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Navi da guerra russe nel mediterraneo, Il ministro della Difesa Guerini: «Una minaccia»

La guerra in Ucraina si specchia anche nel Mediterraneo. Il Mare Nostrum è infatti uno dei fronti del conflitto iniziato lo scorso 24 febbraio: sotto le sue acque si muovono potenzialmente in incognito sottomarini (forse anche nucleari), mentre gli incrociatori della marina russa eseguono azioni di pattugliamento spingendosi – come avvenuto quest’estate – anche fino alle coste italiane. Operazioni dimostrative, eseguite sotto la stretta sorveglianza a distanza dei mezzi aeronavali della Nato. Ma che bastano a far intendere le mire del Cremlino, tanto che la presenza della Russia nel mediterraneo è stata definita “una minaccia” dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini durante il festival della rivista geopolitica Limes. 

La flotta di Mosca: 7 navi e sottomarini (anche nucleari)

«La guerra in Ucraina è un acceleratore di dinamiche già in atto nel Mediterraneo» ha detto i ministro Guerini. Di fatto la presenza delle navi russe non è una novità: dal 2013 dopo la guerra in Siria Putin aveva riattivato il quinto squadrone operativo nel porto siriano di Tartus  (l’unica base navale russa del mediterraneo). Poi, dall’inizio della guerra in Ucraina, quella base è stata rinforzata con l’arrivo di altri mezzi. Al 15 settembre risultano presenti nelle acque del mediterraneo almeno 7 mezzi di guerra russi: l’incrociatore missilistico di classe slava Varyag (ammiraglia della flotta del Pacifico) e la grande nave antisommergibile Admiral Tributs, un cacciatorpediniere missilistico guidato. Ci sono poi due fregate missilistiche la Ammiraglio Grigorovich e la Admiral Kasatonov. A questi si aggiungono una corvetta missilistica guidata, la Orekhovo Zuevo e ben due sottomarini dotati di missili (Novorossiysk e Krasnodar).

Non è invece confermata la presenza del sottomarino a propulsione nucleare Orel e la presenza del sottomarino Magdan (un sottomarino d’attacco convenzionale, classe Kilo migliorata).     Mediterraneo, perché è strategico per Putin  Il Mediterraneo è una regione strategica cruciale per gli interessi russi. In primo luogo, per la guerra in Ucraina: è l’unica via di accesso (tramite lo stretto dei Dardanelli) al Mar Nero e al Mar d’Azov, che bagna i territori ucraini controllati da Mosca, da Mariupol alla Crimea. Il controllo del Mar d’Azov rappresenta proprio uno degli obiettivi strategici di Mosca nel conflitto in corso.

Al di là della guerra, per la Russia è fondamentale mantenere una presenza militare nel mare mediterraneo, regione centrale per il commercio marittimo internazionale. Dal punto di vista strategico poi, nonostante le mire sull’area artica e sub-artica, la flotta russa ha difficoltà a muoversi nei mari del nord a causa delle potenze ostili nell’area Baltica e del Mare del Nord. Il Mediterraneo, specialmente la sponda sud, diventa quindi una via privilegiata per la flotta russa.

Infine la presenza nel Mare Nostrum è centrale per Putin per ragioni di difesa in funzione anti-Nato: con il controllo delle acque del Mediterraneo, i mezzi Nato sarebbero sempre più in grado di sferrare attacchi fulminei, anche nucleari, su obiettivi strategici in territorio russo e nel Mar Nero. Per Mosca diventa dunque fondamentale la possibilità di contrattaccare – con i missili – il fianco sud della Nato.   Il timore principale è che la Russia possa imporre delle “bolle” ovvero limitare la circolazione dei mezzi nel mediterraneo in alcune ampie aree pesantemente difese da sistemi antinave e antiaerei. La minaccia è rinforzata dall’adozione dei missili da crociera Kalibr montati sulle navi del quinto squadrone e che ne aumentano la potenza di fuoco con una gittata fra 1.500 e i 2.500 chilometri, rendendole potenzialmente in grado di colpire infrastrutture civili e militari sul fianco sud della Nato. Lo scopo di questi mezzi però, secondo gli analisti, resta quello di deterrente piuttosto che di mezzo di attacco.

La Russia può vincere nel Mare Nostrum?

Secondo gli analisti di IAI – Istituto Affari Internazionali, appare improbabile che Putin sfidi apertamente la Nato in un conflitto sulle acque del mediterraneo. «Nel remoto caso di un conflitto tra Mosca e la Nato, la marina russa probabilmente cercherebbe soprattutto di colpire le infrastrutture alleate nella regione e disturbare le manovre occidentali nel bacino utilizzando le proprie capacità missilistiche». Se pure si arrivasse a uno scontro insomma «per la flotta di Mosca sarebbe difficile contestare in queste acque la supremazia navale occidentale».

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