Comandanti ossessionati dalla bandoliera: l’altra faccia del servizio ai seggi
L’Arma prova a cambiare volto: bandoliera in soffitta, ma la mentalità resiste
Come vi abbiamo riportato in anteprima due mesi fa, l’Arma dei Carabinieri sta cercando di liberarsi di certi orpelli estetici che poco hanno a che fare con l’efficienza operativa. Con la direttiva firmata dal Comandante Generale Salvatore Luongo, la storica bandoliera – simbolo controverso e ormai anacronistico – viene ufficialmente esclusa dai servizi operativi. Un gesto concreto che mira a modernizzare l’immagine e la funzionalità dell’Istituzione.
Come evidenziato anche da InfoDifesa, si tratta di un passo di rottura con il passato, un segnale chiaro verso una razionalizzazione dell’equipaggiamento e del modo di concepire il servizio. Ma cambiare la mentalità è molto più difficile che cambiare un’uniforme. E finché alcuni continueranno a dare battaglia per salvare la bandoliera, ignorando i veri problemi sul campo, la modernizzazione rischia di restare solo un’intenzione scritta in circolare.
Il paradosso ai seggi elettorali: ufficiali in “caccia al carabiniere senza bandoliera”
Ed è proprio in occasione dei servizi di vigilanza ai seggi elettorali che riemerge il nodo irrisolto della bandoliera. Nonostante le nuove linee guida, alcune realtà territoriali sembrano non voler cedere il passo all’innovazione.
Il Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC), attraverso le parole del Segretario Generale Massimiliano Zetti, lancia un’accusa tagliente:
«Si spera che gli Ufficiali Comandanti di Compagnia e loro delegati, durante i loro servizi di ispezione ai seggi elettorali, anziché scatenarsi in una ridicola “caccia al Carabiniere senza bandoliera”, si concentrino affinché i militari abbiano posti letto, servizi igienici decorosi e vitto adeguato. Tutto ciò per non inficiare gli sforzi del Comandante Luongo, che sta tentando di aprire le menti e dichiarare guerra all’ottusità di certi personaggi».
Parole dure, che mettono in discussione la priorità di alcuni comandanti, più attenti alla forma che alla sostanza, in contesti delicati come quello del presidio elettorale.
Interpretazioni a macchia di leopardo: il caos delle circolari
Sul tema interviene anche UNARMA, attraverso il segretario generale Antonio Nicolosi, che denuncia una situazione disarmante e surreale:
«Come al solito, le circolari vengono interpretate a macchia di leopardo. Alcuni comandi non impongono l’uso della bandoliera, altri sì. Ci chiediamo: le circolari sono ordini o note interpretative? Forse un giorno lo capiremo… anche noi piccoli mortali».
Il problema dell’interpretazione difforme delle direttive interne non è nuovo. Ma diventa particolarmente evidente – e ridicolo – quando ci si trova a discutere ancora oggi sull’uso o meno di un accessorio ormai superato dalla prassi e dalla logica operativa.
Modernizzare davvero: più dignità, meno formalismi
Il cuore della questione non è solo estetico. È una battaglia tra modernità e tradizione, tra dignità e apparenza. I sindacati non chiedono meno disciplina, chiedono più attenzione ai reali bisogni dei militari: servizi igienici adeguati, luoghi di riposo decenti, pasti dignitosi.
La sfida lanciata dal generale Luongo è chiara: trasformare l’Arma in un’istituzione efficiente, moderna, funzionale, senza rinnegare la sua storia, ma adattandola al presente. Eppure, a ogni passo avanti, c’è sempre qualcuno che si aggrappa a un vecchio cordone, come la bandoliera, nel nome di un formalismo sterile.
Un consiglio al Comandante Generale: un’office call… domenicale
A questo punto, ci rivolgiamo direttamente al Comandante Generale Luongo: perché non organizzare una bella office call domenicale con i Comandanti di Legione? D’altronde, si sa che i Comandanti (soprattutto i Generali) non riposano mai. Sarebbe interessante chieder loro, con tono sereno ma deciso, se sanno come dormono i Carabinieri durante il servizio ai seggi, cosa mangiano, in che condizioni prestano servizio, prima di accanirsi sul fatto che abbiano o meno la bandoliera in spalla. Magari scopriremmo che la vera urgenza non è l’aspetto estetico, ma la dignità delle condizioni operative. Sarebbe un bel test di leadership concreta: meno forma, più sostanza.
E se durante quella office call dovesse trovare qualche comandante impreparato sulla materia, o venisse a conoscenza di seggi elettorali con condizioni igienico-logistiche indegne dove nessuno ha mosso un dito per migliorare la situazione, usi senza esitazione lo strumento della punizione. E, soprattutto, ne dia ampia pubblicità: così, forse, la prossima volta saranno più attenti al benessere dei loro uomini che alla posizione della bandoliera sulla spalla.

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