Polizia

Bakayoko: “Polizia ha messo in pericolo la mia vita”. La rabbia degli agenti: “Abbiamo solo fatto il nostro lavoro”

 “Il problema non è l’errore ma la metodologia utilizzata. Mi sono ritrovato l’arma ad un metro da me e del passeggero. Ci hanno chiaramente messo in pericolo a prescindere dalle ragioni che hanno portato a fare questo“: lo dice il calciatore del Milan Tiemoue Bakayoko commentando nella notte sui social il fermo da parte della polizia di Milano ad armi in pugno, ripreso con un video pubblicato: “Le conseguenze – spiega – sarebbero potute essere più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi avuto la possibilità di fare il lavoro che faccio ed essere riconosciuto in tempo”.

“Sbagliare è umano, questo non è un problema. Il punto sono i modi e i metodi utilizzati, penso si sia andati oltre il dovuto. Perché non mi hanno chiesto i documenti, semplicemente comunicando? Mi sono ritrovato con la pistola a un metro da me, sul finestrino dal lato del passeggero. Hanno chiaramente messo le nostre vite in pericolo”.

In una serie di story su Instagram il giocatore del Milan Tiemoué Bakayoko è tornato a parlare del suo fermo a Milano da parte della polizia, fornendo nuovi dettagli sulla vicenda emersa in un video diventato virale sul web. “Nel video postato sui social non si vede tutto, quella è la parte più tranquilla di tutto ciò che sarebbe potuto accadere – ha spiegato il centrocampista francese – Qualunque sia la ragione che li ha spinti a farlo, è un errore sapere di non avere certezze per i sospetti arrestati. Le conseguenze avrebbero potuto essere molto più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi avuto la possibilità di fare il lavoro che faccio ed essere riconosciuto in tempo. Quali sarebbero stare le conseguenze? Mi avrebbero portato in centrale? Questo porta a farmi molte domande. Non è accettabile mettere così tanto in pericolo la vita delle persone”.

La replica dei sindacati di polizia

Tutti i sindacati di polizia sono intervenuti sottolineando che l’operazione si è svolta come da manuale e Paolo Magrone, segretario del Siulp Milano, ha ricordato un evento che in troppi, oggi, hanno dimenticato: “Ci ricordiamo ancora di quando, tempo fa, nei pressi della stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni, una pattuglia si scontrò con un pericoloso terrorista, poi rimasto ucciso. Allora vennero chiamati eroi, oggi sono diventati dei razzisti, per di più sprovveduti”.

Comprensibile la rabbia delle forze dell’ordine, ancora una volta nel mirino delle istituzioni e dei troppi che, davanti allo svolgimento in piena sicurezza di un’operazione di polizia per la sicurezza del territorio, ne contestano l’operato. Anche il sindaco Beppe Sala ha preso le distanze dichiarando: “Ho visto il video ma non ho parlato con il Questore quindi non saprei commentarlo e non vorrei dire cose improprie. Sentirò il questore”. Dichiarazioni effettuate dopo la nota ufficiale della questura di Milano, che hanno scatenato la reazione dell’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia, Riccardo De Corato: “Il sindaco, come al solito, fa il ‘pesce in barile’ e anziché schierarsi dalla parte dei poliziotti, che hanno semplicemente fatto il loro dovere, dice di non voler commentare e voler parlare con il Questore di Milano. Per chiedergli che cosa?”. Una domanda legittima a fronte delle spiegazioni, non dovute ma fornite, da parte della questura.

“Ma secondo voi, al poliziotto interessa il colore della persona? Interessa se il soggetto fermato è un calciatore o un agricoltore? Interessa chissà cos’altro vi passa per la mente? No, al poliziotto interessa che nessuno si faccia male, possibilmente anche se stesso, possibilmente assicurare alla giustizia il reo, qualsiasi sia il suo colore e il suo mestiere”, si sfoga sui social Pasquale Griesi, segretario regionale Fsp Lombardia. Sentimento diffuso tra molti suoi colleghi, costantemente nell’occhio della polemica per aver solo svolto il loro lavoro.

error: ll Contenuto è protetto