Sindacati Militari

Guardia di Finanza, rimborsi pasti e viaggi: Comando Generale sotto accusa per interpretazioni arbitrarie

Un diritto contrattuale chiaro, messo in discussione da interpretazioni discutibili

Nel complesso universo delle norme contrattuali per le forze di polizia, vi è un articolo che più di altri brilla per chiarezza e limpidezza: l’art. 36, comma 8 del DPR 51/2009, che disciplina il rimborso dei pasti non fruiti durante le missioni. Il testo normativo non lascia spazio a dubbi: il personale ha diritto al rimborso al 100% del valore previsto anche in assenza del consumo del pasto, purché motivato da ragioni di servizio o mancanza di strutture idonee. Eppure, la Direzione di Amministrazione del Comando Generale della Guardia di Finanza pare voler piegare questa norma a logiche di controllo eccessivo, arrivando a introdurre validazioni integrative che non trovano alcun riscontro giuridico.

👉 Leggi l’art. 36 comma 8 del DPR 51/2009

Il paradosso dell’attestazione: responsabilità che non spettano agli ordinatori

Nel mese di aprile, il Centro di Controllo del Comando Generale della Guardia di Finanza ha invitato i Reparti Tecnico Logistici Amministrativi a richiedere agli ordinatori del servizio una validazione delle dichiarazioni di mancata fruizione dei pasti da parte del personale in missione. Una prassi che non è prevista dalla normativa vigente. In altre parole, una disposizione amministrativa va a modificare – di fatto – una norma di rango contrattuale, attribuendo nuovi obblighi e responsabilità a figure (come gli ordinatori) che non hanno strumenti per verificarne la veridicità.

Un ritorno alla burocrazia ottocentesca?

Sorge spontaneo il timore che, se non fermato, questo approccio rischi di riportare il sistema alla “vecchia scuola” del timbro e della ceralacca, rendendo l’intera procedura più lenta, farraginosa e distante dalle esigenze operative del personale. Il SILF (Sindacato Italiano Lavoratori Finanzieri), attraverso la sua Segreteria Generale Nazionale, ha formalmente segnalato la questione al Comando Generale della Guardia di Finanza, chiedendo il ritiro delle nuove direttive e il ripristino delle procedure coerenti con quanto previsto dal contratto.

Rimborsi viaggio in missione: il SILF contesta l’interpretazione della Ragioneria

La questione dei rimborsi per i viaggi in missione rappresenta un ulteriore nodo critico nella gestione dei diritti del personale. Il SILF ha recentemente contestato un orientamento espresso dall’Ufficio Trattamento Economico in merito al rimborso del controvalore del biglietto ferroviario, previsto dall’art. 36, comma 1 del DPR 51/2009.

Secondo quanto riportato, la Ragioneria Generale dello Stato avrebbe affermato che «la spesa costituisce un rimborso e non un corrispettivo», introducendo una distinzione che il sindacato definisce impropria: «né il significato del termine rimborso né quello del termine corrispettivo possono trovare favorevole collocazione nel caso in esame». Il SILF ribadisce che «al militare compete l’erogazione del controvalore, ovvero il valore corrispondente, del prezzo del biglietto ferroviario», come previsto dalle norme contrattuali vigenti.

L’Organizzazione Sindacale sottolinea infine che eventuali modifiche dovranno essere oggetto di confronto esclusivamente nell’ambito del prossimo rinnovo contrattuale. Da qui, la richiesta formale al Comando Generale di «ritirare immediatamente il provvedimento», a tutela della chiarezza normativa e del rispetto degli impegni contrattuali già assunti.

IP1/Web: tra semplificazione promessa e complessità generata

Non si tratta solo della questione dei pasti. L’applicativo “IP1/Web”, nato con l’intento di rendere uniforme la rilevazione delle presenze e delle indennità, sta generando errori sistematici nel calcolo delle maggiorazioni orarie e non consente correzioni retroattive. Il risultato? Militari che si trovano a dover sottoscrivere prospetti con dati sbagliati, con ricadute potenzialmente gravi sotto il profilo amministrativo, disciplinare e penale.

Una richiesta chiara: rispetto per i diritti e trasparenza nelle procedure

Il sindacato sottolinea come ogni modifica sostanziale alle norme debba passare per il tavolo contrattuale, coinvolgendo le sigle sindacali rappresentative. Interventi unilaterali, come quelli segnalati, rischiano di compromettere diritti acquisiti e consolidati negli anni, creando un clima di incertezza normativa che non giova né alla disciplina né all’efficienza.

In definitiva, non si può tollerare che l’interpretazione di norme cristalline diventi l’ennesimo ostacolo burocratico per chi, ogni giorno, svolge il proprio servizio con dedizione. Il diritto al rimborso per mancata fruizione del pasto non è una concessione, ma un diritto contrattuale garantito, che merita di essere rispettato senza “bollini” aggiuntivi.

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