Editoriale

Omicidio Serena Mollicone: tutti assolti gli imputati

I fatti risalgono al giugno 2001, quando la ragazza scomparve e venne ritrovata morta dopo due giorni. Le motivazioni della sentenza verranno rese note tra 90 giorni. A distanza di più di vent’anni, il delitto rimane senza colpevoli.

La sentenza

La Corte d’Assise del Tribunale di Cassino ha assolto tutti gli imputati nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto nel giugno 2001. Si trattava di Marco Mottola e dei suoi genitori Annamaria e Franco Mottola, accusati di concorso in omicidio volontario, e di altri due militari. Alla lettura della sentenza, le cui motivazioni verranno rese note tra 90 giorni, gli imputati hanno abbracciato i loro legali mentre i familiari e gli amici della ragazza hanno urlato ‘Vergogna’. A causa della tensione, sono dovuti intervenire i carabinieri.

Lo zio della ragazza, Antonio Mollicone, ha detto che non si fermeranno “di fronte a questa meschinità“. La procura ha invece fatto sapere che non poteva fare di più. “È stato offerto tutto il materiale probatorio che in questi anni tra tante difficoltà è stato raccolto. Sarà interessante leggere le motivazioni sulle quali si farà un analitico e scrupoloso esame per proporre le ragioni dell’accusa innanzi al giudice superiore”, ha fatto sapereil Procuratore della Repubblica di Cassino Luciano d’Emmanuele.

20 anni di processi e ricostruzioni

Da più di venti anni si sta cercando di far luce sull’omicidio di Serena Mollicone, una ragazza di 18 anni che scomparve il primo giugno 2001 e venne ritrovata morta dopo due giorni, con mani e piedi legati e un sacchetto di plastica in testa. Ad oggi, però, il delitto resta senza colpevole.

In un primo momento, i sospetti caddero sul carrozziere Carmine Belli, ma il 7 luglio del 2004 venne assolto dall’accusa di omicidio volontario. La sentenza fu confermata in secondo grado e poi, in via definitiva, il 6 ottobre del 2006. Quasi due anni più tardi, il brigadiere Santino Tuzi disse di aver visto la ragazza entrare nella caserma dei carabinieri il giorno della scomparsa, ma di non averla vista uscire. Quasi tre mesi dopo, il militare venne ritrovato morto nella sua auto.

I successivi sviluppi nelle indagini hanno portato al processo che si è concluso oggi, dopo aver preso il via lo scorso 19 marzo 2021: più di venti anni dopo la morte della ragazza e a quasi un anno di distanza da quella del padre Guglielmo, che non aveva mai smesso di chiedere giustizia. In tutto, ci sono state oltre 50 udienze, a seguito delle quali l’accusa aveva chiesto30 anni per l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, 24 anni per il figlio Marco e 21 per la moglie Annamaria, 15 per il maresciallo dei carabinieri Vincenzo Quatrale e 4 per l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano. I primi tre erano accusati di concorso in omicidio, Quatrale di concorso esterno, mentre Suprano doveva rispondere di favoreggiamento.

Secondo la tesi della procura, la ragazza venne uccisa in caserma. I magistrati sostengono che il giorno della scomparsa ebbe una colluttazione con Marco Mottola e venne spinta contro una porta, che le avrebbe causato un trauma alla testa importante, ma non letale. I genitori del ragazzo lo avrebbero poi aiutato a portare a termine il delitto e avrebbero occultato il cadavere.

Secondo la difesa, invece, l’omicidio non avvenne in caserma e i Mottola sono innocenti. “La procura di Cassino ha indicato una serie di supposizioni nemmeno presunzioni e attraverso di esse ha tentato di mettere in piedi un cartello accusatorio che non sta né in cielo né in terra”, avevano detto i legali della famiglia prima della lettura della sentenza. “Non c’è una prova che possa definirsi tale a carico dei Mottola”.

Fonte Adnkronos

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