Carabinieri

La cattura del boss dedicata al maresciallo dei carabinieri che morì per piazzare una telecamera

Il 13 luglio del 2007, il Maresciallo Filippo Salvi, all’epoca 36enne, originario di Botta di Sedrina un piccolo paese tra Bergamo e la Valle Brembana, perse la vita mentre cercava di piazzare una telecamera nell’indagine dedicata alla cattura di Matteo Messina Denaro. Le sue gesta sono state ricordate con profondo rispetto da coloro che lo hanno conosciuto. La sua morte amara è un esempio di coraggio e dedizione per tutti coloro che cercano di combattere la criminalità organizzata a livello nazionale. Con le sue azioni, Salvi ha dimostrato che anche in tempi difficili si può combattere il male, con determinazione e senso civico. Il suo ricordo rimane vivo ed incarna l’ideale nobile e lodevole della legge e dell’ordine nella nostra comunità.

“Come ti chiami?”, gli hanno chiesto i carabinieri. “Sono Matteo Messina Denaro”

Il ricordo del maresciallo Salvi

Il Maresciallo Salvi è stato ricordato dal comandante del Reparto investigativo del Ros, Colonnello Lucio Arcidiacono: “In particolare dedico questo successo al nostro maresciallo…” Una morte che ancora brucia in un giorno di gioia in cui tutti hanno visto ripagati anni di sacrifici e sforzi immensi. Salvi era un uomo deciso a dare un contributo alla lotta contro la mafia e aveva fatto della sua passione la ragione portante della sua scelta di vita.  Nella sua missione contro Messina Denaro  è stato tragicamente sconfitto dal destino. La sua vita è stata stroncata mentre cercava di catturare il capomafia più ricercato al mondo.

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La Lotta per la Giustizia e l’arresto di Messina Denaro

Un grande applauso alle forze dell’ordine che hanno condotto le indagini, ma un apprezzamento particolare va al maresciallo Salvi che ha perso la vita durante l’operazione. La sua morte incoraggia tutti noi a continuare a lottare per la giustizia contro ogni tipo di illegalità criminale.

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