Editoriale

Parata del 2 giugno all’insegna dell’inclusione. La Difesa non lascia nessuno dei suoi figli indietro e il tricolore avvolge il volto di un ufficialessa della Marina

(di Salvo Consoli) – Il consueto appuntamento ai Fori Imperiali per la Festa della Repubblica del 2 giugno 2019 si apre all’insegna dell’inclusione per volontà del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta. La parata si apre con l’arrivo di circa trecento sindaci dei comuni italiani mentre per i militari i primi a comparire sono quelli della banda centrale dei Carabinieri, seguiti dalle bandiere delle Forze Armate sorrette dai rispettivi ufficiali. Appena i veicoli si fermano davanti al palco presidenziale, il tricolore della Marina Militare avvolge il volto della giovane sottotenente di vascello che lo regge con fierezza, come un carezza che pone l’accento sul ruolo che le donne hanno assunto dentro la Difesa.

Poco prima su Rai Uno venivano intervistate cinque ufficialesse, quattro delle Forze Armate e una della Guardia di Finanza che hanno ben affermato il loro stato di soddisfazione della scelta intrapresa e dei risultati raggiunti, a 19 anni di distanza del primo concorso che includeva le donne nelle Accademie militari. Assenti le donne delle forze di polizia a ordinamento civile. Corre tutta via rilevare però la maggior dialettica che ha caratterizzato coloro che svolgono ruoli di polizia, quasi a porre un accento di preminenza sulle altre colleghe militari, ma questa è una storia vecchia per il nostro Paese che rasenta ancora brandelli storico culturali provinciali difficile da rimuovere, ma che nel cambiamento iniziato potranno assumere contorni diversi in considerazione dei ruoli importanti che tutti gli uomini e donne con le stellette indifferentemente svolgono per il Paese.

La novità di questa parata è da ricercarsi nell’ampia partecipazione delle rappresentanze militari e civili a cui viene data attenzione e che per la prima volta sfilano a pieno titolo. In primis la bandiera sventola per i Veterani e per i militari vittime del dovere che dopo quasi vent’anni di silenzi e omissioni possono finalmente iniziare a sorridere tra i loro colleghi, grazie alla svolta storica operata da questo Ministero che ha rotto gli argini dell’esclusione di questo personale, oramai granitica, proponendo una legge che li proteggerà nella loro condizione.

A loro è stato dedicato un Centro Veterani della Difesa, inaugurato a Roma dal Ministro Elisabetta Trenta, come punto di riferimento assistenziale unico per la ricerca, la gestione e l’attuazione di tutte le soluzioni utili a chi vive limitazioni funzionali collegate al servizio.

Nell’inclusione escono allo scoperto gli Ufficiali della Riserva selezionata delle Forze Armate, personale dotato di particolari competenze di interesse della rispettiva Forza armata che viene impiegato per determinati periodi di tempo e talvolta anche con una certa continuità che si protrae per anni a cui sono affidati delicati compiti tecnici, logistici e amministrativi. Gli Ufficiali della Riserva selezionata sono impiegati sia sul territorio nazionale, sia in teatro operativo. Talvolta è notorio che con particolari doti dei singoli Ufficiali si sono raggiunti risultati di elevato pregio con ingenti risparmi di spesa pubblica, mentre per altro verso il loro utile impiego può subire delle limitazioni di vario genere per cui sarebbe auspicabile una riforma di detto ruolo in chiave moderna e flessibile e con le adeguate tutele, alla luce della legislazione vigente. Il Ministro a questi Ufficiali ha riservato i primi posti nella parata di ingresso, subito dopo il gruppo paraolimpico.

L’attenzione organizzativa si estende anche al personale civile della Difesa, considerato che il Ministro ha sempre sottolineato l’importanza e la professionalità di questo ruolo che dentro l’Amministrazione ha carattere di specialità e di continuità di servizio all’interno degli enti che li impiegano a cui sono destinate azioni di sviluppo e di miglioramento formativo.

Le Associazioni combattentistiche e di Arma hanno avuto ampia partecipazione al defilamento con le loro uniformi associative e anche le giuste attenzioni in considerazione del fatto che essi rappresentano le nostre radici e la continuità dell’impegno del personale militare non più in servizio. Sul personale militare in congedo sarebbe ora che si desse la possibilità di incentivare e di poter indossare liberamente l’uniforme in occasione di raduni e ricorrenze, dando pieno e perenne riconoscimento al servizio prestato.

