Guardia di Finanza

Lettera falsa a palazzo Chigi per ottenere onorificenza, a giudizio due finanzieri

Cosa non si fa per avere una medaglia da appuntare sulla giacca. Secondo il pm Clara De Cecilia, due finanzieri, uno in servizio a Roma e l’altro in Sicilia, avrebbero inviato a Palazzo Chigi una lettera falsa per cercare di ottenere l’onoreficenza di commendatore.

All’Ufficio onorificenze araldiche della presidenza del Consiglio dei ministri, visto quel documento su carta intestata firmato dal capo del Dipartimento per le politiche della famiglia della stessa Presidenza, Ermenegilda Siniscalchi, si sono però insospettiti.

E’ stata avviata un’indagine e i due militari sono infine stati citati direttamente a giudizio con le accuse di contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati e falsità materiale commessa dal privato.

Il vicebrigadiere in servizio a Roma, interrogato prima dall’Ispettorato di Polizia di Palazzo Chigi e poi dai carabinieri di Terracina dove risiede, ha negato le accuse e detto che un suo collega del comando generale si era offerto di farsi portavoce presso la Presidenza del Consiglio per fargli ottenere l’onoreficenza, aggiungendo anche che il nome del collega, che inizialmente non ricordava, gli era poi tornato in mente durante una gita con la famiglia allo zoosafari di Fasano, in Puglia.

Il vicebrigadiere ha quindi aggiunto di aver consegnato al collega il suo curriculum e quello dell’altro vicebrigadiere residente in Sicilia e di non avere più da tempo accesso a Palazzo Chigi, avendo svolto servizio in quella sede soltanto dal 1996 al 2012.

Ulteriori precisazioni il finanziere le ha infine fornite alla Procura tramite il suo legale, l’avvocato Maria Antonietta Cestra, evidenziando anche che l’onoreficenza oggetto dell’indagine non porta alcun vantaggio economico ed è solo un riconoscimento del proprio valore morale, per cui non avrebbe avuto senso cercare di ottenerla con l’inganno. Spiegazioni che non hanno però convinto il sostituto procuratore De Cecilia, che ha mandato i due a giudizio e il processo è fissato per il 3 febbraio davanti al Tribunale di Roma.

Redazione articolo a cura di Clemente Pistilli per Repubblica.it

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