Carabinieri

IL CARABINIERE UCCISO A MARSALA «LA SUA FAMIGLIA ERA L’ARMA»

Silvio Mirarchi aveva 53 anni, sposato, due figli. Nella foto del profilo Facebook compare una piccola statua: raffigura la fiamma dei carabinieri. I colleghi: «Un uomo solido»

(di Alessandro Fulloni) Racconta tanto, tantissimo di lui quella foto che Silvio Mirarchi, il carabiniere di 53 anni ucciso nell’agguato di martedì sera a Marsala, ha pubblicato nel suo profilo Facebook. L’immagine è quella di una specie di piccola statua:e rappresenta la fiamma dell’Arma. È in cotto, rossiccia. «Sì, massiccia e solida proprio come lui». Proprio come questo maresciallo, racconta una voce in lacrime dalla stazione di contrada di Ciavola di cui Mirarchi era vicecomandante. Poche parole, al telefono. Poi la richiesta, gentile ma ferma. «Sapete, ci sono le indagini, gli accertamenti…».

Il capo di Stato, in un commosso messaggio di cordoglio indirizzato alla famiglia e al comandante dell’Arma Tullio Del Sette, parla di «brutale agguato». Sono circa le 23. I carabinieri sono appostati nelle vicinanze di quella serra dove coltivano marijuana. Un colpo centra alle spalle Mirarchi, appostato assieme a un collega. Un delitto feroce, vigliacco. Che spegne la vita di un militare per il quale l’Arma era tutto. Come racconta appunto quella foto postata su Facebook dove ognuno mette in mostra quel che in genere gli è più caro: se stesso, oppure la foto della famiglia. Mirarchi – calabrese, originario di Catanzaro – no. Ha messo innanzitutto la Fiamma.

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