Editoriale

BLOCCO BIS? I CONTI NON TORNANO: IPOTESI DANNO ERARIALE PER ARRETRATI A GENERALI E COLONNELLI

Circa un anno fa, con una circolare inaspettata della Direzione Generale del Personale Militare, Generali e Colonnelli vedevano riconosciuti gli arretrati delle indennità di posizione e perequativa. Importi non di poco conto, circa 13.214,75 euro annui lordi nelle tasche dei colonnelli e 21.658,21 in quelle dei generali di brigata, con importi moltiplicati per gli anni di blocco.

A nulla valsero i reclami di tutti gli altri ruoli, ufficiali inferiori compresi, che, ovviamente, invocavano, e continuano ad invocare, gli arretrati relativi alla propria posizione (assegni funzionali/classi e scatti). Si tratta di automatismi stipendiali non dissimili dalle indennità elargite a colonnelli e generali ma che, di fatto, non hanno avuto portata erga omnes.

Il punto debole dell’intricata vicenda che relega i militari a trattamenti notevolmente differenti, risiede in un gomitolo arruffato di norme e sentenze, di blocchi e sblocchi, ai quali  Renzi ha dato solo una spolverata senza trovare, forse volutamente il bandolo della matassa.

Ebbene l’ago del pagliaio che ancora non nessuno scorge, è stato invece evidenziato,  in tempi non sospetti da Luca Marco Comellini che in un articolo per Tiscali sottolineava “Nella sua decisione il Giudice delle leggi ha precisato che gli anni di vigenza del blocco non sono utili ai fini del raggiungimento dei requisiti temporali necessari per la maturazione di tutti i miglioramenti stipendiali. Resterebbero a bocca asciutta tutti coloro che in questi quattro lunghi anni hanno raggiunto o superato, ad esempio, i 17 anni di servizio per l’attribuzione del primo assegno funzionale. Oppure quelli che, avendo maturato 13 o 15 anni dalla nomina a ufficiale, adesso s’illudono di aver raggiunto la tanto agognata omogeneizzazione stipendiale. Alla luce di questa pronuncia, uno sblocco parziale e limitato nel tempo avrebbe effetto solo per coloro che hanno avuto una promozione a partire dal 1° gennaio 2011. Per tutti gli altri la solita fregatura. Un’elemosina che i promotori della protesta finiranno con l’accettare, rivendendosela come una vittoria, e certificando invece la propria sconfitta.”

Insomma, non proprio una vittoria. Anzi uno scarno risultato che, atteso quanto delineato, porterebbe esclusivamente lo sblocco delle promozioni lasciando inalterati gli automatismi stipendiali legati all’anzianità, visto che il blocco ha congelato gli anni di servizio.

Tra i vari sindacati di polizia,  Gianni Tonelli del SAP si accorse di questa vittoria pirrica, ma fu tacciato di “pinocchieria”.

Apparentemente la “battaglia” degli stipendi si conclude così, con tanti sconfitti, con disparità di trattamento (come troppo spesso accade) tra i vari ranghi, e pochi, pochissimi vincitori.

Poi quando ormai si perdono le speranze, a lumeggiare sulla vicenda, intervengono gli  ispettori del Ministero della Difesa che, in  data 14 aprile 2016, hanno segnalato alcuni rilievi in tema di trattamento economico formulati nel corso di ispezioni amministrativo-contabili.

Tale segnalazione parte della constatazione che gli “Enti erogatori del trattamento economico, in applicazione della legge 23.12.2014 n. 190, hanno attribuito, con decorrenza 1° gennaio 2015, al personale militare promosso/omogeneizzato durante il periodo del blocco stipendiale (2011-2014), il trattamento economico superiore correlato all’anzianità di servizio senza demerito, sulla base di tutta l’anzianità maturata alla data del compimento dei requisiti richiesti e quindi anche oltre la data del 31.12.2010, riconoscendo anche le classi e gli scatti maturati nel periodo oggetto del predetto blocco stipendiale.”

Nei punti successivi gli ispettori sottolineano “per le categorie di personale destinatarie di un meccanismo di progressione automatica degli stipendi, gli anni 2011, 2012 e 2013 (successivamente estesi anche agli anni 2014 e 2015) non sono utili ai fini della maturazione delle classi e degli scatti stipendiali previsti dai rispettivi ordinamenti. Di conseguenza si rende necessario chiarire se al personale competa o meno il trattamento economico comprensivo anche delle classi/scatti maturati durante il periodo del blocco. Corre l’obbligo evidenziare, altresì, che allo stato sussiste una palese disparità di trattamento nei confronti di quel personale che, essendo stato promosso antecedentemente o avendo una maggiore anzianità di servizio alla data del 31.12.2010, risulta destinatario di uno stipendio di minore importo.

Ma dopo aver evidenziato una palese disparità di trattamento (finalmente lo stesso Ministero si accorge dello squilibrio) arriva l’inaspettata conclusione: “Nel restare in attesa di precisazioni da che codesta Direzione Generale vorrà emanare con cortese urgenza, anche in considerazione del fatto che stanti i dubbi interpretativi ed applicativi potrebbero concretizzarsi casi di “danno erariale” si rende noto, per opportuna conoscenza e per una completa disamina della questione, che il MEF, in occasione di una verifica presso un Organismo dell’Esercito, ha anche rilevato, con segnalazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti: “la necessità di recuperare le somme corrisposte per arretrati a titolo di indennità di Posizione – pari ad euro 567.223,78 – a titolo di indennità Perequativa – pari ad euro 435.592,94 – al personale promosso nel periodo di vigenza dell’art. 9 del D.L. 78/2010”.

Pare quindi che, sebbene in ritardo, si ponga fine alla disparità di trattamento almeno nella parte in cui ha concesso gli arretrati esclusivamente ad una parte dei destinatari del blocco. Ma per quanto concerne quello che è stato battezzato come “blocco bis”, che congela gli anni di blocco e non li ritiene utili alla maturazione degli automatismi stipendiali, si dovrà attendere un ulteriore ispezione ministeriale? Le tre carte che spostano il problema da una tasca all’altra e rinviano la soluzione a data da destinarsi hanno procurato più danni che vantaggi.

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