Missioni italiane

l’Italia pronta per nuove missioni nel Mediterraneo e in Africa

Il Mediterraneo, il Medio Oriente, l’area strategica del Sahel e l’Iraq: sono questi i nuovi teatri in cui il governo italiano intende avviare nel 2020 la partecipazione di personale militare delle Forze armate alle missioni e agli impegni operativi internazionali.

E’ quanto emerge dai documenti relativi alle missioni militari all’estero che “Agenzia Nova” ha avuto modo di esaminare. L’esame dei documenti dovrebbe iniziare parallelamente nelle due Camere del Parlamento a meta’ giugno. Per lo svolgimento di queste missioni, il governo prevede una “consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi pari a 1.125 unita’”, mentre quella media “e’ pari a 494 unita’”. Il fabbisogno finanziario “per la durata programmata e’ pari complessivamente a 47.417.373 euro”, distribuiti per una somma pari a 35.417.373 euro nel 2020 e 12 milioni di euro nel 2021. Le nuove missioni hanno diversi riferimenti: Irini e Euam Iraq si svolgeranno sotto il mandato dell’Unione europea, mentre la Task Force Takuba e’ frutto di un accordo fra la Francia e altri 13 paesi europei, fra cui l’Italia; infine ci sono le due operazioni della Nato nel Golfo di Guinea e per garantire la sicurezza del cosiddetto Fianco Sud dell’Alleanza atlantica.

Di fondamentale importanza per la stabilita’ del Mediterraneo e per la sicurezza dell’Italia e’ certamente la missione Eunavfor Med Irini, l’operazione dell’Ue subentrata a Sophia si pone come compito prioritario l’attuazione dell’embargo sulle armi imposto dall’Onu nei confronti della Libia con mezzi aerei, satellitari e marittimi. Il fabbisogno finanziario per la durata programmata della missione Irini, attualmente in scadenza fissata al 31 marzo 2021, sara’ di 21 milioni di euro, di cui 5 milioni per obbligazioni esigibili nel 2021.

Come gia’ reso noto in precedenza il comando operativo dell’operazione avra’ sede a Roma e l’Italia vi partecipera’, secondo i documenti, con un’unita’ navale e tre mezzi aerei, oltre a una quota massima di 517 militari. In linea con il mandato di incremento delle capacita’ di raccolta informativa in merito alle attivita’ della Guardia costiera libica e di contrasto del traffico di petrolio e di esseri umani, in sinergia con la componente navale, si legge nei documenti, e’ previsto l’impiego di velivoli a pilotaggio remoto impiegati per attivita’ di intelligence, sorveglianza e ricognizione (Isr), pattugliatori modello P-72A, oltre a varie capacita’ satellitari tramite il Centro satellitare dell’Unione europea (Eu Satcen) con sede a Madrid. Sempre in ambito Ue, l’Italia intende partecipare con del personale militare alla missione Euam Iraq.

La sede del comando dell’operazione – una missione consultiva a sostegno della riforma del settore della sicurezza civile in Iraq – sara’ dislocata a Baghdad. “Condotta nel contesto di una situazione che potrebbe deteriorarsi”, come si legge nei documenti esaminati da “Nova”, la missione prevede l’impiego di due unita’ di personale militare e un fabbisogno per l’intera durata del mandato, iniziato il primo gennaio e che scadra’ il 31 dicembre del 2020, di 265.850 mila euro.

Gli obiettivi dell’operazione sono “fornire consulenza e competenze alle autorita’ irachene a livello strategico per individuare e definire i requisiti necessari all’attuazione della riforma prevista nell’ambito del programma di sicurezza nazionale iracheno”, oltre a “valutare la possibilita’ di un potenziale ulteriore impegno dell’Ue” per rispondere alle esigenze della riforma, “fornendo informazioni e facilitando le attivita’ di pianificazione”; infine, “assistere la delegazione dell’Ue nel coordinare il sostegno alla riforma”. L’Euam si svolgera’ in coordinamento con le Nazioni unite, in particolare con il Programma dell’Onu per lo sviluppo e con gli altri attori sul terreno, fra cui la Nato, la coalizione anti Daesh e gli Stati Uniti. Non coordinata dall’Ue ma frutto della cooperazione.

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