Inclusione è quindi l’ordine che il Ministro lancia per questo 2 giugno 2019 e che incalza nel suo profondo e incisivo messaggio: “Oggi, più che mai, sentiamo la necessità di ribadire l’importanza della nostra unità nazionale, al cui interno rispettare e far rispettare l’autodeterminazione di tutte le persone, assicurando pari diritti e pari doveri. Spetta alle Istituzioni, in prima istanza, e a ognuno di noi, fare di questo concetto il faro illuminante di un percorso condiviso affinché porti alla crescita dell’intero Paese. La Difesa lo sta facendo, e per questo abbiamo voluto che alla tradizionale sfilata del 2 Giugno, che ogni anno si svolge nel cuore della nostra Capitale nel corale abbraccio di tutti gli italiani, partecipasse, per la prima volta, anche una rappresentativa della Riserva selezionata, dei Veterani, delle vittime del dovere e del personale civile”.

“In questo giorno così importante desidero estendere a Voi tutti il mio personale apprezzamento e quello degli italiani perché rappresentate quella parte del Paese che tutto il mondo ci invidia, capaci come siete di andare ben oltre il limite dei Vostri doveri, rischiando il sacrificio supremo, il bene prezioso della Vostra stessa vita. Vi invito a festeggiare tutti insieme, con orgoglio, questa giornata, a sventolare il nostro Tricolore, perché oggi è la festa di tutti gli italiani che, come Voi, contribuiscono, nella silenziosa quotidianità, a rendere grande il nostro Paese”.

Fondamentale risulta questo passaggio del Ministro su cui ruota il centro del cambiamento: “La Difesa è una grande famiglia che non lascia nessuno dei suoi figli indietro, sempre presente per ascoltare i bisogni e venire incontro alle aspettative di tutti i suoi uomini e tutte le sue donne. Allo stesso modo Voi tutti siete sempre presenti ogni qualvolta il Paese ha bisogno del Vostro intervento, in prima linea per la difesa della Patria, la salvaguardia dei sui valori e delle libere Istituzioni, per la stabilità e la sicurezza internazionale” .

La parata è proseguita con il defilamento dei gloriosi reparti dell’Esercito, con l’inno della Brigata Sassari marciano gli allievi delle scuole militari, passando dai granatieri di Sardegna ai Lancieri di Montebello, ai Paracadutisti del Col Moschin e della Folgore, agli Alpini della Julia. La Marina schiera le bandiere in rappresentanza delle unità navali, insieme a loro marciano gli incursori del Comsubin, i fanti del San Marco, con i reparti di volo seguiti infine dai marinai del Corpo delle Capitanerie di Porto, L’Aeronautica è presente con naviganti, specialisti, forze di supporto e speciali e infine la compagnia logistica di proiezione, mentre le frecce tricolori coprivano con la loro scia la città eterna.

Nel complesso gli osservatori hanno potuto notare come la presenza militare femminile sia cresciuta ampiamente rispetto agli anni precedenti, raggiungendo un organico che sfiora le 15.000 unità con impieghi indifferenziati nei teatri operativi impegnati in 35 missioni, di cui 33 internazionali in 23 Paesi del mondo.

Tra le donne militari defilanti tra sguardi rigidi e sorridenti emerge particolarmente all’occhio una soldatessa dei paracadutisti che sotto il basco rosso che copre la bionda chioma, ostenta un fisico trasformato in una macchina da guerra. Le donne nelle Forze Armate sono state utili nelle operazioni di mantenimento della pace, un ruolo che vede contrapporsi linee di pensiero una delle quali vorrebbe limitare la componente femminile esclusivamente a mansioni di supporto e non operative. considerando che non è ammissibile che una donna torni mutilata o ferita o ancora peggio non torni da un teatro operativo, specie se ricopre pure il ruolo di mamma con dei figli. Il grado più elevato rivestito dalle donne lo troviamo nei Carabinieri che hanno “importato” un generale donna dalla fusione con il Corpo Forestale dello Stato, Corpo assente nel defilamento benché ancora presente nelle regioni a statuto speciale.

Il Corpo Forestale ha infatti patito una perdita identitaria pesante che dopo 200 anni vede oltre 8.300 uomini e donne che con grande senso del dovere avevano protetto l’immenso patrimonio ambientale italiano con una professionalità unica nel suo genere, diventare militari dei Carabinieri, lasciando l’amaro in bocca specie a quel personale che ha dovuto riconsegnare pistola e tesserino perdendo spesso le qualifiche permanenti di polizia.

