riprendendo.
Lo attende un periodo di
riabilitazione intensa che trascorrerà alla clinica San Giacomo di
Pontendellolio dove è stato trasferito pochi giorni fa.
Seduto nella sua stanza – circondato dall’affetto della madre, della fidanzata
Simona Zazzera e di tutti i parenti e gli amici, parla con noi di questa
drammatica esperienza.
«Adesso mi sento abbastanza bene –
spiega il militare – anche se faccio ancora fatica per una frattura al
ginocchio. Di tutta questa vicenda posso
dire di essere davvero grato all’Arma dei carabinieri per l’interessamento, la
protezione e il sostegno che in questi mesi ha mostrato concretamente per me e
per la mia famiglia.
Ringrazio tutti gli ufficiali a livello nazionale e
regionale che si sono interessati da vicino per la mia situazione. Insieme a
loro anche il colonnello Filippo Fruttini, il maggiore Michele Mancini e il
maresciallo Vincenzo Russo del Radiomobile di Piacenza».
E proprio riguardo al suo reparto di
appartenenza, Banci sottolinea: «E’ la
punta di diamante dell’Arma
. E’ il vero supporto efficace negli interventi
di tutti i giorni sul territorio. Sono fiero di farne parte e sono fiero di
essere un carabiniere. Anche nonostante questo incidente. All’Arma ho dedicato
tutta la mia gioventù, e quando decidi di arruolarti sei consapevole dei rischi
che correrai in servizio. Tutto quello che ho fatto fino ad oggi lo rifarei
ancora».
L’appuntato piacentino si è svegliato
gradualmente dal coma nelle ultime settimane. Della morte del suo collega lo ha
saputo soltanto da pochi giorni. E lo ricorda con commozione: «Luca era arrivato da poco al Radiomobile,
uscivamo in pattuglia insieme da una decina di giorni
. Alla sua famiglia
dedico tutto il mio affetto e i miei pensieri più belli: era un ragazzo che
meritava tanto: era onesto, educato, preciso e riservato. Aveva forse più di me
tutte le doti di un vero carabiniere. Era più “militare” di me».

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