Polizia

Poliziotto spara al cane del vicino con la pistola d’ordinanza. È morta, costretta all’eutanasia

Un poliziotto di Spoleto è stato indagato per aver sparato al cane di un vicino utilizzando la sua pistola d’ordinanza. L’ipotesi di reato inizialmente contestata dai pm riguardava il maltrattamento di animali. Nella relazione della polizia veterinaria si parla di «lesioni provocate senza necessità». Il pastore tedesco entrato quella sera nel pollaio dell’indagato è rimasto agonizzante a terra per alcune ore: considerata la gravità delle ferite è stato necessario ricorrere all’eutanasia.

Il poliziotto aveva chiamato la Usl 2 la mattina successiva e aveva raccontato di aver sparato perché si era accorto di due o tre cani o lupi nel suo pollaio. Successivamente, aveva detto di non essersi accorto di aver ferito un animale. Tuttavia, i tecnici della Usl 2 avevano trovato il cane Dakota nel recinto dei conigli, accanto al pollaio, in evidente shock cardiocircolatorio e con una ferita che poteva essere compatibile con una lesione da arma da fuoco. I proprietari del cane hanno deciso di opporsi alla richiesta di archiviazione del procedimento penale avanzata dalla Procura e hanno invece chiesto un’ulteriore integrazione delle indagini con una perizia balistica. Gli avvocati di parte civile che li assistono hanno espresso dubbi sulla versione del poliziotto e hanno chiesto come fosse possibile non accorgersi di aver ferito un animale sparando un colpo contro di esso.

 «Come è possibile esplodere un colpo contro un animale e non accorgersi di averlo ferito -? chiedono i legali su Umbria24-. Avrà come minimo emesso un guaito di dolore. Dopo aver sparato il poliziotto intorno alle 23.30 si è allontanato per tornarsene a casa a dormire e ha lasciato il cane a terra, agonizzante, per dieci ore. Dakota era stata centrata al midollo da un proiettile della Beretta d’ordinanza che l’ha trapassata da spalla a spalla, le sue condizioni erano talmente critiche che i padroni l’hanno dovuta accompagnare alla morte attraverso l’eutanasia».

La Procura di Spoleto ha chiesto l’archiviazione non ritenendo «possibile provare l’elemento soggettivo del reato». Il giudice si è riservato la decisione.

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