Polizia

Non si presenta al lavoro né risponde al telefono: poliziotto trovato morto in casa dai colleghi

L’AQUILA – Un fulmine a ciel sereno ha colpito la comunità aquilana e la Polizia Stradale dell’Aquila, che piange la scomparsa di un agente esperto 50enne, stimato, padre di due figli. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato nella mattinata di sabato all’interno di un’abitazione a Assergi, frazione alle porte del capoluogo abruzzese.

Secondo le prime ricostruzioni investigative, si tratterebbe di un gesto volontario, avvenuto presumibilmente nella notte tra venerdì e sabato. A dare l’allarme sono stati i colleghi stessi, insospettiti dall’assenza ingiustificata dell’agente, da sempre preciso e puntuale nel servizio.


Indagini in corso: messaggi e movimenti sotto la lente

In queste ore si lavora per ricostruire gli ultimi contatti e i movimenti del poliziotto, attraverso l’analisi dei messaggi sul cellulare e altri elementi digitali che potrebbero fornire risposte ai tanti interrogativi lasciati dalla tragedia. La Procura dell’Aquila non esclude alcuna pista, sebbene il contesto appaia chiaro e definito.

L’indagine è affidata alla Polizia di Stato, ma con la massima discrezione e riservatezza. Un protocollo che riflette il rispetto verso una figura molto apprezzata all’interno del corpo, e che lascia un vuoto umano prima ancora che professionale.


Un silenzio assordante dentro la Questura

La notizia si è diffusa rapidamente, lasciando sgomenti colleghi, amici e conoscenti. Fino al giorno prima, era stato regolarmente in servizio, nulla lasciava presagire un epilogo così doloroso. Il suo mancato arrivo in ufficio e l’assenza di risposte alle numerose chiamate hanno fatto scattare l’allarme, culminato nel ritrovamento della salma.

Il clima nella Questura dell’Aquila è di profondo dolore e incredulità. Il silenzio che aleggia tra gli uffici della polizia stradale racconta meglio di ogni parola lo sconcerto per una perdita che sembra ancora irreale.


Un lutto che si rinnova: precedenti e cordoglio cittadino

Non è la prima volta che la Questura viene colpita da un evento simile. Nel 2019, un’altra tragedia aveva riguardato una giovane poliziotta, lasciando aperte ferite ancora non del tutto rimarginate. Oggi, quel dolore si rinnova, amplificato dal ricordo di chi ha sempre servito lo Stato con dedizione.

L’intera città dell’Aquila ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia dell’agente, che lascia due figli e tanti colleghi che lo stimavano profondamente. Un uomo che, nel silenzio del suo dovere quotidiano, ha contribuito a rendere più sicura la vita degli altri.


Una ferita aperta nella comunità aquilana

Il tragico epilogo lascia una scia di domande senza risposta e il bisogno, umano prima ancora che investigativo, di capire cosa possa aver condotto un uomo apparentemente sereno a compiere un gesto estremo.

Il suo nome si aggiunge purtroppo alla lista di servitori dello Stato che non ce l’hanno fatta. E la memoria di questo poliziotto cinquantenne, papà e collega, resta ora impressa nella coscienza di una comunità che, oggi più che mai, si interroga sulla solitudine che può colpire anche chi veste una divisa.


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