Rapinatore egiziano ferito alla spalla: archiviato il caso del poliziotto che sparò
La Procura di Milano ha formalizzato la richiesta di archiviazione per l’agente della Polizia Ferroviaria che, lo scorso maggio, sparò ferendo a una spalla un cittadino egiziano di 27 anni durante un violento confronto davanti alla Stazione Centrale di Milano. Secondo il pubblico ministero Rosario Ferracane, nell’azione dell’agente sussistono due elementi fondamentali che giustificano pienamente il suo comportamento: la legittima difesa e il legittimo utilizzo dell’arma in dotazione.
L’aggressione e la reazione difensiva
Al momento dello sparo, l’egiziano stava attivamente aggredendo il poliziotto, armato di due pietre acuminate di circa venti centimetri ciascuna. La Procura ha evidenziato come nella condotta dell’agente sia riscontrabile il requisito della proporzionalità dell’azione difensiva, considerato che l’operatore ha esploso un unico colpo mirando deliberatamente a una parte non vitale del corpo dell’aggressore. Gli inquirenti non hanno ravvisato gli estremi dell’eccesso colposo anche in virtù del fatto che il 27enne non ha presentato alcuna querela formale contro l’agente.
La dinamica dei fatti
L’episodio si è verificato nella notte tra il 9 e il 10 maggio, quando Mohamad El Shaad Ali Haga, questo il nome del ferito, era stato inizialmente denunciato a piede libero dalla Polfer per una rapina. Una volta rilasciato dagli uffici in piazza Luigi di Savoia, il giovane aveva manifestato un comportamento altamente aggressivo, utilizzando una fionda rudimentale per lanciare pietre e brandendo un frammento di marmo che aveva precedentemente divelto da una lastra.
Le condizioni del ferito e i test tossicologici
Il 27enne, risultato incensurato e privo di documenti ma identificato tramite impronte digitali, ha riportato ferite che hanno richiesto una prognosi di due mesi a causa di un versamento ai polmoni. Gli esami tossicologici hanno rivelato che al momento dell’incidente l’uomo aveva assunto quantità significative di sostanze stupefacenti: il livello di cocaina era doppio rispetto alla soglia minima rilevabile, mentre quello di cannabinoidi era sei volte superiore. Questo stato alterato potrebbe spiegare il suo comportamento eccessivamente violento e la sua resistenza anche all’utilizzo del taser da parte degli agenti.
La decisione della Procura di richiedere l’archiviazione conferma come l’intervento armato sia stato valutato come ultima risorsa disponibile, dopo che tutti i tentativi di contenimento non letale erano risultati inefficaci di fronte all’aggressione in corso.

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