Polizia

PROMOSSO IL POLIZIOTTO CONDANNATO, BOCCIATO IL COLLEGA CHE INDAGÒ SU DI LUI

(di Marco Preve) – Nell’elenco dei 1500 neo vice commissari appena nominati dal capo della polizia Franco Gabrielli compare anche il nome di Franco Scibilia, condannato in primo grado a tre anni e due mesi per falso e calunnia e poi sottoposto a procedimento disciplinare per aver insultato pesantemente alcuni migranti a Ventimiglia, episodio immortalato da un video divenuto virale.

Ma la notizia non è questa. O meglio, non solo. Ciò che forse colpisce ancora di più è che un altro sostituto commissario genovese – incensurato e mai protagonista di situazioni imbarazzanti per il corpo – in quello stesso concorso è stato bocciato. Retroscena ancor più significativo quest’ultimo, incaricato dai pm titolari del caso, aveva indagato proprio su Scibilia.
Una decisione che, per chi non è addentro alle regole della burocrazia del Viminale, può apparire come un corto circuito ha comunque colpito molti agenti e funzionari genovesi, e la notizia si è diffusa facendo discutere. Il sostituto commissario bocciato respinge con il silenzio totale qualsiasi richiesta di commenti, e intanto, proprio questa settimana in Corte d’Appello inizierà il processo di secondo grado contro Scibilia e la cosiddetta “squadretta” dei vicoli.
Il neo vice commissario era infatti alla guida di un gruppo di agenti del Commissariato Centro che negli anni si era distinto nella lotta a spacciatori e criminali dei carruggi. Ma ad un certo punto aveva iniziato a diffondersi la voce, attorno alle loro operazioni, di metodi decisamente troppo sbrigativi e spregiudicati. Ne era nata un’inchiesta molto difficile, coordinata dai pm Paola Calleri e Francesco Pinto. Difficile perché si basava spesso su confidenze di informatori o spacciatori , quindi soggetti con una credibilità “ ridotta”, quindi le loro dichiarazioni avevano bisogno di basi probatorie ancor più solide.
Al termine del processo di primo grado Franco Scibilia e i colleghi Mauro Dapozzo, Francesca Lonato, Marco Curto e Simone Lusana erano stati condannati tutti a tre anni e due mesi per i reati di falso e calunnia relativi alle circostanze dell’arresto di due spacciatrici nordafricane.
Erano invece stati assolti da altri capi d’imputazione per concussione e peculato vuoi con motivazione perchè il fatto non sussiste, vuoi per un “fatto non punibile per particolare tenuità” dello stesso. Se la condanna dovesse diventare definitiva i condannati dovrebbero scontare anche i cinque anni di interdizione dal pubblico servizio. Non è escluso che in appello possano fare ricorso alla nuova formula del patteggiamento in secondo grado. Ma aldilà della questione processuale ha destato sorpresa negli ambienti della polizia genovese la promozione di un funzionario condannato per reati gravi, e in seguito, era l’agosto del 2016, protagonista di uno sconcertante episodio – gli insulti ai migranti bloccati al confine con la Francia – che sicuramente non rappresentò una pubblicità positiva per la polizia italiana.

Fra gli uomini in divisa c’è chi accoglie l’episodio come una delle conseguenze delle carriere

dei funzionari condannati per le violenze alla scuola Diaz. Alti dirigenti, dopo le condanne definitive e le sentenze sulle torture della Corte europea dei diritti dell’uomo, hanno ripreso il loro posto nella Ps con incarichi di massimo prestigio come ad esempio Gilberto Caldarozzi diventato numero due della Direzione investigativa antimafia. Situazioni che relegano in secondo piano il “caso Scibilia”. (Repubblica.it)

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