Polizia

LA RABBIA DEGLI ISPETTORI: DEQUALIFICATI E CARRIERA BLOCCATA

Co.T.I.POL. è un comitato che nasce su iniziativa del personale dipendente della Polizia di Stato appartenente al Ruolo degli Ispettori ed equiparati, promotore di una iniziativa legale collettiva a tutela degli appartenenti al Ruolo degli Ispettori, per l’attuazione delle previsioni di legge che hanno istituito il Ruolo Direttivo Speciale (oggi sospese) e per fornire un apporto costruttivo nell’ambito del processo di revisione delle carriere. DI seguito riportiamo un interessante commento sulla figura dell’ispettore di polizia nel quadro di un riordino delle carriere.

Nel 1981, dopo lunghi anni di battaglie, finalmente i carbonari della riforma ottengono dal Parlamento, con larghissima maggioranza, l’approvazione della legge 121/1981, meglio conosciuta come legge di riforma della Polizia di Stato. La legge, approvata il 1° di aprile (e questo forse è stato il primo segno premonitore), si prefigge di rinnovare, ammodernare e soprattutto smilitarizzare l’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, dando così anche agli Italiani, come nel resto d’Europa, una Polizia di Stato al servizio dei Cittadini.

Tra le innovazioni, quella che subito è spiccata agli occhi degli Italiani è stata l’introduzione della figura dell’Ispettore, nell’immaginario collettivo associata a personaggi mediatici del cinema o della televisione.Purtroppo, però, siamo in Italia, patria del“Gattopardo”, dove si fanno le rivoluzioni per non cambiare nulla. E infatti, si smilitarizza la Polizia ma si lascia che le norme che regolano il personale appartenente al settore, siano vagliate, prima di essere approvate, dalle Commissioni Difesa di Camera e Senato. Non solo, la vera contraddizione si annida nel fatto che la Polizia di Stato è a tutt’oggi costretta a convivere in un comparto formato in prevalenza da forze militari.Questo paradosso rappresenta la trave che acceca e che alla fine abbatte i ciclopici buoni propositi della legge di riforma, riportando tutto ad una mera rimilitarizzazione del servizio di Polizia concretizzatasi oggi con la rimilitarizzazione della Polizia Forestale.

Per comprendere la realtà, basti considerare il declino della Polizia di Stato (dalla sua nascita e fino al 1992 – si concretizza il periodo di massima ascesa in cui la Polizia di Stato veniva indicata come la più ambita e la più vicina ai cittadini – da metà anni 90 l’inizio di un declino che arriva ai giorni nostri in cui da tutti, la Polizia di Stato, viene ritenuta la cenerentola tra tutte le forze di polizia), un declino che non a caso combacia con il disconoscimento del ruolo e delle funzioni degli Ispettori, che da figure investigative sono state trasformate in sostituti dei sostituti, in pratica senza più esistere.

Spieghiamoci meglio.

Con l’avvento della riforma, nasce la figura dell’ispettore, un vero specialista dell’investigazione, primo collaboratore della magistratura, non un dirigente in quanto non ha compiti di gestione del personale e nemmeno di gestione dell’ordine pubblico, ma solo uno specialista in ambito investigativo. L’ispettore rappresenta il vertice del personale operativo, posto al di sopra di tutti i sottufficiali (tale figura si trova sopra tutti i Marescialli ma sotto tutti gli Ufficiali, in un corpo ove comunque Marescialli ed Ufficiali non dovrebbero avere nulla a che spartire). Questo confronto è utile a far comprendere quanti nemici l’ispettore si sia procurato prima ancora di nascere: infatti, da subito, tutti i Marescialli dei Carabinieri, coordinati dal Comando Generale, intraprendono una battaglia, poi vinta dinanzi alla Corte Costituzionale (nel 1992) dove ottengono una sentenza che afferma che i Marescialli svolgono le stesse funzioni degli ispettori e quindi devono essere equiparati a questi.

Tale decisione viene poi attuata attraverso un riordino delle carriere (1995) che trasforma i Marescialli in Ispettori. Infatti, da allora, i Marescialli dei Carabinieri e della Guardia di Finanza (grado che rappresenta l’emblema del sottufficiale dei militari) fanno parte del ruolo degli Ispettori, che di contro rappresenta l’emblema della smilitarizzazione (in puro stile “Gattopardiano”).

Contemporaneamente, tutti i Sovrintendenti della Polizia di Stato, sottordinati degli Ispettori e parigrado dei Marescialli, vengono inquadrati Ispettori: questa mossa, di fatto, fa retrocedere gli Ispettori a Marescialli. Tale assurda retrocessione, pur creando imbarazzo al Governo di allora (che tramite il Ministro Frattini, durante l’audizione alla Camera, riferisce che il riordino veniva approvato con un grave torto nei confronti degli ispettori per i quali occorreva prevedere la costituzione di un ruolo direttivo speciale), è stata comunque avallata.

Finalmente dopo 5 lunghi anni di attesa, nel 2000, con il D.Lgs. 334 del 2000, è stato istituito il Ruolo Direttivo Speciale della Polizia di Stato. Tale ruolo è stato parimenti istituito, e poi costituito, in tutte le Forze di polizia, tranne che nella Polizia di Stato ove ancora oggi, l’ organico di tale Ruolo è inesistente con una carenza pari al 100%.Ciò comporta che oggi la Guardia di Finanza ha in organico circa 690 Ufficiali del Ruolo Direttivo Speciale, i Carabinieri invece ne hanno circa 1500 e tra questi oltre ad avere alcuni Colonnelli, sembra facciano parte del ruolo speciale anche 2 o 3 Generali.