I Carabinieri che dal 2000 ottengono il rango di Forza armata autonoma chiudono il defilamento del V° settore con i loro reparti, che di fatto sono disseminati in 5600 presidi territoriali, istituzioni pubbliche, banca d’Italia, tribunali, forze armate, ecc. e con compiti infiniti: Polizia militare, Polizia giudiziaria, Pubblica sicurezza, Polizia amministrativa, scorta Presidenza della Repubblica, Ordine pubblico, Polizia Scientifica, Polizia ambientale, Polizia forestale, tutela patrimonio artistico, Polizia stradale, Protezione civile, Polizia di frontiera,……con un organico che supera quello dell’Esercito di oltre 110.000 unità (di cui 5.000 destinati a compiti militari) al punto che non c’è un angolo del paese dove non ci siano i loro militari, dimostrando che l’inclusione per loro è stata un cavallo di battaglia vincente.
Segue il defilamento dei Corpi Militari e ausiliari dello Stato con la Guardia di Finanza che di fatto è parte integrante delle forze armate a partire dall’inizio del XX° sec. Si tratta di un corpo di Polizia specializzato con compiti plurimi ad ordinamento militare, organizzato come una forza armata autonoma con circa 63.000 unità, numerosi mezzi aerei e navali e dipendente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e funzionalmente dallo Stato Maggiore della Difesa in caso di guerra, pur mantenendo stretti rapporti con le altre forze armate.

Con l’uniforme simile all’Esercito sfila il Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana, ausiliario delle Forze Armate, con compiti di assistenza sanitaria sia per i militari che per la popolazione civile in caso di calamità e che ultimamente ha visto ridursi il suo organico permanente a poche centinaia di unità, mentre la componente femminile mette in campo il Corpo delle Infermiere volontarie. Presente anche una rappresentanza del Sovrano Militare Ordine di Malta.

A seguire la Polizia di Stato che con una organizzazione territoriale concentrata nei principali centri urbani provvede all’ordine e alla sicurezza pubblica, e defila con le varie specialità, con un bella ed elegante rappresentanza di funzionari con la fascia tricolore e con una compagnia di allievi vice ispettori.

Con il basco celeste sfila la Polizia Penitenziaria che vigila sugli istituti carcerari e sui palazzi della giustizia , mentre con il tradizionale elmetto ci sono i Vigili del Fuoco, dislocati nei principali centri nazionali con oltre 30.000 unità e con gli oltre 1200 tecnici, provvedono alle emergenze e alle attività di prevenzione dei rischi, con il supporto delle unità specialistiche.

In tuta rossa i Volontari della Croce Rossa Italiana che svolgono ogni giorno, in Italia e all’estero, attività all’insegna del soccorso e dell’inclusione per promuovere la salute e tutelare la dignità umana, mentre con le magliette bianche i volontari del Servizio Civile Universale che hanno scelto di dedicare un periodo di tempo al servizio non armato della Patria, per servizi sociali e per esigenze collettive .

Il corpo della Polizia Roma Capitale mette in mostra una significativa componente a sottolineare come sia importante e determinante la presenza di una polizia locale nella sicurezza urbana, presenza che dovrebbe essere valorizzata, riformata e sviluppata per essere incluso nel comparto sicurezza.

Per ultimi sfilano i volontari della protezione civile i cui compiti sono assai importanti in tutti i casi di emergenze e di calamità naturali per la loro presenza e la loro capillarità sul territorio nazionale.

Spettacolare il passaggio dei Bersaglieri di corsa della Fanfara della Brigata Garibaldi e di una Compagnia dell’8° Reggimento che con le loro piume colpiscono e incantano gli spettatori . Le frecce tricolori hanno coperto la manifestazione con nuvole rosse bianche e verdi disegnate con i loro mezzi aerei.
L’inclusione rimane la novità principale di questa manifestazione che racconta un’azione di governo che tiene a cuore il diritto di ogni persona per l’accesso e l’esercizio delle stesse opportunità nel proprio ambiente lavorativo.
Infatti se l’inclusione è il tema su cui ruotano i festeggiamenti del 73°anniversario della Repubblica Italiana è evidente dagli intenti politici ministeriali e di governo che c’è una sostanziale coerenza che marcia verso una effettiva attenzione alle diverse e molteplici questioni del personale militare e civile su cui si è già spostata la mastodontica pietra dell’uranio che ha afflitto pesantemente tanti militari, molti dei quali morti tra indifferenza e silenzi assassini. La strada è stata quindi già imboccata e ora dovrà essere percorsa fino in fondo, includendo protezioni e garanzie che non lascino nessuno indietro e su cui l’azione di cambiamento dovrà ancora a lungo operare.

La sfilata si è chiusa con gli onori finali al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cura della Fanfara del 4° Reggimento Carabinieri a cavallo con la prevista scorta del Reggimento Corazzieri. La parata si è aperta quindi con la Banda dei Carabinieri e si chiusa con la Fanfara dei Carabinieri. Non vi è dubbio quindi che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e sui Carabinieri.

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto