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PENSIONE ANTICIPATA PER I MILITARI A PARTIRE DAL 2016

(di Andrea Bassi) – Ora c’è anche la
firma del Capo dello Stato sul testo della riforma della Pubblica
amministrazione. A questo punto non rimane che la pubblicazione in Gazzetta
Ufficiale del testo.

Del resto la Ragioneria generale dello Stato, considerato
uno degli snodi più delicati, nel pomeriggio di ieri aveva timbrato il
provvedimento messo a punto dal ministro della Funzione pubblica Marianna
Madia. I principali nodi che lo stesso Quirinale aveva segnalato durante i
colloqui informali con Palazzo Chigi, sono stati del resto sciolti durante lo
scorso week end. A cominciare da quello dei militari. Questi ultimi vanno in
pensione prima rispetto al resto degli statali, tra i 60 e i 62 anni. Per loro
non esiste il trattenimento in servizio, ossia la possibilità di rimanere per
altri due anni una volta raggiunta l’età pensionabile, ma c’è un istituto
simile: il collocamento in ausiliaria.

LA QUESTIONE DIFESA


Di fatto è la stessa cosa, ma può durare fino a 5 anni. Molti generali e
colonnelli ai vertici del sistema della difesa sono pensionati richiamati in
servizio. Il Colle ha chiesto di evitare che l’abolizione del trattenimento
mettesse a rischio queste posizioni ritenute molto delicate. Il governo ha
accolto, ma solo in parte, le preoccupazioni. Ai militari sarà concessa la
stessa «eccezione» dei giudici. Potranno rimanere sì in servizio, ma solo fino
al 31 dicembre del 2015, poi dovranno andare in pensione. Sui magistrati il
governo Renzi non ha voluto cedere più di tanto. Nonostante le proteste e gli
allarmi lanciati dalla categoria che ha paventato il rischio di lasciare
vacanti più di 400 posti mettendo a rischio i processi, il testo finale del
provvedimento conferma l’abbassamento da 75 a 70 anni dell’età di pensionamento
dei giudici lasciando, come appunto per i militari, un periodo di transizione
fino al 31 dicembre del 2015. Dal testo finale sarebbero state eliminate anche
le norme che allargavano alla Banca d’Italia il taglio del 20 per cento dei
salari accessori dei dipendenti deciso per le Authority indipendenti. Così come
è stata addolcita la norma sul divieto di conferire incarichi nella Pa ai
pensionati. Questa regola sarà valida solo per il futuro e non riguarderà gli
organi costituzionali. Sostanzialmente confermato, invece, tutto il pacchetto
che riguarda il pubblico impiego, a cominciare dalla mobilità obbligatoria
entro i 50 chilometri. Tolti magistrati e militari, l’abolizione del
trattenimento in servizio per la parte restante degli statali partirà da
ottobre. Da quel momento in poi nessun lavoratore che ha i requisiti per la
pensione potrà più continuare ad essere impiegato. Questo, secondo le stime del
governo, dovrebbe liberare 15 mila posti in un triennio per assumere giovani.
Intanto ieri sulla riforma è intervenuto il segretario della Cgil Susanna Camusso.
«Bisognerebbe avere molto più coraggio nell’affrontare la riforma della Pa e
indirizzarla a far sì che i cittadini, a partire da un minuto dopo, abbiano
meno problemi nel rapporto con la Pubblica amministrazione». I sindacati di
categoria, Cisl-Fp, Cgil-Fp e Uil Fpl, intanto, hanno proclamato una
mobilitazione chiedendo, tra le altre cose, di favorire un reale turn-over
generazionale, innovare con l’utilizzo di un modello partecipativo che
coinvolga i lavoratori,e rilanciare la contrattazione.
il messaggero.it

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