Di contro, la Cenerentola Polizia di Stato, che dovrebbe avere un organico di 1300 appartenenti al Ruolo Direttivo Speciale, non ne ha nemmeno uno (addirittura, mentre un vertice dei Marescialli, qualora dovesse essere promosso per meriti straordinari può diventare tenente, per un vertice degli Ispettori di Polizia, parigrado del predetto, la promozione a commissario è una pura chimera, la normativa vigente non prevede nemmeno tale promozione).

Purtroppo, la mancata costituzione del ruolo direttivo speciale ha creato un “tappo” nel ruolo degli ispettori della Polizia di Stato, le cui qualifiche apicali, da venti anni a questa parte, non hanno le stesse opportunità dei loro omologhi parigrado delle altre forze di polizia. Tale situazione ha impedito e continua ad impedire a tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato di crescere e progredire normalmente nell’ambito della propria Amministrazione.

Il “tappo” creato dagli Ispettori più anziani (da oltre 20 anni al palo) ha impedito in primis a tutti gli altri Ispettori e poi via via anche al personale dei ruoli inferiori, di avanzare nel ruolo o di transitare in quello superiore, così rallentando tutti i concorsi. Il risultato è che oggi la “cenerentola” Polizia ha un vuoto negli organici intermedi, e cioè in quelle qualifiche ove è prevista la figura dell’Ufficiale di P.G., pari al 68%.

In pratica mancano il 100% del personale nel Ruolo Direttivo Speciale, il 48% nelle varie qualifiche del ruolo degli ispettori in particolare in quelle iniziali, il 51% nelle varie qualifiche del ruolo dei Sovrintendenti, con il risultato che presso gli Uffici Denunce delle Questure o dei Commissariati, il cittadino è costretto a fare interminabili code tanto che a volte, è costretto anche a rinunciare a sporgere la denuncia. Tutto ciò a causa di un inspiegabile atteggiamento dei vertici del Dipartimento della P.S. che a causa di un’inspiegabile immobilismo, ha dimezzato i quadri intermedi della nostra Polizia di Stato.

Ci permettiamo di dire che questo comportamento è stato quantomeno incauto e disattento.

Oggi, forse, ci troviamo nuovamente di fronte ad una grande opportunità, che vogliamo sperare non continuerà a favorire la militarizzazione rispetto al modello più snello e moderno dell’ordinamento civile, ove a differenza di quello militare, non è un sacrilegio poter affermare che occorre assoggettare il modello stipendiale alle funzioni svolte accorpando i ruoli Agenti e Assistenti e Sovrintendenti, in un unico ruolo a cui si potrà accedere solo se in possesso di diploma di scuola superiore, e che quindi, di conseguenza, non sarà più possibile accedere al servizio di Polizia con la sola licenza media.

Chi si discosta da queste certezze ha una sicura propensione verso l’ordinamento militare verso cui, sia chiaro, nutriamo profondo rispetto ma che con altrettanto rispetto, vogliamo indicare come istituto diverso da quello della sicurezza interna che è e deve rimanere un istituto di tipo civile.Chi non si riconosce in questi propositi, non ha intenzione di rispettare quanto sancito dalla legge Madia che vuole premiare il merito la professionalità e non il cognome.

Crediamo sia necessario riconoscere il merito a chi da oltre 20 anni è stato utilizzato in compiti previsti per le qualifiche superiori, senza prenderne i benefici stipendiali, così lasciando spazio a chi vuole entrare in polizia, di farlo partendo dalle funzioni operative di base con l’assicurazione di una massima apertura ad una totale progressione di carriera qualora lo meriti e ne abbia i requisiti.

Diciamo no a posizioni di casta che assicurano (in alcuni casi grazie al cognome) l’accesso diretto ai vertici senza aver assolutamente testato se in possesso o meno delle qualità da poliziotto di strada.

La riforma che immaginiamo non ha bisogno di nuove risorse finanziarie.

Per fare un esempio: un Sostituto Commissario, che da oltre un decennio, svolge funzioni direttive come pure sancito dal Tar Lazio e passato ormai in giudicato, che con concorso per titoli e merito viene scrutinato per Commissario e dopo la frequenza di un corso tipo quello per dirigente, potrà essere inquadrato nella nuova qualifica non avrà di certo il costo dei nove mesi che prevede la bozza dell’amministrazione come pure non vi sarà nessun costo per il concorso né per lo stipendio in quanto già percepisce il “parametro 139” che è lo stesso del commissario. Così pure per il Sovrintendente Capo, che inquadrato Ispettore dopo un concorso per titoli e merito, non otterrà alcun aumento stipendiale, di contro invece, ci troviamo le proposte di cui si discute e poste sul tavolo dall’amministrazione, prevedono lauti aumenti (questi si onerosi) per gli anziani purché permangano nelle attuali qualifiche, è per questo che ci chiediamo:

A CHI GIOVA QUESTA LAUTA STAGNAZIONE? ? ?

Si pensi che l’assegno di funzione costa molto di più di una promozione ma, può essere corrisposto, solo a chi si fa comprare assicurando che non concorrerà!

A tutto questo diciamo NO ! ! ! ! con molto meno, anzi a costo zero si può restituire dignità ed è forse di questo che hanno bisogno gli uomini e le donne della Polizia di Stato dopo 20 anni di mortificazioni.

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