Guardia costiera

SIM Guardia Costiera: “Aspra reprimenda per i dirigenti che antepongono alla salute dei propri uomini un attaccamento ai servizi non essenziali”

Da tempo il personale del Corpo delle Capitanerie di porto Guardia Costiera chiede ai propri vertici di comprendere la straordinarietà dell’emergenza in atto e di compenetrare nella lotta alla diffusione del contagio e nella conseguente tutela del personale anche l’utilizzo di azioni che dal loro punto di vista si collocano come estrema ratio, ma che invece tutti ritengono necessarie.

E’ quanto si legge in un comunicato del SIM Guardia Costiera.

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“La sospensione di tutte le attività non essenziali, l’extrema ratio paventata dalla circolare 4/2020 Sicurezza della Navigazione del 06/03/2020 si è oramai palesata.

Non possiamo esimerci dal rivolgere una aspra reprimenda per tutti quei dirigenti del Corpo che hanno voluto assumere un atteggiamento inerte e conservatore, anteponendo alla salute dei propri uomini ed alla salvaguardia dell’incolumità pubblica e del Corpo stesso, un pervicace morboso attaccamento alla continuità dei servizi di carattere non essenziale, respingendo inopinatamente lo strumento del lavoro agile, ampiamente utilizzato in tutte i rami della pubblica amministrazione, ivi compresa quella del comparto difesa, e fortemente caldeggiato anche dal Governo centrale;

l’OMS – prosegue il SIM Guardia Costiera – ha dichiarato pandemia e l’Italia e il mondo intero stanno affrontando eventi che i nostri nipoti leggeranno sui libri di storia.

Il Governo ha adottato provvedimenti coraggiosi e impensabili fino a poche settimane fa. La popolazione sembra aver introiettato il bisogno di isolamento dettato dagli scienziati. Le carceri sono in rivolta. Ogni pomeriggio si attende davanti alla TV accesa il bollettino giornaliero di guerra: infetti asintomatici, malati gravi, morti, espansione del contagio ed economia in fallimento. Nel frattempo, mentre il mondo combatte con strumenti commisurati all’eccezionalità del caso, il Corpo delle Capitanerie di porto langue nella periferia tra videoconferenze, ordini del giorno, pareri inespressi di medici del lavoro, percentuali arbitrarie di personale presente (il 50%?), alternanza di equipaggi, valutazioni del rischio elaborate un tanto al chilo, mascherine e DPI improvvisati o mancanti, amuchine fatte in casa, ettolitri di sapone per le mani e gomiti flessi.

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La sospensione di tutte le attività non essenziali è oggi un dovere civico, oltre che di legge. In situazione d’emergenza il nostro Corpo deve garantire alla Nazione che i traffici commerciali non siano interrotti, deve garantire che il porto continui a funzionare. Anche con misure eccezionali e coraggiose.

Oppure si preferisce attendere, tenendo insieme in servizio tutte le unità e il loro personale, il momento in cui non si avranno riserve sufficienti per garantire i servizi realmente essenziali? Ci auguriamo che lo scenario futuro non sia questo, ma sembra che non si stia facendo abbastanza per evitarlo.

Essenziale. Essenziale significa l’SVH e sala operative (perché salvano la vita delle persone). Essenziali sono il servizio accosti e le autorizzazioni alle operazioni commerciali delle navi, gli articoli 179 e 181 del codice della navigazione (perché garantiscono che le merci continuino a partire e soprattutto ad arrivare). Essenziale è il presidio della caserma (perché posto a tutela della stessa e di tutto ciò che essa contiene). Il resto è assolutamente NON necessario in un’emergenza come quella che la Nazione sta vivendo.

L’impressione è che il Corpo abbia abdicato le proprie funzioni storiche in favore di quelle più prettamente amministrative.

Ogni singolo militare esposto al rischio di contagio per un aggiornamento di una matricola o per il rinnovo di una patente è una minaccia per la stessa organizzazione. Se lui si ammala, la Capitaneria di porto chiude e i suoi colleghi si ammalano. Senza la direzione della Capitaneria di porto, ogni porto sarebbe destinato o alla chiusura e all’insicurezza.

I compiti di amministrazione spicciola possono attendere o possono essere espletati, come prescritto dal Governo, dal sicuro delle pareti domestiche.

Non si può più ritenere l’attività ispettiva FSC e PSC priva di grave rischio di contagio per gli ispettori e per gli equipaggi: il caldeggiato utilizzo di dpi non è compatibile con le altre esigenze di sicurezza del personale impiegato; si pensi agli spazi in cui ci si deve muovere, alla necessità di poter comunicare, tra persone di differenti paesi senza rischio di fraintendimento, le difficoltà insite in casi di reale emergenza a bordo durante l’attività ispettiva, la necessaria protezione ignifuga che devono garantire gli equipaggiamenti utilizzati.

A tal proposito si richiama l’obbligo da parte di tutte le autorità competenti locali, al tempo stesso datori di lavoro degli ispettori, di voler sospendere, senza ulteriori indugi, tutta l’attività ispettiva ai sensi dell’art. 12 – comma 3 – lett. a) – del D. Lgs. N. 53/2011, provvedendo, ove necessario alla proroga dei certificati di sicurezza in scadenza delle unità italiane impiegate in servizi indispensabili afferenti alla gestione dell’emergenza coronavirus.

Nessuno pensa di lasciare il mare e le zone di competenza senza controllo, ma non va dimenticato che i militari del Corpo, in quanto altamente specializzati, non sono sostituibili nelle funzioni, per cui uniti per assicurare la massima prontezza operativa sino al necessario sacrificio ma senza per questo creare situazione di sovraesposizione o rischio.

Non servono videoconferenze, richieste di sacrificio, ma chiari, univoci ordini operativi che indichino le modalità di impiego uniforme del personale su tutto il territorio nazionale.

Questa Associazione chiede con forza, pertanto, a tutela dei propri iscritti ma anche a tutela del personale tutto delle Capitanerie di porto, dei loro familiari e della collettività, a similitudine di tutte le altre amministrazioni dello Stato, l’immediata sospensione di ogni servizio non essenziale e l’immediato ed esteso ricorso all’istituto del lavoro agile per tutto il personale (senza limiti di numero, grado o funzione), che dovrà essere chiamato a garantire la presenza nella sede lavorativa solo per i servizi indispensabili in precedenza  elencati.

La sostituzione, ogni volta che ne sussiste la possibilità, del personale pendolare nello svolgimento dei servizi essenziali, in quanto gli spostamenti di lunga tratta costituiscono un veicolo di diffusione del contagio.

Chiede che i comandi si attivino per effettuare ciclicamente la sanificazione degli ambienti di lavoro e che non ne demandino l’esercizio all’improvvisazione del personale dipendente.

La situazione richiede chiarezza e immediatezza. Ogni scelta sbagliata si palesa anche due settimane dopo, con effetti esponenzialmente superiori, mentre quella giusta di ogni Comandante di Porto può salvare la vita a centinaia e centinaia di persone.

Fermare la pandemia – conclude il SIM Guardia Costiera – è un obbligo civico e morale, oltre che di legge. NON LASCIATECI L’AMARA CONVINZIONE CHE L’UNICA COSA CHE CONTI NEL CORPO E PER LA QUALE SI SPRECANO FIUMI DI INCHIOSTRO E TANTI GIGABYTE PER VIDEO CONFERENZE SONO I TRASFERIMENTI DEL PERSONALE…”

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