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FINISCE L’ERA DELLE PATTUGLIE MISTE TRA MILITARI E FORZE DI POLIZIA

(di Angiola Petronio) – Tre giorni fa. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto,
commentando i dati sulla criminalità disse perentoriamente che «il governo deve
schierare l’esercito». Una settimana fa. Il prefetto di Verona (una delle tre
città venete, con Venezia e Padova, che «gode» della missione «strade sicure»,
vale a dire i pattugliamenti misti forze dell’Ordine ed esercito) annunciò che
le «pattuglie miste» non solo avrebbero continuato a presidiare il territorio,
ma dal centro della città si sarebbero «allargate» alla periferia.

Peccato che,
a pochi giorni di distanza, nessuno dei due si sia dimostrato un buon
vaticinante. Tanto che quell’operazione «strade sicure», non solo non si
estenderà ai quartieri «disagiati» e non solo non si allargherà a tutto il
Veneto come invocato da Zaia, ma cesserà. O, meglio, verrà «rimodulata».
Termine assolutamente diplomatico per dire che quelle famose camionette che
tanto facevano «sicurezza» alla vista – ma che, in base ai dati, poco
producevano in termini reali – non gireranno più.
La notizia è stata catapultata su
Verona con un «preavviso d’ordine» dell’esercito. In pratica una
comunicazione con cui si avvisava la questura che dal primo gennaio non sarà
garantito il personale militare per le «pattuglie miste». Mentre, nelle stesse
ore, in prefettura arrivava una circolare in cui si confermava che dal primo gennaio quei militari si
occuperanno solo degli «obiettivi sensibili »
. Finisce – è scritto nel documento che è arrivato a tutte le prefetture
interessate – «l’azione di perlustrazione e pattuglia, rimangono i presidi
fissi».
In sostanza i soldati torneranno a quella che era la
primogenitura di «strade sicure», vale a dire al controllo degli obiettivi
sensibili. Nulla di più. Basta camionette per le strade, dopo che i
finanziamenti alla missione sono stati tagliati nel maxi emendamento approvato
nei giorni scorsi. Un taglio che ha reciso di 50 milioni il finanziamento e che
lo ha voluto concentrare su quelle che sono state certificate come vere
«emergenze territoriali». Di quei soldi rimangono, in sostanza 10 milioni. E la
cosa implica una riduzione anche del personale dell’esercito impiegato, che
passerà da 4.300 soldati a 3mila. Il tutto, era previsto, sarebbe andato a far
morire «strade sicure» e a portare il personale rimasto nelle «aree critiche».
È stato il ministero dell’Interno che, inserendo il finanziamento nel
«milleproroghe », è riuscito a miscelare le cose. Vale a dire non far sparire
le camionette dalle città, almeno per i prossimi tre mesi, ma «rimodularle»
sugli obiettivi sensibili.
Ma che quelle pattuglie miste siano
destinate a squagliarsi lo conferma il deputato del Pd Vincenzo
D’Arienzo che della «revisione » è stato relatore in commissione Difesa alla
Camera. «Simo sempre stati convinti che l’ordine pubblico debba essere
garantito dalle forze di polizia – spiega – Le forze armate possono presidiare
gli obiettivi sensibili, in modo da sgravare il personale di polizia che in
questo modo può controllare il territorio». Al momento, in realtà, è tutto
alquanto fumoso. Assodato che i tagli ci saranno, sarà da vedere come verrà
gestito il servizio. Di certo il «presidio veronese» che contava su 64 soldati
impiegati in città e altri 30 al Catullo verrà tagliato. Rimarrà la pattuglia
di controllo all’aeroporto e, probabilmente, ad altri obiettivi sensibili: 20
uomini in tutto. Mentre gli altri militari potrebbero essere spostati in zone
«a rischio ». Lo stesso accadrà nelle altre città. Nella circolare arrivata
alle prefetture è anche detto che ci sarà un altro provvedimento che prevederà
«l’espletamento della vigilanza ai presidi fissi anche in forma dinamica».

In
sostanze le pattuglie potranno girare tra i vari obiettivi sensibili. Ma
«strade sicure» finisce qui.
E tramonta così quella che era
stata spacciata, sette anni fa, come una panacea contro la criminalità. Di
criminalità comunque si continuerà a parlare, e molto. La percezione della
sicurezza non è migliorata non foss’altro perché le cronache quotidiane ci
forniscono lunghi elenchi di furti, rapine, truffe, estorsioni e violenze.
Eppure i dati ufficiali dicono il contrario. In questa settimana quattro tra
prefetture e questure hanno diffuso dati che parlano di reati complessivamente
in calo. Talvolta anche significativo. Ci sono eccezioni settoriali – lo
spaccio a Padova e Vicenza, i furti a Venezia (vedi servizi nella cronaca
locale) – ma le forze dell’ordine parlano di una riduzione complessiva nel
2014. Altro dato significativo: secondo il prefetto di Venezia, che ieri ha
tenuto una conferenza stampa, nessuno dei 1800 profughi che oggi vengono
ospitati in Veneto dalle strutture di accoglienza ha commesso reati.

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