DifesaForze di Polizia

Manovra 2026, il governo vuole alzare l’età pensionabile di militari e polizia: esplode la rabbia delle divise

“Grave disattenzione verso le Forze dell’Ordine”

La bozza della Legge di Bilancio 2026 finisce nel mirino delle sigle sindacali della Polizia di Stato.
In una nota congiunta, Stefano Paoloni (SAP), Domenico Pianese (COISP), Valter Mazzetti (FSP Polizia) e Pietro Colapietro (SILP CGIL) denunciano una manovra che «dimostra una disattenzione grave nei confronti delle Forze dell’Ordine».
«Molte delle misure contenute — scrivono i segretari — sembrano pensate per colpire più che per sostenere».


Articolo 42: tre mesi in più per la pensione

Sotto accusa l’articolo 42, dedicato all’adeguamento dell’età pensionabile per il personale delle Forze armate, di polizia e dei Vigili del fuoco.
La norma stabilisce che, dal 1° gennaio 2027, scatti un incremento di tre mesi dei requisiti di accesso al pensionamento, in aggiunta a quanto già previsto dall’articolo 43.
In pratica, chi indossa una divisa dovrà restare in servizio più a lungo rispetto a oggi — e senza alcuna compensazione.
Le eventuali eccedenze, specifica il testo, non daranno diritto all’aspettativa per riduzione di quadri, cancellando ogni margine di flessibilità.

Come già anticipato in esclusiva da Infodifesa, “non ci sarà alcuna deroga per Forze Armate e Forze dell’Ordine: serviranno tre mesi in più per uscire nel 2027”.
👉 Infodifesa.it – Pensioni, nessuna deroga per Forze Armate e Forze dell’Ordine


Articolo 43: il meccanismo generale di innalzamento

L’articolo 43, richiamato espressamente dal 42, introduce una revisione generale dei requisiti pensionistici legata alla speranza di vita.
Dal 1° gennaio 2027 scatterà un primo incremento di un mese dei requisiti di pensionamento per tutti i lavoratori, che diventerà strutturale dal 2028.
Il testo disciplina inoltre incentivi al posticipo del pensionamento e la gestione dei trattamenti di fine servizio (TFS e TFR), ma — fatto rilevante — non prevede alcuna esenzione per il comparto sicurezza.
In sostanza, mentre per alcune categorie di lavoratori gravosi si confermano esclusioni o mitigazioni, militari, poliziotti e vigili del fuoco restano soggetti a pieno titolo all’aumento.


“Un paradosso per chi vive logoramento e rischio”

«Un paradosso — scrivono i sindacati — se pensiamo al logoramento psicofisico che il nostro lavoro comporta».
Oltre all’aumento dell’età pensionabile, i rappresentanti di categoria denunciano che nella bozza non vi è traccia di assunzioni straordinarie, né di misure per coprire il vuoto di oltre 10 mila agenti.
Con il limite del 75% di copertura dei pensionamenti, nel 2026 si stima la perdita di altri 1.300 poliziotti, aggravando un’emorragia di personale che rischia di paralizzare il sistema di sicurezza pubblica.


Zero fondi per specificità e contratti

Sul piano economico, la delusione è totale: «Nessun stanziamento per la specificità della professione, per il contratto dell’area dirigenziale o per la previdenza complementare dedicata», denunciano i sindacati.
Il governo, sottolineano, sembra ignorare che chi serve in divisa non può essere equiparato a un impiegato civile, per orari, rischi e stress operativo.
«Non è questo il modo di trattare e considerare chi, portando una divisa, garantisce sicurezza e benessere per tutta la comunità», si legge nella nota.


Infodifesa lo aveva anticipato

Già settimane fa Infodifesa aveva segnalato in anteprima le criticità contenute nella bozza, evidenziando che anche le Forze Armate e le Forze dell’Ordine sarebbero state colpite dall’aumento dei requisiti pensionistici, senza alcuna deroga.
Una previsione che oggi trova piena conferma nel testo ufficiale della Legge di Bilancio 2026, agli articoli 42 e 43.


Una frattura crescente tra governo e divise

Dietro i numeri asciutti delle tabelle ministeriali si nasconde una realtà esplosiva: meno uomini, più anni di servizio, nessuna tutela pensionistica. Un’equazione letale per chi opera sul campo, spesso in condizioni logoranti, tra turni massacranti, stress psicologico e rischi costanti.
E mentre lo Stato chiede “più sicurezza”, lascia sfiancare chi la sicurezza la garantisce e mentre altri settori ottengono deroghe, incentivi o fondi dedicati, le Forze dell’Ordine vengono escluse da tutto: dalla specificità professionale ai contratti, fino alla previdenza dedicata.

Dietro la freddezza burocratica dell’articolo 42 — “incremento di tre mesi dei requisiti di accesso al sistema pensionistico” — c’è la vita concreta di migliaia di operatori.
Tre mesi in più per andare in pensione, per chi ha passato anni a inseguire criminali, gestire emergenze, reggere notti insonni. Tre mesi che sembrano pochi sulla carta, ma che pesano come un macigno sulla pelle di chi ogni giorno entra in servizio senza sapere se tornerà a casa.

La domanda resta sospesa, bruciante:
come conciliare le promesse di “più sicurezza” con una manovra che punisce chi quella sicurezza la difende con il sangue, il sudore e la vita?

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